il manifesto - 04 Giugno 2002
L'abbraccio mortale
I leader della destra festeggiano in aula la resa dell'Udc sulla sanatoria e il varo della legge sull'immigrazione
ANDREA COLOMBO
ROMA
Un caloroso abbraccio tra Umberto Bossi e Bruno Tabacci, con Ignazio La Russa sorridente lì intorno, sigla insieme la riconciliazione nella destra e il varo della peggiore tra le tante pessime leggi varate dal governo nel suo primo anno di vita. La Bossi-Fini sarà approvata oggi dalla camera, con tanto di diretta tv dalle 9 in poi. Dovrà ripassare dal senato, ma è una formalità che si può sbrigare rapidamente. «Ce la faremo prima dell'estate», promette la relatrice Isabella Bertolini, e non minaccia invano. Su cosa si basi la riconciliazione che i soci del Polo festeggiano non lo sa nessuno, neppure loro. Tanto è vero che sul punto dolente, il mezzo per raggiungere la regolarizzazione di tutti gli extracomunitari occupati al nero, Bossi e Tabacci dichiarano candidi l'esatto opposto. «A questo punto - proclama Tabacci - è giocoforza che il governo ricorra a un decreto. La contestualità tra il varo della Bossi-Fini e il provvedimento sulle regolarizzazioni è più che assicurato dall'odg votato dalla camera, dove è scritto `all'atto dell'entrata in vigore della legge'. Se non viene fatto, la legge diventa ancora più ingestibile di quanto già non sia». Il pensiero di Bossi è più secco: «Ma quale contestualità d'Egitto! Il consiglio dei ministri la ha esclusa».

Che la faccenda fosse tutt'altro che limpidamente risolta, lo si era capito quando, alla ripresa del dibattitto in aula, Tabacci si era detto deciso a mantenere il suo emendamento, nonostante l'accordo raggiunto venerdì scorso nella riunione del governo. E' intervenuto immediatamente il ministro per i Rapporti con il parlamento Giovanardi, anche lui dell'Udc. La maggioranza ha convocato un vertice lampo, e alla fine Tabacci ha ritirato l'emendamento, che però è andato ai voti lo stesso. Ruggero Ruggieri, della Margherita, suo principale ispiratore all'interno della commissione Attività produttive (quella presieduta da Tabacci), non ha infatti ritirato la sua firma. Dopo la resa dell'Udc, la sorte dell'emendamento era segnata, e infatti è stato respinto seduta stante. L'averlo messo ai voti ha però reso «irricevibile» l'odg presentato da tutti i capigruppo di maggioranza, che riprendeva l'emendamento appena respinto quasi parola per parola. Dopo il no di Casini, i capigruppo della destra hanno rimesso mano velocemente al testo. Nella versione finale, l'odg della maggioranza, quello che scondo Tabacci e l'Udc renderebbe «inevitabile» la contestualità fra sanatoria ed entrata in vigore della legge sull'immigrazione, impegna il governo ad affrontare il problema dei clandestini occupati al nero con «condizioni analoghe a quelle della normativa vigente sull'emersione del lavoro sommerso». Purtroppo, come ha fatto notare invano il capogruppo dei Ds Violante, non esiste alcuna «normativa vigente sull'emersione del lavoro sommerso». E questo dice tutto sull'ambiguità della «soluzione» trovata dal centrodestra.

In realtà che Tabacci e i centristi ottengano qualche soddisfazione è certo: sono troppe le aziende che altrimenti si troverebbero costrette a pagre penalità altissime. Ma la vaghezza della formula trovata ieri permetterà alla Lega e ad An incursioni a volotà, con il doppio obiettivo sia di limitare la platea degli extracomunitrai interessati dal provvedimento, sia di scalare il numero dei regolarizzati dai flussi dei prossimi anni.

L'Udc ha comunque otimi motivi per essere soddisfatta. Ha tenuto in scacco il resto della Casa dlel libertà in una misura ritenuta impensabile fino a pochi mesi, ha comunque strappato un ampliamento delle regolarizzazioni, sia pure in una misura ancora tutta da definire, e ha ottenuto alcune facilitazioni sui ricongiungimenti familiari e sulla permanenza dei minori.

L'ultimo capitolo rimasto in sospeso era quello che riguardava i contributi Inps degli immigrati che lasciano l'Italia. La prima stesura della legge prevedeva uno scippo senza mezzi termini, a meno che fossero stati maturati 19 anni di versamenti. Persino ua parte di An si è ribellata a questo furto legalizzato. La norma approvata ieri prevede invece la restituzione ddei contributi, anche al di sotto della soglia dei cinque anni di versamenti, ma solo al raggiungimento dei 65 anni. L'opposizione ha fatto notare che in alcuni paesi si tratta di un'età quasi proibitiva, ma invano.

In definitiva, l'ultimo giorno della battaglia parlamentare promessa dall'Ulivo è stato segnato soprattutto dalla convergenza della maggioranza e del governo sulla proposta di Rutelli di schedare le impronte digitali di tutti, non dei soli immigrati, Davvero un bel risultato.