20 Marzo 2002
 
 
Un campo poco accogliente
Dopo lo sbarco a Catania, il trasferimento notturmo a Bari. Gli oltre 900 kurdi da ieri sono ospitati nella roulottopoli fatiscente allestita nell'aeroporto militare. Chiederanno asilo politico ' - GIUSEPPE ROLLI

LBARI

odissea che hanno vissuto in mare non è bastata. Ne hanno dovuta vivere un'altra. Questa volta via terra. Gli 892 profughi kurdi iracheni, sbarcati lunedì a Catania dalla motonave "Monica", sono stati fatti salire nella notte su 19 autobus e trasportati nel campo di accoglienza di Bari. Più che una vera struttura di accoglienza, si tratta per la verità di una fatiscente roulottopoli collocata all'interno dell'aeroporto militare di Palese, già usata durante la guerra del Kosovo per i profughi che giungevano sulle coste salentine, "fuori servizio" ormai da moltissimi mesi.
Il carico umano era atteso per le prime ore di ieri mattina, ma per "motivi di sicurezza" ha varcato i cancelli del campo, circondati di filo spinato, soltanto nel pomeriggio. L'autocolonna dei pullman, seguita da jeep militari e ambulanze a lampeggianti accesi, ha impiegato quasi cinque ore per attraversare lo stretto di Messina. Sui traghetti, infatti, sono stati fatti salire solo 5 autobus alla volta. Dopodiché la carovana di profughi - tra cui 361 bambini, alcuni dei quali piccolissimi - hanno risalito lentamente per tutta la notte la Calabria, quasi a passo d'uomo, scortati da un'eccezionale dispiegamento di mezzi della polizia (due per ogni pullman).
A Catania sono rimasti soltanto coloro che sono stati ricoverati negli ospedali cittadini per motivi di salute. Con loro Leila, la giovane donna che ha partorito una bambina a bordo della "Monica", e il bambino di 4 anni ricoverato dopo lo sbarco per un grave stato di denutrizione.
Quando gli autobus hanno sfilato davanti al centro di accoglienza barese, i passeggeri avevano sguardi stanchi e impauriti, soprattutto i bambini in braccio alle loro mamme. Ai giornalisti non è stato permesso l'accesso all'aeroporto militare, per "non interferire con il lavoro dei trenta operatori della Croce rossa impegnati nella preparazione dei pasti e nell'accomodamento delle vecchie roulottes", che sono circa cinquecento.
I kurdi soggiorneranno nel campo "non meno di tre mesi", fanno sapere alcuni funzionari di polizia. Si spera in condizioni diverse da quelle riservate ai profughi della guerra del Kosovo. In quel periodo furono molte le associazioni di volontariato che protestarono duramente contro il governo per la gestione prefettizia e paramilitare esercitata all'interno dell'aeroporto barese. A scatenare le proteste fu l'assenza di servizi primari come l'acqua corrente (che veniva trasportata settimanalmente con autocisterne).
Facendo riferimento proprio alla passata esperienza, Nichi Vendola, parlamentare barese di Rifondazione comunista, non risparmia critiche al governo "sul metodo seguito per il trasferimento dei profughi da Catania a Bari e sulla decisione stessa di trasferire in questa squallida struttura di non accoglienza le vittime di uno dei traffici criminali più odiosi come quello degli esseri umani. Queste persone - dice Vendola - vengono considerate alla stregua dei malviventi. inutile girare attorno ai problemi: in Italia è in corso una sistematica violazione dei diritti dell'uomo e sono in gioco ogni giorno la qualità e le garanzie di uno stato di diritto".
Intanto una delegazione dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Acnur), guidata dalla portavoce Laura Boldrini, è giunta a Palese per incontrare i profughi che, appena arrivati nel campo, sono stati sottoposti a identificazione. Dovrebbero fare domanda di asilo politico, ma ieri, nel campo d'accoglienza, nulla era stato ancora predisposto dalla prefettura. La denuncia è di Azad, associazione di solidarietà con il popolo kurdo, che parla di "grave violazione dei diritti dei profughi. Con l'avvio delle pratiche della loro identificazione - accusa - non si sta permettendo la presentazione delle domande di asilo politico".