il manifesto - 24 Ottobre 2002
IMMIGRAZIONE
Regolarizzare è un obbligo A Milano emessa ieri la prima sentenza pilota
MILANO
Per il datore di lavoro che ha alle proprie dipendenze un immigrato al nero la regolarizzazione non è una possibilità, ma un obbligo. Questo il senso dell'ordinanza del giudice milanese Amedeo Santosuosso che ha accolto il ricorso di un immigrato bulgaro contro un artigiano edile che si rifiutava di firmare la domanda di sanatoria. Il ricorso, appoggiato dalla Cisl, è uno dei quindici patrocinati dall'avvocato Alberto Guariso per aggirare il maggior ostacolo alla regolarizzazione, l'indisponibilità dei datori di lavoro. E' la prima pronuncia di un giudice in materia ed è, dice la segretaria della Cisl Maria Grazia Fabrizio, «un importante precedente». Lo è certo «sotto il profilo simbolico e giuridico», commenta Guariso, perché sottrae la regolarizzazione alla discrezionalità dei datori dei lavoro. Gli effetti pratici dell'ordinanza, però, saranno minimi perché il termine per le domande di regolarizzazione scade l'11 novembre. Il caso dell'edile bulgaro era il più facile tra quelli segnalati da Cisl e Caritas all'avvocato Guariso. L'immigrato era stato licenziato verbalmente prima del varo della sanatoria e il licenziamento era già stato definito insussistente. Il giudice si è limitato a sentenziare che, in presenza di rapporto di lavoro, la domanda di regolarizzazione è un obbligo. Tra i ricorsi presentati da Guariso uno riguarda una fabbrichetta che lavora zinco a Pieve Emanuele, finita l'altro ieri sui giornali. Dentro i carabinieri hanno trovato otto bulgari che lavoravano gratis per pagarsi la regolarizzazione. La titolare, pure lei bulgara, è stata denunciata per estorsione e sfruttamento dell'immigrazione clandestina. (M. CA)