il manifesto - 23 Agosto 2002
L'Acnur: «Si rischia l'omissione di soccorso»
L'allarme di Laura Boldrini, rappresentante in Italia dell'agenzia dell'Onu per i rifugiati
VITTORIO LONGHI
«Non possiamo ancora esprimere pareri su quanto è avvenuto in Sicilia, c'è una questione di territorialità che va approfondita, ma non vorremmo che la vicenda facesse da deterrente a quanti si offrono di soccorrere immigrati in mare perché, dal nostro punto di vista, la salvaguardia delle vite umane ha la precedenza assoluta, in ogni caso». Laura Boldrini, portavoce italiana dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, tiene a sottolineare la necessità di indagini da parte dei magistrati siciliani sulla presunta rete internazionale che farebbe entrare illegalmente in Italia gli stranieri attraverso l'isola, ma è preoccupata per le conseguenze che questo clima sta suscitando. Dopo che i cinque marinai del peschereccio Chico sono stati iscritti nel registro degli indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, per i centocinquanta soccorsi lunedì notte tra la Sicilia e Malta, è significativo l'atteggiamento dell'equipaggio del motopeschereccio Buon Oriente che ieri, a Porto Empedocle, si è rifiutato anche solo di avvicinare la nave con sessantanove nordafricani, limitandosi a segnalare il natante alla guardia costiera. «C'è davvero il rischio che l'episodio dei marinai accusati di favoreggiamento penalizzi chi aiuta queste persone che scappano dal proprio paese in preda alla disperazione - dice la portavoce Acnur - tra le quali andrebbero sicuramente individuati quelli che richiedono asilo, ma il soccorso è comunque doveroso. Mi auguro che prevalga il senso di responsabilità». Per l'agenzia delle Nazioni unite, il caso siciliano di questi giorni rievoca la vicenda del cargo norvegese Tampa, che al largo delle coste australiane, proprio un anno fa, alla fine di agosto, salvò oltre quattrocento afghani in fuga dal regime dei Taleban e alla ricerca di asilo politico proprio in Australia, dove notoriamente le leggi sull'immigrazione sono durissime. La storia del Tampa salì all'attenzione delle cronache internazionali perché le autorità militari di Canberra si rifiutarono di far sbarcare la nave e accogliere i profughi, lasciandoli in mare per settimane. L'aviazione australiana cercò addirittura di spingere il cargo fuori dalle proprie acque. Tra le denunce dell'Onu, della Croce rossa internazionale e di Amnesty international, alla fine gli afghani furono portati sulle piccole isole circostanti, in Papua Nuova Guinea e su Nauru, in base a un accordo che prevede, per le isole, denaro dal governo australiano in cambio di immigrati. «Al capitano della nave Tampa e al suo equipaggio, per l'impegno umanitario dimostrato, quest'anno l'Acnur ha conferito il premio Nansen, ispirato all'omonimo esploratore e alto commissario norvegese - spiega Laura Boldrini - proprio perché la loro decisione di non abbandonare quegli immigrati ha fatto da esempio a tutto il mondo».