il manifesto - 15 Giugno 2003
Un decreto anti «clandestini»
Vertice d'urgenza al Viminale dopo i ripetuti sbarchi di immigrati. Ma alla Lega non basta
CINZIA GUBBINI
ROMA
Sarà una nuova direzione interna al Viminale a coordinare le forze incaricate di contrastare lo sbarco dei migranti via mare in Italia. E' questo uno degli elementi contenuti nel decreto attuativo messo a punto in un vertice che si è svolto ieri al ministero degli interni. Il testo dovrebbe essere approvato dal prossimo Consiglio dei ministri. Il decreto era stato annunciato nei giorni scorsi, ma dopo gli schiamazzi del ministro Umberto Bossi persino gli ultimi ritocchi tecnici hanno goduto di ampia risonanza. Ma la Lega non cede, per cui mentre il Viminale assicura che il decreto rappresenta un passo avanti, il vicepresidente del senato Roberto Calderoli evoca le scene del Titanic: «l'orchestra continua a suonare mentre la nave affonda. Pisanu e soci discutono le strategie, e intanto orde di clandestini continuano a sbarcare sulle nostre coste». Calderoli ha accusato «qualcuno» di voler boicottare la Bossi-Fini, rimandando il varo del regolamento.

Pessimista, Calderoli, perché lo spirito del decreto, come confermano dal Viminale, è quello di «impedire lo sbarco dei clandestini». Semmai, dopo mesi di riunioni - soprattutto con gli uffici legislativi - per cercare di mettere a punto il testo, si può dire che la montagna ha partorito il topolino. Il decreto in questione - infatti - è quello che doveva stabilire le nuove modalità di ingaggio affidate alla marina militare; un punto su cui, durante la discussione della Bossi-Fini, il governo aveva fatto gran propaganda sollevando molte preoccupazioni. A quanto pare, nonostante il testo non sia ancora pubblico, poco si è potuto fare contro la legge. Dalla marina fanno sapere, senza sbilanciarsi, che le norme in acque internazionali rimangono quelle sancite dal diritto internazionale e che anche rispetto al monitoraggio nelle acque nazionali il ruolo della marina non cambierà rispetto all'attuale. Il decreto, più che altro, tenta di stabilire un coordinamento tra le varie forze impiegate in mare: la marina monitorerà le acque internazionali, la guardia di finanza quelle nazionali con compiti ispettivi e investigativi, mentre le capitanerie di porto avranno compiti di salvataggio e assistenza in acque territoriali. Il tutto sarà coordinato dalla direzione centrale dell'immigrazione, che al momento è «divisa» tra la direzione della polizia di frontiera - guidata dal prefetto Alessandro Pansa - e quella per le libertà civili e l'immigrazione, guidata dal prefetto Anna Maria D'Ascenzo. Si apre la porta, quindi, per un nuovo «superprefetto» dedicato al contrasto dell'immigrazione. Si parla dello stesso Pansa (che durante la discussione della Bossi-Fini aveva ammonito sulla pericolosità di impiegare la marina per fermare le carrette del mare), Riccardo Compagnucci, viceprefetto e molto quotato, oppure Pasquale Piscitelli, uomo del Viminale.

La cornice del vertice tecnico è stata il solito balletto delle cifre: secondo il ministro Pisanu gli sbarchi tra gennaio e giugno del 2003 sono addirittura diminuiti del 43% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Intanto, però, i centri di accoglienza sono strapieni, tanto che quello di Bari Palese lavora a pieno ritmo. Il centro in questione non è altro che un ammasso di roulotte piazzate su una pista di atterraggio di un aeroporto militare e si stenta a credere che il governo, accanto al discorso del contrasto, non sprechi neanche una parola sulle politiche di accoglienza. Livia Turco, reduce da un convegno organizzato dalla Quercia proprio sull'immigrazione, denuncia: «Aumentano gli sbarchi e gli scafisti rimangono impuniti. Aumentano le espulsioni contro i poveri cristi». I Ds hanno annunciato la preparazione di un libro bianco sulla Bossi-Fini.