il manifesto - 31 Maggio 2002
Ue, prove di repressione
Il ministro degli Interni Scajola presenta l'europoliziotto, che avrà il compito di rendere più difficile l'arrivo degli immigrati. I Quindici applaudono. Illustrati i primi risultati del progetto pilota: 5.000 disperati respinti
MASSIMO GIANNETTI
ROMA
Il ministro Scajola ha fretta, tanto che vorrebbe vedere all'opera l'europoliziotto già dalla prossima estate: «Non si tratta di creare un corpo di guardie o di polizia di frontiera in senso tradizionale, ma realizzare un meccanismo che consenta di garantire uno standard elevato di sicurezza comune alle nostre frontiere esterne», spiega dopo l'incontro con gli altri ministri dell'interno dell'Unione europea, riuniti ieri a Roma insieme ai rappresentanti dei 13 Paesi candidati all'ingresso nell'Ue, per discutere il «progetto di fattibilità di una polizia di frontiera europea». Il progetto, avanzato dall'Italia e curato insieme a Belgio, Francia, Germania e Spagna, è ancora nella fase embrionale, ma per avere un'idea del ruolo che dovrebbe svolgere la futura polizia europea, il ministro Scajola ha fornito ai partners più perplessi i risultati della sperimentazione del progetto. Le prove tecniche di frontiere sicure, consistite in controlli incrociati, fatti in stretta collaborazione tra le polizie dei singoli Stati, sono state effettuate tra il 20 aprile e il 21 maggio in 25 aeroporti internazionali, e hanno portato all'«espulsione immediata» di 4589 immigrati clandestini, al sequestro di 933 documenti falsi e all'arresto per favoreggiamento di 34 persone. Le vittime dell'Operazione Rio 2 (Risk immigration operation) sono stati soprattutto immigrati cinesi, ecuadoregni, senegalesi, nigeriani e brasiliani, tutti rimpatriati su due piedi appena individuati negli scali.

Quando sarà operativo il piano di fattibilità (la Francia avrebbe sollecitato la sperimentazione anche nei porti) forse è presto per dirlo, nonostante la premura di Scajola, che candida Roma come sede del futuro probabile organismo per l'ordine pubblico europeo. Di sicuro, il progetto ha il pieno appoggio del presidente di turno dei ministri dell'interno dell'Ue, lo spagnolo Mariano Rajoy, il quale si è pubblicamente impegnato a mettere la «nascita della polizia europea» tra i primi punti nell'agenda di Bruxelles, e a fare in modo che il progetto venga ratificato al prossimo vertice dei capi di Stato, in programma a Siviglia a metà giugno. «Quello dei flussi migratori - spiega l'esponente del governo Aznar - è il fenomeno più importante che l'Ue si è trovata ad affrontare negli ultimi anni e lo sarà probabilmente nei prossimi. Tra i paesi dell'Europa c'è pieno accordo sulla necessità di una politica di accoglienza che si sviluppi tramite le vie della legalità e bisogna fare uno sforzo importante in questa direzione. Ma uno sforzo grande deve essere fatto anche da coloro che si presentano alle nostre frontiere, perché l'Europa è anche decisa a lottare con tutte le sue forze contro i trafficanti, nella consapevolezza che attraverso l'emigrazione clandestina passano anche criminalità organizzata e terrorismo».

Alla conferenza stampa di fine giornata è presente anche il commissario europeo per la giustizia, Antonio Vitorino: «La lotta all'immigrazione clandestina è una priorità per l'Europa ed è auspicabile che al prossimo vertice europeo di Siviglia possano essere fatti passi concreti molto importanti che dimostrino il valore aggiunto dell'Ue rispetto a quanto può essere fatto dai singoli paesi. Ed è in questa prospettiva che si deve dare priorità al coordinamento delle polizie di frontiera, sviluppano le attività di pattugliamento miste, armonizzando la formazione delle risorse umane. Un corpo di frontiera comune - continua Vitorino, - può essere un punto di arrivo e non un punto di partenza, perché occorrono anche una armonizzazione delle legislazioni, comuni regole e meccanismi di coordinamento, una comune analisi integrata dei rischi, adeguata preparazione del personale e soprattutto un'equa ripartizione degli oneri tra i paesi membri». Ma per il commissario europeo, la «difesa delle frontiere dai clandestini deve passare anche per l'adozione di politiche comuni in materia d'asilo e di immigrazione», e soprattutto «tramite un'integrazione più rigorosa delle politiche di immigrazione nella politica estera della Ue».