il manifesto - 06 Settembre 2002
La sanatoria spaccapolo
Maroni insiste, e oggi in consiglio dei ministri propone la clausola del posto fisso per gli immigrati. E' guerra aperta tra Lega e Udc. Ma la mediazione è vicina: saranno accettati i contratti di un anno
CINZIA GUBBINI
ROMA
Sarà un «decreto aperto» quello sulla regolarizzazione degli immigrati irregolari impiegati al nero. Alla fine, le innumerevoli riunioni interne alla maggioranza - l'ultima ieri, subito dopo il consiglio dei ministri - non sono bastate a ricomporre gli ormai imbarazzanti dissidi tra Udc e Lega. Oggi, in consiglio dei ministri, Maroni presenterà il «suo» testo. Quello, cioè, contenente la clausola del contratto a tempo indeterminato. Ma il decreto sarà passibile di cambiamenti, ovverosia i centristi porteranno i loro «appunti» e, se mediazione ci sarà, sarà risolta in un vero e proprio tavolo di trattative. Probabilmente, alla fine, passerà la mediazione del contratto di un anno: potranno accedere alla sanatoria anche gli immigrati irregolari che riusciranno a ottenere un contratto annuale, escludendo quindi tutti i contratti di 6 mesi, come molte collaborazioni coordinate e continuative e molti contratti interinali. Non è il caso di darlo per scontato, tuttavia, perché se è vero che l'Udc non ha intenzione di perdere la guerra aperta con la battaglia dell'emendamento Tabacci, in cui si verificò la Caporetto della Lega, è anche vero che Maroni non vuole perdere la faccia. E il ministro lo ha fatto capire senza troppo tergiversare, sia annunciando la decisione di porre una clausola all'accordo raggiunto alla camera avendo cura di non avvertire nessuno, sia rifiutando qualsiasi mediazione a priori. Se il suo testo sarà cambiato, infatti, lo deciderà il consiglio dei ministri. La Lega, così, fa passare il suo messaggio: questa regolarizzazione non la voleva, lo sappiano gli elettori.

Buttiglione, comunque, non è da solo a contrastare il fuoco leghista, potenziato dall'isteria che serpeggia nel Carroccio dopo l'assalto agli sportelli postali. Ieri, subito dopo il consiglio dei ministri, si è svolto un minivertice tra Udc e Alleanza nazionale. Fini, Giovanardi, Buttiglione e Mantovano si sono incontrati per discutere della riunione di oggi. Il ministro per le politiche comunitarie ne è uscito molto soddisfatto, confermando che An è tutto sommato d'accordo con i centristi: porre una clausola troppo restrittiva all'emersione dei lavoratori stranieri dipendenti sarebbe una prova di forza che alla lunga non ripaga in termini politici. Gli imprenditori avrebbero motivo di lamentarsi, e il tentativo di far emergere il mare magnum del lavoro sommerso si risolverebbe in un completo fallimento. Quindi l'Udc può contare almeno sull'appoggio di An e soprattutto del vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini. L'incognita rimane il Cavaliere, che il giorno dopo l'annuncio di Maroni intervenne per dargli ragione.

Comunque sia, è ormai guerra aperta tra il Carroccio e i centristi: «Anche se si raggiungerà la mediazione del contratto di un anno, sia chiaro che noi subiamo questa proposta - denunciava ieri Luca Volontè - gli accordi stretti alla camera erano di altro tipo. Prendiamo atto che il governo non rispetta le decisioni della maggioranza, punto e basta». Ugualmente stanco di abbassare i toni il ministro Buttiglione, che ieri ha chiesto alla Lega «più rispetto per i colleghi che tentano di fare leggi che siano accettabili per la coscienza di tutto il paese» (Speroni aveva dichiarato che Tabacci «assomiglia sempre più a Bertinottti», ndr). «C'è un abisso sempre più profondo - ha continuato il ministro - fra quello che si dice al bar Padania e quello che domanda la gente».

E anche i sindacati iniziano a farsi sentire ai più alti livelli. Ieri Guglielmo Epifani, candidato in pectore alla successione di Cofferati, ha accusato Maroni di «cinismo»: «Un governo che fa della flessibilità senza regole la bussola delle proprie scelte, guardacaso solo per gli immigrati propone il tempo indeterminato. E' una cosa che si commenta da sola». Il segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, chiede invece maggiore chiarezza sull'altra scottante questione: i tre mesi di lavoro continuativi: «E' una restrizione inutile» - ha dichiarato. «Per colf e badanti, ad esempio, è normale fermare il lavoro nei mesi estivi, per poi riprendere a settembre». Mentre il ministro dell'agricoltura Alemanno è dovuto intervenire ieri per rassicurare la Coldiretti: «La nuova legge non ostacolerà l'ingresso di lavoratori stagionali», annunciando di fatto un nuovo decreto flussi per questa categoria.