il manifesto - 14 Novembre 2002
«Non è una sanatoria»
L'imbarazzo del governo per le cifre della regolarizzazione. Sono arrivate a quota 697 mila le domande, al primo posto la Lombardia e il Lazio. Gianfranco Fini annuncia: «Da domani inizia la fase del rigore», mentre Bossi loda i pattugliamenti dell'Adriatico
GIOVANNA PAJETTA
«Colgo l'occasione per complimentarmi con i primi firmatari della legge, l'onorevole Fini e l'onorevole Bossi...». Silvio Berlusconi ostenta il sorriso delle grandi occasioni, ma basta guardare in faccia i suoi vicini di banco per capire che le cose non sono andate come ci si aspettava. Le richieste di regolarizzazione sono arivate infatti alla cifra record di 697 mila, di cui 340 mila per colf e badanti e ancor di più, 357 mila, per lavoratori dipendenti. E anche se il premier mette le mani avanti, annuncia che ora ci saranno i «controlli incrociati», è evidente che i numeri spiazzano non poco i promotori della legge sull'immigrazione. Così l'unica scelta è fare buon viso a cattiva sorte. Aprendo la conferenza stampa, il premier la butta, come sua abitudine, sul soldo, racconta con soddisfazione che «la realizzazione di questo progetto di emersione ha prodotto un incasso anche per l'Inps, più di 330 milioni di euro». Poi, cercando di incassare il possibile, cita il giudizio positivo sulla legge espresso proprio ieri dall'Alto commissario per le Nazioni unite sui rifugiati. Ma per Gianfranco Fini e, soprattutto, per il leader leghista, il gioco è decisamente più difficile. «Il presidente ha detto l'essenziale» esordisce cauto il vicepremier a nome di Alleanza nazionale. Ma sapendo di dover affrontare il tasto, per lui dolente, tenta il contrattacco e spiega che, nonostante i numeri, non si possono fare paragoni con il passato, e con i governi dell'Ulivo. «Noi non abbiamo fatto una sanatoria indiscriminata - dice secco Fini - Noi abbiamo scelto una strada più difficile ma più giusta, abbiamo restituito la dignità del lavoro a chi era in una condizione di clandestinità, di sfruttamento, di trattamento disumano». Più che ai giornalisti però, Fini pensa ai suoi elettori, e il finale è di tono nettamente diverso. «Da domani inizia la fase del rigore verso i clandestini» annuncia infatti il presidente di An, che rifiuterà poi con uno stentoreo «assolutamente no» l'ipotesi di una proroga per le denunce dei lavoratori immigrati traditi dai loro datori di lavoro.

Una questione già posta dalla Conferenza delle Regioni, in particolare per la regolarizzaione delle badanti, che fa infuriare Umberto Bossi. «Non c'è nessun bisogno di riaprire i termini e rendere ridicole le leggi» si inalbera il leader della Lega. Ma è l'unico momento in cui il suo fastidio diventa palese. Perché anche Bossi in realtà si adegua al clima. Non che si feliciti per quella «tradizione italiana di paese ospitale» lodata da Silvio Berlusconi. Il senatur preferisce insistere sul fatto che «adesso chi emigra lofa solo se il paese può offrirgli un posto di lavoro», loda il pattugliamento dei mari deciso a Lecce. Poi lascia in sospeso, con un sospiro, un «Io lo so bene quanto conta, vivendo in Padania, dove va a finire il 92 per cento dei clandestini...».

I numeri delle domande di regolarizzazione del resto confermano le sue parole. La Lombardia, con le sue 149 mila e ottocento richieste si guadagna infatti il primo posto. E se al secondo compare il Lazio (113 mila e 795), tutte le regioni del Nord, Emilia Romagna compresa, superano le 50mila domande. E' la traduzione in numeri di una realtà del resto già nota, ma che serve a confermare l'effetto «sanatoria» della nuova legge. Anzi per qualcuno, come la diessina Livia Turco, ne sancisce il fallimento.

«E' evidente che questa maxi sanatoria, la più grande nella storia della repubblica, costituisce un solenne funerale per la Bossi-Fini» è il commento dell'ex ministra degli Affari sociali. Ma la firmataria della legge dell'Ulivo sull'immigrazione, non si limita allo sfottò. «A questo punto chiediamo al governo che le domande di regolarizzazione si traducano rapidamente in permessi di soggiorno - alza il tiro Livia Turco - E chiediamo anche di provvedere un adeguato stanziamento di risorse per le politiche di integrazione». mentre Piero Fassino vorrebbe addirittura una pubblica ammenda di Umberto Bossi e Gianfranco Fini «per la loro campagna sulla cacciata degli immigrati». NA____