il manifesto - 11 Gennaio 2003
Dolci fantasmi del presente. I registi raccontano «Rom (Uomini)»
YERVANT GIANIKIAN
ANGELA RICCI LUCCHI

Per noi come sempre con i temi delle immagini del passato si sottintende il nuovo. Le immigrazioni, i problemi etnici, il razzismo, il colonialismo, il neocolonialismo. Vediamo ogni giorno una accelerazione della distruzione non solo della democrazia, ma dei più semplici volori umani, l'irrispetto. Rom (Uomin): il titolo di un film breve, composto di materiali d'archivio, sui contrasti sociali, sulle differenze delle «speci umane». Utilizziamo brani cinematografici privati, girati dopo la Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta dei fascismi in Europa.

Dopo guerra, Nord Italia, lago di Como, fine anni Quaranta. Domenica di primavera. Una giovane madre con cappotto elegante accompagna la figlioletta sul lago. La tiene per mano, scendono una scalinata. Altri membri della famiglia, uomini e donne seguono le due figurine. Si dirigono verso una famiglia di Zingari, appena giunta sul lago, il cavallo è stato staccato dal carro. Bambini biondi con i capelli ricci giocano sul prato, scalzi. Un neonato è avvolto in una coperta sull'erba, il volto nascosto sotto un vecchio cappello sformato, da uomo. Un giovane padre tiene teneramente in braccio un altro bambino piccolo. La madre, molto giovane, sorride imbarazzata. La camera 8mm registra l'esotismo, nel prato di casa. L'esotismo è pur sempre diversità.

Attitudini «modello» del gruppo familiare che riprende gli Zingari. Zingari che riappaiono in Italia dopo gli orrori della guerra e del genocidio subito dal loro popolo nei lager nazisti. Non conosciamo l'autore delle riprese e i personaggi che appaiono nei fotogrammi minuscoli, né sappiamo il paese di provenienza di questo gruppo di migranti. I luoghi dove si svolgono le «fragili» immagini del ritratto degli Zingari sono ora quelli dove è più forte la spinta alla secessione dal resto dell'Italia e dove massima è l'intolleranza razziale contro i nuovi immigrati. Gente non sedentaria e costantemente minacciata di espulsione. Le immagini provocano in noi una emozione nervosa, in una stagione che vede la crescente ondata xenofoba, l'affermazione del revisionismo, il ritorno del fascismo in Italia e non solo.

Zingari come archetipo di tutti i migranti. Lago di Garda, Salò 1943. A proposito della differente lettura dell'archivio in diversi momenti storici. Come sono riletti oggi gli archivi cinematografici realizzati dal fascismo? Come è riletta oggi, la scritta a mano, a penna grossa, trovata sulla scatola di un film documento nazi-fascista di una bobina in 35mm: «Epoca Repubblica Sociale: BELLA CACCIA AL PARTIGIANO»?