il manifesto - 06 Marzo 2003
MIGRANTI/2
In Europa più difficile il ricongiungimento
Il Coordinamento europeo per il diritto degli stranieri a vivere in famiglia censura l'accordo preso dai 15 ministri di «Giustizia e affari interni» del Consiglio europeo in merito alla direttiva sul ricongiungimento famigliare per le persone provenienti da paesi terzi. Riunitosi in assemblea a Parigi dal 28 febbraio al 1 marzo, il Coordinamento è venuto a conoscenza dell'accordo politico tra i 15 paesi membri dell'Ue e si «stupisce e preoccupa del fatto che questo venga presentato come qualcosa di acquisito quando il Parlamento europeo, che è la sola istanza eletta democraticamente a suffragio universale, non si è ancora pronunciato; lo deve fare nei prossimi giorni». Secondo il Coordinamento europeo, quello dei ministri di giustizia, si configura come un vero e proprio «snobbare» il parlamento, nonché il parere delle principali organizzazioni che si occupano dei diritti dei migranti. La nuova direttiva è la terza «revisione» di una proposta presentata dalla Commissione, che tutto sommato garantiva adeguatamente il diritto al ricongiungimento famigliare dei migranti. Ma per assicurare un accordo politico tra i 15 prima dell'allargamento dell'Europa a 25 paesi, si è deciso di regeredire dalle istanze iniziali. Come spiega Germano Garatto, presidente del Coordinamento europeo, la direttiva siffatta limita la possibilità di riconginugere i figli minori ai 15 anni ( a meno che non conoscano bene la lingua del paese ospite e siano così «integrabili»); limita la possibilità di ricongiungersi con i genitori e oltretutto non permette il ricongiungimento tra coniugi di cui, almeno uno, abbia meno di 21 anni. La firma della direttiva per l'arominizzazione delle normative in materia di immigrazione dovrebbe avvenire al summit di Atene. «Di fatto la direttiva - osserva il Coordinamento - volta le spalle ai principi fondamentali iscritti nella Convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell'uomo e dela Convenzione internazionale relativa ai diritti del bambino».