il manifesto - 13 Agosto 2002
Immigrati, la Spagna blinda lo Stretto
Il piano del governo: radar e telecamere per bloccare gli scafi dal Marocco
MARINA DALLA CROCE
Torri radar e telecamere accese giorno e notte su piattaforme fisse terrestri, e mobili, su navi e aerei. Così il governo spagnolo si appresta a blindare le sue coste, in particolare lo Stretto di Gibilterra, quotidianamente attraversato da immigrati magrebini e subsahariani che dal vicino Marocco tentano di approdare in Spagna alla ricerca di un lavoro, spesso come lavoratori stagionali nella campagne dell'Andalusìa. Il piano studiato dal ministero dell'interno spagnolo, anticipato ieri dal quotidiano conservatore El mundo, dovrebbe, nelle intenzioni del governo, servire a combattere l'immigrazione clandestina e i traffici di droga nello stretto. Il Sistema integrale di vigilanza (Sive) permetterà di individuare una imbarcazione a dieci chilometri di distanza. Così, in caso di motoscafi veloci che trasportano droga, la Guardia civile avrebbe circa venti minuti di tempo per intercettarli prima del loro sbarco a terra. Nel caso degli scafi con immigrati a bordo, più lenti, le ore sarebbero due. Il sistema di vigilanza riuscirebbe a individuare «le imbarcazioni di giorno e di notte, inclusi i sottomarini». In questo modo, «siamo convinti che sarà quasi impossibile che accadano tragedie simili a quella dello scorso primo agosto (13 cadaveri di immigrati ritrovati sulla costa di Tarifa)», ha spiegato il responsabile del progetto Sive, Gonzalo Perez.

Il ministero degli interni ha poi smentito qualsiasi legame tra l'introduzione del sistema di sorveglianza e la crisi con il Marocco seguita alla contesa sull'isolotto di Perejil. Ma è pur vero che, se il progetto Sive (per il quale il governo Aznar ha investito 120 milioni di euro) è stato già sperimentato nell'ultimo mese nelle Canarie (dove si è registrato nell'ultimo anno il maggior numero di sbarchi), per ora abbraccerà solo la costa della provincia di Cadice, la più vicina al Marocco. In seguito, la sorveglianza sarà estesa anche alle zone di Huelva e Almerìa.

Negli ultimi cinque anni sono stati recuperati dalle acque dello Stretto di Gibilterra circa 400 cadaveri di immigrati magrebini o provenienti dall'Africa subsahariana. Ma l'associazione dei lavoratori immigrati marocchini in Spagna (Atime) calcola che in realtà la cifra dei desaparecidos in questo periodo superi le quattromila persone. Morti silenziose e che, nella grande maggioranza dei casi, non vengono nemmeno denunciate da amici e parenti. L'ultima tragedia lo scorso primo agosto a Tarifa, con i 13 cadaveri ritrovati sulla spiaggia. Lo stesso giorno, 36 immigrati subsahariani sono stati salvati da un disastro simile e trasferiti nel centro di detenzione di Fuerteventura.