il manifesto - 26 Maggio 2002
LA BILANCIA
L'arresto è uguale per tutti?
DARIA LUCCA
La tentazione è irrestibile: un'operazione di polizia al gran completo, con tanto di arresti e perquisizioni per un reato non solo gravissimo come l'associazione a delinquere di stampo mafioso ma di grande presa sul pubblico, dato che si parla di una gang albanese accusata fra l'altro di sfruttamento della prostituzione. Sangue, sesso e soldi. Una manna per il tg dell'ora di cena. Ci si buttano i direttori, corrono gli operatori e i giornalisti. Pertanto, venerdì sera i telespettatori del Tg3 e del Tg1 godono dello spettacolo gratuito, insieme con la minestrina serale, dei «delinquenti» ammanettati alle sedie dentro le loro case da aitanti poliziotti nostrani che non danno tregua neanche a chi sta dormendo, compresa una donna poco vestita. Grande fratello insperato, ecco scattare nientemeno che una perquisizione in diretta, in modo che le doti (recentemente un po' appannate) delle squadre mobili italiane brillino per capacità operativa. Andrebbe tutto bene, soprattutto in un paese dove da tempo (e in particolare dall'ascesa dell'attuale governo) siamo abituati a vedere calpestato il principio che la legge è uguale per tutti. Nessun questore convocherà mai (l'indicativo è d'obbligo) le telecamere il giorno in cui si arresta un imputato eccellente (o di stato, vedi freschi casi napoletani). Viceversa, nessuno si stupisce che siano violati i diritti di privacy di presunti mafiosi albanesi.

Eppure, restano un paio di dubbi. Uno a carico della polizia di stato, che ha diretto l'operazione. Se è vero che la procura di Genova, come ha scritto il Secolo XIX, aveva chiesto la consegna del silenzio oltre all'ordine di lasciare gestire ai magistrati la diffusione di notizie, come si sono permessi i dirigenti della questura di convocare i giornalisti durante la fase degli arresti che fra l'altro non è conclusa? A questo proposito, segnaliamo che nessun esponente di una maggioranza tanto precipitosa nel denunciare presunte violazioni delle procedure da parte della magistratura, ieri non ha aperto bocca sulla presunta violazione della polizia.

Del resto, era già successo una settimana fa con un altrettanto eclatante retata di extracomunitari cui, dimenticando improvvisamente la passione per le garanzie del cittadino (innocente fino a condanna passata in giudicato), il presidente del consiglio, Berlusconi, si era sperticato in lodi per gli agenti.

Il dubbio è dunque semplice: l'eccesso di visibilità televisiva non sarà da collegarsi alla vigilia elettorale? La risposta è sì.

Siccome non ci permettiamo lezioni di senso dello stato alla polizia, ci si limiterà a un appello a noi stessi. Esiste il diritto del cittadino a essere informato, ma esiste anche il dovere del giornalista a non comportarsi sempre come uno stuoino nei confronti di chiunque gli dia l'imbeccata, rispettando, noi per primi, le garanzie di tutti. Comprese quelle degli arrestati.