il manifesto - 19 Settembre 2002
Capo Rossello, naufragio senza fine
Dal mare di Porto Empedocle affiorano altri corpi. Ieri ne sono stati ripescati dodici. Le vittime della tragedia di sabato diventano così ventisette
TERESA CAMPAGNA
PALERMO
Si aggrava il già triste bilancio del naufragio di Capo Rossello. Ieri sono stati ritrovati altri dodici corpi dei clandestini liberiani morti annegati nel violento nubifragio nella notte fra sabato e domenica scorsi. Finora sono ventisette i cadaveri ripescati, tra i quali anche un ragazzo dall'apparente età di quindici anni. L'ultimo corpo martoriato è stato ritrovato nella serata di ieri, ed il numero delle vittime, a questo punto, sembra purtroppo destinato ad aumentare. Le operazioni di ricerca ufficialmente erano state sospese martedì scorso, dopo il recupero del relitto della carretta del mare, all'interno del quale non erano stati trovati altri corpi. La Capitaneria di Porto aveva, quindi, preso la decisione di sospendere le ricerche perché considerava «improbabile» il rinvenimento di altri cadaveri. Ma ieri mattina quello che era stato definito il «bilancio definitivo» del naufragio è stato smentito in seguito all'avvistamento di un cadavere che affiorava dall'acqua da parte di un pescatore. Immediatamente sono state avvertite le forze dell'ordine che hanno inviato le motovedette. I sommozzatori hanno, quindi, ricominciato le ricerche.

Anche ieri il recupero dei corpi sfigurati dalla lunga permanenza in acqua è stato reso difficoltoso dalle cattive condizioni del mare e dalla vicinanza degli scogli. Secondo il racconto di alcuni dei superstiti al nubifragio, a bordo del barcone affondato ci sarebbero stati circa 150 clandestini, ma gli inquirenti non reputano credibile il loro racconto. Nel caso in cui, disgraziatamente avessero ragione i superstiti, così come sembrerebbe dall'ultimo ritrovamento, all'appello mancherebbero ancora trenta vittime. Sono novantadue i sopravvissuti, tutti provenienti dalla Liberia. Concluse le procedure per l'identificazione, a coloro i quali avevano chiesto l'asilo politico, sarà rilasciato un permesso di soggiorno temporaneo. Quando questo verrà consegnato, gli immigrati saranno costretti a lasciare la strutture di accoglienza temporanea allestito presso l'Ostello della Gioventù di Belvedere di Siracusa. In tutto sono sessantotto, i primi liberiani ad essere tratti in salvo. L'arcivescovo della città siciliana, monsignor Giuseppe Costanzo, gli ha messo a disposizione la sua residenza estiva di Canicattini Bagni, a pochi chilometri da Siracusa. Il piccolo gruppo di liberiani che era stato impegnato, fin dall'inizio, nel triste rito del riconoscimento delle vittime della sciagura, ieri ha gettato la spugna rifiutandosi di continuare ad assistere al terribile compito. Nell'obitorio di Porto Empedocle sono già iniziate le autopsie dei corpi ritrovati oggi. Con l'esame autoptico sarà possibile stabilire con certezza età e sesso delle povere vittime. Il ritrovamento degli altri dodici corpi ha fatto rinviare il funerale dei primi quindici liberiani, recuperati subito dopo il naufragio del barcone, previsto per oggi o domani a Canicattì.

Intanto, proseguono le indagini aperte dalla procura di Agrigento, ben quattro. I magistrati lavorano sui dati raccolti nei precedenti sbarchi e sulle loro analogie con quelli emersi dalle indagini della tragedia di Capo Rossello. In particolare hanno concentrato la loro attenzione su alcune ricevute di diversi alberghi europei, di categoria di lusso, dove avrebbero alloggiato alcuni degli organizzatori del traffico dei clandestini. Inoltre, gli inquirenti stanno verificando l'ipotesi dell'esistenza di uno o più basisti sull'isola di Lampedusa. Secondo quando ipotizzato, il loro compito sarebbe quello di segnalare da terra il momento più propizio per le operazioni di trasbordo degli immigrati dalla nave madre alle carrette. L'esistenza di una base a Lampedusa sarebbe accreditata dal ritrovamento di un numero di telefono di un bar dell'isola in una delle tasche degli scafisti arrestati. Anche il natante che ha fatto naufragio avrebbe dovuto raggiungere Lampedusa, ma il comandante, un egiziano, avrebbe sbagliato la rotta, incappando nel violento naufragio, costato la vita, finora, a ventisette liberiani.

Ieri sono stati anche interrogati i clandestini giunti proprio a Lampedusa il pomeriggio di sabato a bordo della stessa nave madre. Gli investigatori stanno cercando di scoprire nuovi dettagli riguardo alla rotta compiuta dal mercantile e sulle eventuali responsabilità in Sicilia.