il manifesto - 01 Marzo 2003
Nel 2002 accolti 50 mila profughi. Saranno gli ultimi
Il governo Blair conferma la linea dura contro i rifugiati: in futuro saranno respinti nelle «zone sicure» dell'Onu
ORSOLA CASAGRANDE
LONDRA
Sono state centodiecimila e settecento le domande di asilo politico nel 2002. Un numero record per la Gran Bretagna: il 20% in più che nel 2001. Oltre novemila richieste al mese, per la maggior parte di profughi iracheni, dello Zimbabwe, afghani, somali e cinesi. Nel commentare i dati il ministro degli interni David Blunkett dice di essere «molto insoddisfatto» per la situazione, ma «non sorpreso» soprattutto se si tiene in mente l'instabilità di «paesi come l'Iraq e lo Zimbabwe». Delle richieste, la metà sono state accolte. Rispetto all'Europa, gli unici due paesi che hanno registrato un aumento di richieste di asilo sono la Gran Bretagna e l'Italia. «Il 2002 - ha detto Blunkett - è stato un anno difficile» segnato dalle «migliaia di immigrati illegali che sono riusciti ad attraversare il tunnel della Manica». La linea dura scelta dal governo però, insiste il ministro, «sta cominciando a dare i suoi frutti» ed entro settembre «sono sicuro che riusciremo a ridurre della metà le domande di asilo politico». Non c'è dubbio che la nuova legge sull'immigrazione prevede una serie di misure estremamente repressive e restrittive. Tanto dure da aver convinto l'Alta corte a pronunciarsi per esempio contro la norma che prevede il taglio di qualsiasi sussidio per chi non faccia richiesta di asilo non appena entrato in Gran Bretagna. Il ministro Blunkett ha detto che ricorrerà in appello, ma è evidente che la legge fa acqua (nel senso che viola diritti umani fondamentali) un po' da tutte le parti. Da aprile per esempio verrà rimosso il tipo di permesso di soggiorno (permanente) denominato `permesso di soggiorno eccezionale'. Sarà rimpiazzato da una serie di regole «molto più rigide», ha detto Blunkett, che riguarderanno la «protezione umanitaria».

Non è un caso che il governo Blair stia anche pensando a come «deportare» migliaia di profughi spacciando i rimpatri come «ritorni» verso quelle che sono state definite zone sicure, aree regionali protette dall'Onu, in paesi come la Turchia, l'Iran, la Somalia, il Marocco. La proposta del governo Blair è ancora in fieri ma sembra stia trovando consensi da più parti, anche presso l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i profughi. Irrigidire ulteriormente la politica sull'asilo però, dicono i gruppi che lavorano con i profughi, rischia di essere controproducente. Da una parte, sostengono alla Lega contro i rimpatri, si proclama guerra a regimi autoritari come quello iracheno e dall'altra ci si vorrebbe lavare le mani dei profughi che i conflitti inevitabilmente producono.

Il ministero si difende dicendo che non sta ordinando il rimpatrio dei profughi iracheni a cui è stato rifiutato asilo politico. Quello che non dice è che a quei profughi viene ordinato di lasciare il paese immediatamente. L'alternativa è vivere in clandestinità perenne. Nel 2002 hanno chiesto asilo politico poco meno di quindicimila iracheni (molti dei quali di etnia kurda). Poco meno di ottomila sono state le richieste provenienti da cittadini dello Zimbabwe, e settemila trecento sono state quelle provenienti da cittadini afghani. Blunkett ha anche annunciato che presto cominceranno anche i rimpatri dei profughi afghani a cui non è stato concesso asilo: l'Afghanistan, secondo il ministro, è ormai un paese sicuro.

La proposta del governo sulle aree protette dall'Onu prevede che le richieste di asilo politico vengano esaminate non in Gran Bretagna ma direttamente nelle aree protette dove i profughi verranno deportati. L'idea è che in futuro gli asylum seekers si fermeranno in Inghilterra per un periodo molto breve (al massimo sei mesi) prima di essere rimpatriati in queste zone protette dall'Onu.