A Napoli migranti senza cure
Denunciati comportamenti discriminatori in diverse Asl partenopee
FRANCESCA PILLA
NAPOLI
Thoo ha un mal di denti lancinante, uno di quei dolori che ti spaccano la testa. In effetti è una banale carie, ma per lui, studente tailandese dell'Istituto d'arte di Napoli, che la deve curare al centro dentistico convenzionato con all'Asl Na1, diventa un'odissea. Dolorante arriva al centro, prende il biglietto per il turno, si siede e aspetta. Mentre si accarezza la guancia, i medici iniziano a chiamare i pazienti. Lui è il numero 6, ma inspiegabilmente il turno passa dal 5 direttamente al paziente numero 7. Alle richieste di Thoo di poter entrare, i medici gli dicono di aspettare senza troppe storie. Dai suoi occhioni a mandorla vede alzare e entrare tutti i malati italiani. Le sedie si svuotano, piano piano le ore passano e il ragazzo capisce che nessuno vuole curare il suo dente, accartoccia il biglietto ormai sgualcito si alza e se ne va. Thoo si curerà in uno studio privato dove i soldi non fanno discriminazioni. A Napoli episodi come questo fanno parte del quotidiano. Piccole angherie, misere sopraffazioni che però mercoledì si sono concretizzate in una denuncia di Franco Maranta - consigliere di Rifondazione e membro della commissione sanità della regione - perché stavolta all'Asl Na3 di Afragola l'hanno fatta grossa, negando addirittura il diritto all'assistenza. Agli immigrati, infatti, che sono andati all'Asl 3 di Afragola per richiedere il rilascio della carta Stp che permette - in base al testo unico modificato dalla Bossi-Fini - anche allo straniero non in regola di ricevere assistenza sanitaria , i medici hanno detto di andare a Sant'Antimo, dall'altra parte della provincia napoletana. Un rifiuto grave di prestare assistenza, soprattutto per i malati che hanno urgenza di recarsi all'ospedale.

Dopo alcune segnalazioni, il collettivo immigrati in movimento e l'associazione Cuneo rosso hanno deciso di verificare la situazione personalmente. Una decina di residenti in Italia, provenienti dalla Costa d'Avorio, dal Mali, dal Burkina Faso si sono presentati, lunedì, agli sportelli del Asl diretta da Pasquale Di Falco, appurando l'amara realtà. «Indicazioni superiori», è stato detto loro. Le indicazioni vengono, infatti direttamente da Di Falco, che chiamato in causa ha dato spiegazioni sulla vicenda. «Sin dallo scorso anno - ha detto il direttore - a seguito delle linee guida regionali per l'assistenza alla popolazione immigrata, la Asl Na 3 ha stipulato un'apposita convenzione con il centro «Dada Ghezo», costituita da immigrati e regolarmente riconosciuta dalla regione».

Morale: tutti gli immigrati senza permesso sono «dirottati» in questa sorta di «ghetto» sanitario, invece di ottenere l'automatico rilascio dell'Stp (straniero temporaneamente presente) previsto in ogni Asl. Ma c'è di più. Di Falco ha spiegato anche che nel luglio scorso «era stato deciso di estendere la possibilità del rilascio a altri distretti del territorio», ma il progetto è stato sospeso proprio dall'associazione «Ghezo» che considerava un «danno» la proposta. Un «danno» per chi? Non certo per i malati che dovrebbero ottenere assistenza diretta in ogni centro.

La denuncia, comunque, ora è sul tavolo di Rosalba Tufano, assessore regionale alla sanità. Intanto le segnalazioni di continue discriminazioni, piccole e grandi, all'associazione Cuneo rosso continuano a arrivare e riguardano diversi centri clinici, ospedali e Asl. «Con la Bossi-Fini - denuncia il comitato degli immigrati - la situazione è molto peggiorata. Il diritto alla salute deve venire prima di ogni altra cosa e noi siamo pronti a portare avanti questa battaglia».