21 Marzo 2002
 
 
L'Onu contro la Bossi-Fini
"Diritto d'asilo in pericolo". I quattro emendamenti proposti dall'Unhcr
CINZIA GUBBINI - ROMA

La parte della legge Bossi-Fini che riguarda il diritto d'asilo va rivista, perché davvero non ci siamo. L'Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) ha deciso di prendere la situazione in mano, e di denunciare pubblicamente i rischi insiti nella legge Bossi-Fini per la tutela del diritto d'asilo in Italia, come già aveva fatto con il famoso emendamento sulle "navi da guerra".
"Il testo attualmente all'esame della Camera dei deputati necessita di alcune modifiche indispensabili", ha dichiarato senza mezzi termini il delegato dell'Unhcr, Michele Manca di Nissa. "Altrimenti l'Italia non sarà in linea con gli standard minimi internazionalmente riconosciuti", ha aggiunto il portavoce dell'Unhcr in Italia, Laura Boldrini. E sì, perché l'Italia è già fuori i normali standard europei, essendo l'unico paese dei quindici a non avere ancora una legge organica in materia e a rifarsi esclusivamente alla Convenzione di Ginevra (1951). Il governo ha già dichiarato che in Italia bisognerà aspettare il 2004, quando l'Ue si doterà di una normativa unica sull'immigrazione e sull'asilo, e che gli articoli 24 e 25 della Bossi-Fini intendono solo impedire gli "abusi". L'Unhcr ha specificato di condividere la volontà del governo di evitare abusi, ma che il testo così com'è "rischia di ledere in modo sostanziale alcuni diritti essenziali dei richiedenti asilo". In che modo? La legge prevede una "procedura accelerata": commissioni territoriali (composte da delegati della questura, della prefettura, degli enti locali e un rappresentante dell'Unhcr) saranno insediate nei posti di frontiera e esamineranno, entro venti giorni, le richieste d'asilo. Se la richiesta venisse respinta il ricorso non sarà sospensivo, cioè il richiedente asilo verrà automaticamente espulso. L'Unhcr ha proposto, da molti mesi, quattro emandamenti fondamentali. Il primo riguarda la possibilità di presentare la richiesta d'asilo non solo al posto di frontiera, ma anche nelle questure, visto che, aldilà degli sbarchi, i profughi arrivano alla spicciolata e non si sottopongono immediatamente alle procedure di identificazione. Il secondo riguarda, invece, la composizione delle commissioni decentrate: "bisognerebbe indicare in modo specifico i criteri per la selezione e la nomina dei membri". Gli ultimi due sono i più "urgenti", se così si può dire. "E' indispensabile prevedere il ricorso sospensivo - ha ribadito Manca di Nissa - perché è sempre possibile che la commissione commetta un errore nell'eame della richiesta. E espellere un profugo può significare mettere a repentaglio la sua vita". E poi c'è la questione della protezione umanitaria. Nella nuova legge, infatti, non è prevista la possibilità di riconoscere lo status di protezione umanitaria a quelle persone che, non rientrando nel profilo disegnato dalla Convenzione di Ginevra (persecuzione individuale), vengono comunque considerate persone a rischio.
Ma l'Unhcr non ha mancato di parlare degli ultimi sbarchi in Sicilia e della decisione di decretare lo "stato di emergenza". "Sono anni che collobariamo con gli esecutivi e con gli enti locali sugli sbarchi - ha ricordato Laura Boldrini - Ci sono carenze nella fase della seconda accoglienza per le persone che aspettano la risposta della commissione, e, soprattutto, c'è un vuoto legislativo". Insomma, per sciogliere il nodo occorre pensare a una legge specifica sul diritto d'asilo.