il manifesto - 22 Ottobre 2002
La convivenza multietnica messa sotto attacco in Francia
La guerra ai poveri secondo Chirac
Appello unitario delle sinistre francesi contro il piano repressivo del governo, che prende di mira i giovani beurs delle banlieues. Un «patto» dividerà gli immigrati in «buoni», da integrare, e «cattivi»?
A. M. M.
PARIGI
BBastone e carota, in alternanza: la politica del governo di Jean-Pierre Raffarin nei confronti delle classi più sfavorite della popolazione risulta illeggibile. Ieri, partiti di sinistra (dalla Lcr al Ps, passando per Verdi e Pcf), sindacati e associazioni di base hanno ritrovato l'unità per sottoscrivere un appello di condanna contro la nuova legge «sulla sicurezza interna» del ministro degli interni Nicolas Sarkozy, che sarà esaminata in consiglio dei ministri mercoledì. L'appello (da cui il Ps ha voluto togliere una frase critica sulla polizia) accusa il governo di Raffarin di voler fare «la guerra ai poveri»: difatti la legge individua alcune categorie di persone considerate «le nuove classi pericolose» - mendicanti aggressivi, squatters, nomadi, prostitute, giovani delle banlieues - che verranno poste sotto stretto controllo delle forze dell'ordine per garantire la «sicurezza». Forte repressione, ricorso sistematico a pene carcerarie, forti multe per gli zingari che si insediano in un terreno senza permesso, per i mendicanti che chiedono l'elemosina accompagnati da un cane, per chi occupa un alloggio vuoto per evitare di vivere in strada, per i giovani che schiamazzano negli androni dei condomini. Questa legge, dice l'appello, «potrà portare a uno stato autoritario e a reprimere tutti coloro che hanno avuto la sfortuna di essere gettati sul bordo della strada». «Non sono i poveri che bisogna combattere, ma la povertà» conclude l'appello. Ma contemporaneamente la Francia intende fare alcune concessioni ai «buoni immigrati». Jacques Chirac ha lanciato l'idea di un «contratto di integrazione» per i nuovi immigrati. Sulla scia di Germania, Austria, Olanda e Danimarca, anche la Francia propone che i nuovi immigrati «si impegnino in un vero e proprio contratto di integrazione che comprenda, in particolare, la possibilità di accedere a dei corsi di formazione e a un apprendimento rapido della lingua» francese. Secondo Chirac, dopo aver insistito sulla questione della «sicurezza», adesso il governo dovrebbe occuparsi di rilanciare «l'integrazione». Il presidente non ha proposte per i giovani di origine immigrata di seconda o terza generazione, per i quali «la parola integrazione mi sembra superata»; ma per i nuovi arrivati, oltre agli obblighi, primo tra tutti quello di imparare il francese, Chirac promette una contropartita: l'impegno dello stato «a lottare senza indugi contro le manifestazioni di intolleranza», per combattere «tutte le manifestazioni di discriminazione». Per far questo ha proposto lunedì 14 ottobre, durante una visita alla città di Troyes, l'istituzione di un'«autorità indipendente» per vigilare sul rispetto dell'eguaglianza di trattamento tra le persone che vivono in Francia. Le organizzazioni anti-razziste hanno reagito abbastanza positivamente a questa proposta, che era un'idea socialista già dal `99. «Lo stato riconoscerà così che le discriminazioni razziali sono un vero problema», ha affermato Malek Boutih, presidente di Sos Racisme. Molto meno entusiasta l'accoglienza riservata al «contratto di integrazione» per gli immigrati. «Una volta ancora - afferma Antoine Math del Gisti (Gruppo di informazione e di sostegno degli immigrati) - la destra strumentalizza la tematica dell'integrazione per giustificare un indurimento nei confronti dei cattivi stranieri». Un deputato di destra, Yves Yégo, ha aperto il dibattito sul voto agli stranieri extracomunitari per le elezioni locali. I socialisti, che fin dai tempi di Mitterrand avevano promesso questa apertura ma poi non hanno mai avuto il coraggio di realizzarla, sono rimasti spiazzati.