il manifesto - 21 Aprile 2002
«Una casa, per cominciare»
Shelter è l'organizzazione che aiuta gli homeless inglesi
O. C.
LONDRA
Quasi centomila persone in tre anni si sono rivolte a Shelter, l'organizzazione che aiuta gli homeless inglesi. Centosettantamila sono state le telefonate raccolte dalla helpline messa in piedi dall'organizzazione. Chi chiama Shelter sono soprattutto persone con problemi di casa, homeless, ma anche persone che hanno ricevuto l'ordine di abbandonare la loro abitazione. Tante telefonate però riguardano lo stato precario di salute collegato al vivere in alloggi poco idonei, sovraffollati, vecchi, poco salubri. Sarah Jones ha redatto per Shelter l'ultimo rapporto sul numero crescente di persone (e bambini) che rimangono senza casa.

Come si diventa homeless?

Ci sono diverse ragioni per cui una persona o una famiglia si ritrova dall'oggi al domani per strada. La principale è legata ad un problema che spesso si tende a sottovalutare, la disgregazione dei nuclei familiari. La violenza domestica è in aumento anche se è una questione su cui ancora c'è molta omertà. L'altra ragione per cui così tante persone rimangono senza casa è l'impossibilità o il ritardo nel pagamento di mutui o affitti. Questo dipende molto spesso dal fatto che chi lavora viene licenziato oppure, nel caso in cui l'affitto venga pagato con il sussidio del comune, si tratta di ritardi nei pagamenti del contributo comunale. Resta il fatto che i padroni di casa, o le banche nel caso di mutuo, non guardano in faccia nessuno e se si salta o si ritarda un pagamento ricorrono subito all'autorità giudiziaria. C'è poi un'altra ragione: spesso le famiglie che hanno vissuto per anni nella stessa casa si trovano davanti ad una intimazione di sfratto o al termine del contratto. Trovare una casa, specialmente a Londra, ad un prezzo accessibile è difficile.

Diversi rapporti identificano la povertà come la causa principale di molti mali, dall'abuso di droga, alla salute precaria, alla perdita di casa. Nonostante il governo Blair abbia sempre sostenuto che la lotta alla povertà è una delle sue priorità, molte ricerche sottolineano che le politiche del New Labour hanno però fallito in questa guerra. Perché secondo lei, e quali politiche dovrebbero invece essere perseguite?

Bisogna dire prima di tutto che il governo Blair ha certamente investito tantissime risorse nella lotta alla povertà. Gli ultimi dati ministeriali parlano di un'effettiva riduzione nel numero di bambini poveri dal `97 ad oggi. Il problema però credo sia un altro: i soldi non bastano da soli a sconfiggere la povertà. Aiutano, ma non sono l'unica cosa necessaria. Aumentare i sussidi va bene, ma bisogna anche realizzare politiche per la casa conseguenti: per esempio sarebbe necessario rendere vivibili molte abitazioni oggi assolutamente inadeguate. E' anche un problema di qualità non solo di quantità. Le case, si dice, ci sono: certo, ma non sono abitabili, non rispondono ai criteri minimi di igiene e vivibilità. Su questo, credo, il governo dovrebbe cominciare ad agire.