20 Marzo 2002
 
 
"Sulla `Monica' c'era solo gente disperata"
Il procuratore di Catania smentisce categoricamente la presenza di armi e terroristi sul cargo dei profughi
PATRIZIA ABBATE - CATANIA

"Macché terroristi, macché armi. Ho visto solo gente disperata a bordo di quella nave". categorico Enzo Serpotta, procuratore aggiunto di Catania. Smentisce le indiscrezioni diffuse nella serata di lunedì, sulla presunta individuazione di "sospetti" mescolati tra i disperati della "Monica", la nave giunta a Catania con un carico di 928 curdi, in gran parte bambini. Sebbene queste voci abbiano avuto un rimbalzo autorevole in alcune dichiarazioni del ministro dell'interno Scajola: "Voglio pensare che le sue parole siano state travisate dai giornalisti...", taglia corto il magistrato; "sono seccato solo di dover smentire notizie assurde, che nulla c'entrano con questa storia e che non capisco da dove siano arrivate".
Un dubbio dunque è sciolto, ma restano tanti misteri sull'arrivo del cargo carico di clandestini provenienti dall'Iraq, a cominciare dalla rotta: la Turchia smentisce che la nave sia partita dal suo territorio, Cipro assicura che dal suo porto sarebbe transitata ma senza passeggeri a bordo. Le buone condizioni fisiche della maggior parte dei "clandestini" comunque fanno pensare che ci sia stata una tappa intermedia, "a non più di due, tre giorni di viaggio da Catania". L'indagine va comunque molto a rilento; neppure un membro dell'equipaggio è stato finora individuato, le 5 persone trattenute lunedì sono state in realtà solo interrogate e poi rilasciate. Sono stati furbi, si sono mescolati ai passeggeri prima che i finanzieri salissero a bordo - spiega ancora Serpotta -. E il fatto che a Catania non siano neppure state fatte le `interviste', ossia le schede di identificazione, ha reso tutto molto più difficile per noi. Abbiamo dovuto cercare di capire qualcosa in quelle poche ore di sbarco, prima che i clandestini fossero messi sui pullman e mandati a Bari". Un racconto che fa il paio con la denuncia delle associazioni pacifiste catanesi e dei social forum isolani, che parlano di "deportazione" e stigmatizzano il fatto che "ormai sta diventando normale evitare la dovuta identificazione al momento dello sbarco, facendo scomparire uomini, donne e bambini in un buco di illegalità nel quale viene sospeso ogni diritto". Le associazioni propongono anche di attrezzare l'ex aeroporto militare di Comiso a centro di accoglienza, e vorrebbero che Catania adottasse Marina e la madre Lejla, divenute ormai simbolo del maxi-sbarco. Ieri la bimba nata a bordo della "Monica" durante le concitate fasi dell'aggancio da parte della guardia di finanza, ha ricevuto tanti doni in ospedale; sta bene, come la madre. Restano ricoverate come un'altra ventina di passeggeri. Il più grave è un bimbo di circa 4 anni, denutrito, che per alcune ore sembrava essere stato abbandonato dai genitori. Solo nella serata di ieri si è scoperto che la mamma è ricoverata in un altro ospedale etneo, il resto della famiglia invece è in Puglia.