il manifesto - 24 Luglio 2002
«A luci spente ci hanno travolto»
Cresce il numero dei dispersi dello scontro in mare di domenica notte al largo di Valona. I sopravvissuti denunciano: «Sono almeno quindici». Ma anche le fonti ufficiali parlano di cinque dispersi. Le accuse contro i militari italiani sono gravi: la motovedetta delle Fiamme gialle avrebbe spento le luci e avrebbe tagliato la rotta al gommone che cercava di rientrare. La stampa albanese insorge
CINZIA GUBBINI
L'«incidente» di domenica notte al largo di Valona rischia di trasformarsi in una tragedia ancora più grande. I sopravvissuti all'impatto tra un gommone «Oceanico» carico di migranti albanesi e una motovedetta della Guardia di finanza non hanno dubbi: i dispersi sarebbero quindici, almeno quattro o cinque i morti. Fino a lunedì sera si parlava di un disperso, ma la cifra è comunque cresciuta: anche fonti del Commissariato di Valona ormai dichiarano che i dispersi sono cinque. Oltre ai due morti accertati, dunque, ce ne potrebbero essere altri. E più passano le ore, più si perdone le speranze. Intanto le persone ricoverate nell'ospedale di Valona versano in gravi condizioni: ieri una di loro è entrata in coma. I racconti dei sopravvissuti sono agghiaccianti, e sono ripresi con grande enfasi da tutti i media albanesi. Un giornale, riportando le testimonianza dei profughi, titola: «Vi raccontiamo come ci hanno ucciso gli italiani». Ieri il presidente dell'associazione albanese «Famigliari delle vittime di Otranto», Krenar Xhavara, ha raccolto le testimonianze di alcuni sopravvissuti ricoverati in ospedale. «Dicono che la motovedetta della Guardia di finanza ha prima acceso le luci per accecarli, e poi le ha spente all'improvviso - racconta Krenar - Per questo c'è stato lo scontro. Dicono anche che il gommone ha fatto di tutto per cercare di tornare in Albania, ma che la rotta è stata ostacolata dalla stessa motovedetta. Li volevano acciuffare per forza».

Le testimonianze riportate dalla stampa albanese concordano sul particolare delle luci. Kuytim Troci, di 23 anni, racconta: «Noi volevamo tornare in Albania, ma gli italiani prima ci hanno accecato con le luci, poi le hanno spente. Così ce li siamo ritrovati vicino». E un altro: «Gli scafisti avevano già evitato un primo urto, ma poi gli italiani hanno spento le luci». E Gas Tergyomay, tra i più anziani dei «passeggeri» del gommone: «L'inseguimento è durato per 20 minuti, e a una distanza di non più di 4 metri. Prima di finirci addosso, la motovedetta ha spento i fari». Dall'isola di Saseno, dove stanzia la Guardia di finanza italiana, il maresciallo Felice Manganiello respinge le accuse: «Per carità, c'è sempre il beneficio del dubbio. Ma posso dire che è molto improbabile. Noi siamo professionisti, e non siamo abituati a lavorare in questo modo». Sul particolare della distanza di quattro metri Manganiello dice: «Questo si può verificare, qualora le manovre siano fatte in un certo modo. Mi spiego meglio: gli scafisti lo fanno apposta, si avvicinano troppo per costringerci a spegnere i motori». E, in genere, i motori vengono spenti.

Ma anche sui soccorsi, i sopravvissuti stigmatizzano il comportamento delle Fiamme gialle. E' sempre Tergyomay, dai giornali albanesi, ad accusare: «Ci hanno solo buttato i salvagenti, poi se ne sono andati. E' stata la polizia albanese a recuperarci. L'abbiamo chiamata noi con un cellulare». Manganiello risponde: «E' stato il gommone a ripartire per scappare. E alcune persone sono state ritrovate a riva, che forse avevano raggiunto a nuoto». Insomma, anche la vicenda dei soccorsi è oscura.

I migranti erano partiti dalla baia di Vernec, verso le 21,30 di domenica sera. Per il viaggio avevano pagato 100 mila Lec a testa, circa 700 euro. I due scafisti, che sono stati identificati, sono ancora ricercati, mentre il sottosegretario degli interni albanese, Florian Serjani, ha confermato l'arresto del mediatore che ha messo in contatto i migranti con gli scafisti. Ma in Albania è polemica contro il comportamento dei militari italiani. Ieri il ministro degli interni ha presentato un'interrogazione sullo scontro in mare. La stessa opinione pubblica albanese è rimasta profondamente colpita dall'«incidente», nessuno crede alla versione delle Fiamme gialle. L'indignazione per l'ennesima tragedia in mare, liquidata, anche questa volta, sbrigativamente come un «errore», arriva anche in Italia. L'associazione Iliria ha convocato per oggi alle 17 una manifestazione davanti a Montecitorio. Durante il sit-in Dino Frisullo, di Senzaconfine, proporrà la costituzione di un comitato nazionale «Per non dimenticare», che indaghi sullo scontro. E mentre l'osservatorio Italia-Albania chiede «una profonda revisione degli accordi bilaterali tra i due paesi», Maura Cossutta, del Pdci, ha presentato un'interrogazione parlamentare per chiedere «Quali indicazioni sono state impartite ai militari destinati a operazione di controllo anti-immigrazione, in seguito all'approvazione» della legge Bossi-Fini.