il manifesto - 07 Giugno 2002
L'impronta bianca di Prodi
Caute critiche alla Bossi-Fini: «Se è per il riconoscimento perché non a tutti?»
ALBERTO D'ARGENZIO
BRUXELLES
Se impronte devono essere, che siano per tutti. Questa l'opinione di Romano Prodi, Presidente della Commissione europea, sull'aspetto più vistoso e discriminante della Bossi-Fini. «Se sono uno strumento necessario per l'identità - dichiara Prodi - non vedo proprio nulla di strano che si prendano le impronte digitali. Lo vedo strano quando si prendono ad alcuni e non ad altri. È quel `solo' che vedo strano, molto strano». Per un Prodi che vede «strano», ossia che diplomaticamente boccia l'idea, ecco un Gianfranco Fini che cerca immediatamente di tranquillizzarlo sulle intenzioni per nulla discriminatorie del governo. Il vicepresidente del consiglio, a Bruxelles per la quinta riunione della Convenzione sul futuro dell'Europa guarda caso consacrata al tema della sicurezza, risponde a Prodi facendo notare che «ripetutamente il governo italiano ha detto che è sua volontà estendere i rilievi dattiloscopici a tutti, cioè senza alcun tipo di distinzione fra i cittadini stranieri e quelli italiani». A italiani e comunitari è stato risparmiato il rullo di inchiostro, sempre secondo Fini, semplicemente perché «l'emendamento presentato è stato giudicato materia estranea a questo disegno di legge», non rientrava nel capitolo immigrazione. La Bossi-Fini è pertanto razzista e discriminatoria solo per questioni di merito e materia, mentre rimane vessatoria per natura. L'intervento di Prodi è però per molti aspetti sorprendente e limitato. Sorprendente perché proprio la sua Commissione ha portato avanti negli ultimi due anni il progetto di rilevamento europeo Eurodac, operativo sperimentalmente da dicembre e definitivamente benedetto il 14 febbraio scorso dai ministri degli interni nel vertice di Santiago di Compostela. Eurodac è fatto di 14 caselline in cui l'immigrato irregolare maggiore di 14 anni, se fermato, è tenuto a stampare le sue dita, una per una e quindi in gruppo. Le immagini vanno a finire in una banca dati digitale, Eurodac appunto, a disposizione delle polizie e delle amministrazioni pubbliche dei 15 in modo da controllare i richiedenti asilo ed accelerare le verifiche che precedono le espulsione. E non vengono richieste ai cittadini europei, anche se in alcuni paesi Ue, come la Spagna, è obbligatorio per tutti i cittadini il rilevamento delle impronte per i documenti di riconoscimento.

Il Presidente della Commissione ha poi il coraggio di spostare l'accento su alcuni aspetti non repressivi della politica di immigrazione ma non riesce a smarcarsi dall'ossessione sicurezza di cui si sta facendo paladino Aznar nel suo giro per le capitali d'Europa. «Dobbiamo accompagnare una politica severa - è questa la dottrina Prodi in materia - con una politica di promozione umana che è altrettanto necessaria». Pertanto Prodi chiede di aumentare gli sforzi per omogeneizzare le normative sull'asilo e propone maggiori interventi attivi nei paesi di origine («formazione, assistenza, educazione e scuola» e non solamente multe e ritorsioni per chi non collabora) ma non fa un passo indietro nella criminalizzazione degli immigrati.

Il messaggio che l'Europa cerca affannosamente di inviare in questi giorni è quantomeno incongruente: lotta decisa contro l'immigrazione illegale ma senza ricorrere alle barriere, senza diventare una fortezza. Su questo difficile campo, quello della sicurezza e dei diritti, si sono confrontati ieri, e continueranno oggi, anche i 105 prescelti per la Convenzione chiamata a disegnare le future regole dell'Unione. Richiami a non richiudere l'Europa in sé stessa, inviti a lavorare per l'integrazione anche per sbarrare la strada ai populismi, ma poi le uniche misure pratiche proposte si rifanno alla sicurezza, soprattutto verso un maggior coordinamento poliziale e giudiziario ed una gestione comune delle frontiere. Una proposta italiana, come ricordava ieri Fini, che poi però tirava il freno a mano sull'integrazione in materia di giustizia, riproponendo le timidezze di Berlusconi nell'aderire all'ordine europeo di cattura. E mentre alcuni membri della Convenzione ed anche Prodi legavano l'ascesa delle destre ai tentennamenti nella costruzione dell'Europa (riprendendo un intervento di mercoledí sera di Cofferati qui a Bruxelles), si gettava ieri il primo mattone per la costruzione di una lista europea di formazioni xenofobe e razziste. Il progetto lanciato da Haider, guardando anche alla Lega nord, ha infatti raccolto l'adesione del Vlaams Blok e siamo così al primo passo per vertebrare politicamente le destre estreme del continente.