il manifesto - 12 Novembre 2002
Il centro chiude, i profughi arrivano ancora
A Calais e in tutto il nord della Francia è emergenza-rifugiati dopo la chiusura di Sangatte
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
La polizia, ieri nel tardo pomeriggio, ha circondato la chiesa San Pietro e Paolo di Calais, con l'intenzione di sloggiare i 120 rifugiati - in maggioranza kurdi e afghani - che avevano trovato qui un riparo dopo essere stati espulsi dalle due palestre che avevano occupato, in seguito alla chiusura a nuovi arrivi del centro della Croce rossa di Sangatte, martedì 5 novembre. La confusione regna a Calais in queste ore. Il governo francese ha deciso di chiudere definitivamente Sangatte nel prossimo aprile e ha anticipato di dieci giorni sui tempi previsti il blocco delle nuove ammissioni. Il comune di Calais e tutta la zona, che è una regione molto colpita dalla crisi economica e dalla disoccupazione, si sono trovate quindi a dover gestire in stato di emergenza la presenza di decine di rifugiati, che da giorni vagano nella regione in cerca di un rifugio. Le associazioni umanitarie, dopo aver occupato le due palestre e ottenuto dal sindaco di Calais, il comunista Jacky Henin, la riapertura temporanea della chiesa Pietro e Paolo, ieri hanno svolto il ruolo di intermediarie, tramite dei traduttori, per cercare di convincere i rifugiati ad accettare la proposta del governo: salire su un autobus ed essere ospitati, per il breve periodo che servirà ad esaminare caso per caso la situazione, in un centro di accoglienza, tutti pero' lontani da Calais e dalla costa britannica. Nel frattempo, del resto, venerdì 8 novembre, Londra ha approvato una nuova legge sull'immigrazione, molto più restrittiva di quella precedente, che il ministro degli interni David Blunkett ha definito «la più completa e radicale degli ultimi trent'anni». Ma ieri sera nemmeno una decina di persone avevano accettato di salire sull'autobus, mentre la maggioranza era ancora nella chiesa, dove non c'è neppure un sanitario, e alcuni avevano iniziato uno sciopero della fame.

Il ministro degli interni francese, Nicolas Sarkozy, ritiene che la chiusura di Sangatte, dopo qualche giorno di disordini, farà diminuire radicalmente il numero dei rifugiati che approdano a Calais. E' stato previsto un autobus giornaliero, che per un certo periodo caricherà i rifugiati che arrivano a Calais, per portarli in un centro di accoglienza temporaneo lontano dalla costa settentrionale della Francia. Ma, per il momento, le cose non sono andate così. I rifugiati hanno continuato ad arrivare, in numero maggiore del solito. Al punto che da ieri la polizia fa controlli alla stazione di Paris-Nord, all'imbarco di tutti i treni che vanno verso Boulogne-sur-Mer. Anche il Belgio ha rafforzato i controlli, sia alla frontiera con la Francia che alla stazione Bruxelles-Midi e lungo la costa. I fermi di clandestini si sono moltiplicati, una ventina al giorno la settimana scorsa, 500 nel mese di ottobre. La polizia francese ha il diritto di operare sul territorio belga e viceversa, mentre degli agenti britannici sono ormai piazzati alla stazione di Bruxelles dove partono i treni per Londra, per controllarli. Prima delle fine del mese, si terrà un Consiglio affari interni dell'Unione europea, dove dovrebbe essere dibattuta l'armonizzazione tra i Quindici - allineata sulle legislazioni più restrittive - in materia di immigrazione e diritto d'asilo.

La maggioranza dei rifugiati di Calais rifiuta di essere trasferita lontano dalla Manica, in centri provvisori, con la sola prospettiva di un'espulsione prossima, visto che le possibilità di ottenere un permesso do soggiorno sono molto deboli. Inoltre, i curdi e gli afghani che hanno fatto il lungo viaggio fino a Sangatte, vogliono raggiungere la Gran Bretagna, dove molti di loro hanno dei famigliari.