il manifesto - 21 Febbraio 2003
La marcia dei latinos per la «reconquista» della California
Attualmente i residenti latini hanno superato gli «anglos» solo per numero di nascite. Ma presto diventeranno classe dirigente
STEFANO SENSI
LOS ANGELES
Los Angeles torna a casa. The City of Angels, in un ormai vicino futuro, potrebbe tornare a chiamarsi con l'originale e molto più latino nome di El pueblo de la Reina de los Angeles. Fantascienza? Non proprio. Gli ultimi dati demografici, resi noti pochi giorni fa, confermano quanto gli anglos angelini temevano, e aspettavano, da tempo. Per la prima volta in più di cento anni, i latinos, almeno fra i neonati, tornano ad essere maggioranza. I dati del census Americano dell'ultimo trimestre del 2001 dimostrano, infatti, che la maggioranza dei nati nella contea di Los Angeles é brown (il 50.2) mentre i bianchi sono solo al 30% ed i black scendono ad un modesto 6%. L'incremento sembra essere il frutto del costante flusso migratorio ma è dovuto anche, in parte, al continuo declino di nascite negli altri gruppi demografici. La progressione della penetrazione latina è impressionante. Già a partire dal 2006, fra i bambini iscritti alle scuole elementari, i latinos, saranno la maggioranza, mentre dal 2017 la maggior parte dei nuovi ingressi nella forza lavoro parlerà, come prima lingua, lo spagnolo. A partire dal 2019, infine, la maggioranza dei giovani adulti eleggibili a cariche politiche sarà brown.

Il peso del voto latino si fa dunque sempre più rilevante e le politiche di contenimento finora attuate dagli anglos difficilmente riusciranno ad arginare quello che si preannuncia come un impetuoso cambiamento del panorama socio-politico californiano. Difficilmente, infatti, si potrà ripetere quanto successo nelle passate elezioni del sindaco di Los Angeles, quando i latinos subirono una battuta di arresto con la mancata elezione di Antonio Villaraigosa, candidato latino e per giunta di sinistra. Villaraigosa si vide sbarrare la strada, per un soffio, dal moderato e bianco James Hahn. Artefice della vittoria a sorpresa, fu in quell'occasione una paradossale alleanza fra i settori bianchi conservatori e le minoranze black. Un voto significativo che mise finalmente in piazza quelle lacerazioni fra black e brown consumatesi silenziosamente negli ultimi decenni. Una guerra fra poveri che vede i black sempre più soli contro tutti ed, in quanto tali, disposti a mosse disperate pur di arginare la sempre più travolgente presenza latina. Di fatto, la mancata elezione di Villaraigosa fu però, come dice Mike Davis, il canto del cigno delle politiche di soft apartheid portate avanti dai bianchi angelini.

Commentando i recenti dati demografici, il Los Angeles Times, quotidiano molto sensibile alle inquietudini anglos, cercava, pochi giorni fa, di tranquillizzare i propri lettori notando come essere maggioranza nei numeri, non implichi necessariamente un maggior peso politico. E' vero, infatti, che molti latinos non sono, al momento, cittadini, ma semplicemente residents e quindi impossibilitati ad esercitare diritti di voto passivo o attivo.

Una strada lunga, dunque. Si deve però considerare che la partecipazione al voto fra i latinos è molto alta e che laddove questa comunità si mobiliti, riesce a prevalere anche in storiche roccaforti «bianche» e conservatrici. E' il caso di Loretta Sanchez eletta al congresso americano nel 1996 in Orange County, sobborgo ricco e ultraconservatore di Los Angeles, uno dei bastioni del partito repubblicano. In quella pur contestatissima elezione che ebbe anche strascichi in tribunale per accuse di frode elettorale, Sanchez riuscì a demolire l'ultrareazionario Bob «B-1» Dornan, ex pilota di caccia militari, fino allora considerato un intoccabile. Fu quello un passaggio epocale ed un punto di non ritorno. Nelle elezioni successive, un'incredula Orange County ha assistito non solo all'ampia riconferma della Sanchez ma persino all'elezione ad onorevole della sua stessa sorella.

Una «reconquista» come la definiscono gli allarmati opinionisti anglos, che procede inesorabile e la cui prossima tappa si consumerà con la possibile elezione a governatore di Cruz Bustamante, oggi vice governatore e certamente in pole position per il prossimo round elettorale. Un trend oramai generalizzato che si estende ben oltre la California. L'impetuosa crescita demografica latina ha portato infatti i brown a divenire, quest'anno, la prima minoranza nazionale. Il voto latino è oramai diventato una variabile fondamentale non più solo in California, Texas e Florida, ma anche in ex riserve bianche come l'Iowa o il Colorado, tanto per fare qualche esempio. Un giorno, «Bievenidos a los Estados Unidos» potrebbe diventare, non più, necessariamente, un cortese sottotitolo nei punti d'ingresso delle frontiere americane.