il manifesto - 27 Agosto 2002
Treviso, soluzione in vista
Potrebbe concludersi l'occupazione del Duomo da parte degli immigrati marocchini. Ieri sono statai individuati alcuni appartamenti messi a disposizione dai comuni della Marca e dagli industriali. L'unica a non fare niente è stata l'amministrazione leghista
MICHELA SANTI
TREVISO
Isindaci dell'hinterland, la Caritas e Unindustria tendono la mano alle famiglie marocchine "accampate al duomo", trovando loro gli appartamenti da affittare. Nessun impegno invece dal Comune di Treviso, che si limita ad anticipare di una settimana l'apertura del dormitorio comunale (35 posti in tutto): ma la cooperativa Nomisma che lo gestisce ha un contratto con il Comune rinnovato di mese in mese. Il vertice in prefettura tra sindaci, parti sindacali e associazioni degli industriali, mette fine allo "scandalo" estivo trevigiano. Undici famiglie marocchine regolari, sgomberate a forza dalle case popolari occupate abusivamente alcuni anni fa, e, da giovedì "arroccate" sotto il porticato della cattedrale cittadina, troveranno sistemazione, nei prossimi tre o quattro giorni, in altrettanti appartamenti con contratto di regolare affitto. Per cinque singles da lunedì sarà aperto il dormitorio. Nessun appartamento individuato si trova nel comune di Treviso, che si è impegnato solo per il dormitorio. I delegati dei capifamiglia marocchini hanno accettato, ma intanto, fino all'assegnazione degli appartamenti, il presidio al duomo continua."Il problema è sempre quello che così si premiano i prepotenti", ha commentato uscendo dal vertice l'assessore al sociale di Treviso Ermes Zanoni (delegato dal sindaco Giancarlo Gentilini). Al tavolo, sono stati impegnati in una discussione laboriosa durata oltre tre ore il prefetto vicario, il questore, il presidente del coordinamento delle associazioni di immigrati Fratelli d'Italia Gianni, con i sindacati confederali, la curia vescovile con la Caritas, Unindustria di Treviso, l'Azienda sanitaria locale, l'assessore al sociale della Provincia e l'assessore del comune Treviso, i sindaci dei comuni dell'hinterland della città. Non sono mancati il questore e i comandanti della guardia di finanza e dei carabinieri. Un simmit che ha voluto mettere una parola definitiva al problema dell'occupazione del duomo, che ancora una volta ha messo in evidenza la grave carenza di case per i lavoratori immigrati a Treviso. "C'è stata molta disponibilità da parte dei sindaci del comprensorio che si sono fatti parte attiva nel reperire gli alloggi - ha commentato il prefetto vicario Capocelli-, i singoli invece andranno in dormitorio. Incontrerò i sindaci, man mano che avranno reperito gli alloggi, in caso restino ulteriori necessità si ricorrerà alle roulotte". Per ora sono stati individuati otto-nove alloggi: quattro dalla Caritas Tarvisina a Villorba, altri due saranno procurati da Unindustria per i due nuclei che lavorano in aziende associate (Pagnossin a Quinto e Radaflor a Treviso). Il resto è impegno dei sindaci. Per ulteriori necessità l'Uls ha messo a disposizione alcuni terreni in diversi comuni, dove potrebbero essere dislocati campi roulotte. Nell'eventualità Unindustria ha messo a disposizione una somma di 5 mila euro. Il piano è stato accettato dalla delegazione di Marocchini, convocata in conclusione vertice. Nel pomeriggio avevano atteso in piazza dei Signori, davanti alla prefettura, con striscioni e cartelli. Perché la ricerca degli appartamenti non è stata attuata prima dello sgombero? La domanda nasce spontanea, ma il prefetto glissa: "Le istituzioni pubbliche intervengono solo in caso di sgombero, non possiamo prevedere le occupazioni, né procurare alloggi a chi occupa. Non so se il problema manifestatosi sia la punta di un icesberg, spero che parta il progetto regionale per la garanzia". Meno ottimista è il coordinamento Fratelli d'Italia, promotore della mediazione: "Temo che situazioni di emergenza così succederanno ancora - dice Gianni Rasera-, la disperazione dei senza casa a Treviso è tanta. Per coinvolgere i sindaci e aprire le trattative ho dovuto prendere le distanze dall'occupazione del duomo, azione che ha rischiato di alienare la città. E' stata un pugno nello stomaco, iniziata con uno sgombero irresponsabile". "Speriamo non si instauri la logica del ricatto attraverso l'occupazione,- ha commentato il direttore di Unindustria Bernini-, siamo piuttosto per la programmazione che parte dalla collaborazione con gli enti locali". Entro il 12 settembre la Provincia si è impegnata a convocare i sindaci per attivare e rendere efficace il fondo di garanzia (creato con fondi regionali), che dovrebbe facilitare la concessione di affitti agli immigrati.