19 Marzo 2002
 
 
Le misure speciali di Scajola
LUCA FAZIO


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Espiacevole sentir dire a un ministro degli interni "ho dichiarato lo stato d'emergenza". Se poi si chiama Scajola, fa ancora più impressione e poco importa se magari si tratta dell'ennesimo proclama propagandistico. "Il provvedimento - ha detto Scajola da New York - sarà portato all'esame del consiglio dei ministri, affinchè si dotino i prefetti di tutti i poteri necessari ed eccezionali per gestire questo flusso che ci preoccupa in maniera particolare".
E così anche il ministro Scajola, con l'approssimarsi della bella stagione, scopre Lamerica e si rende conto che non basta certo una legge, ancorché pessima come la Bossi-Fini, per arginare un fenomeno come la migrazione. Il problema esiste, e per il governo potrebbe diventare anche un problema di immagine, visto che si è vantato di aver espulso un gran numero di "clandestini" e di aver militarizzato le coste. Con quali risultati, è sotto gli occhi di tutti.
Il ministro, tanto per non smentire la sua verve poliziesca, e per far imbestialire quel "provinciale" di Bossi (parole sue), ha detto che quella nave fin dal 12 marzo era nel mirino dell'intelligence, "perché avrebbero potuto essersi imbarcati anche interessanti criminali". Dopodiché, ha ammesso Scajola, tanto per replicare al provinciale, "a bordo ci sono persone che stanno scappando dal dittatore iracheno e abbiamo il dovere di garantire l'asilo ai perseguitati". Troppo buono per essere vero.
Ma allora, il caritatevole Scajola, di quali "poteri straordinari" parla? La domanda non è peregrina considerando l'alto tasso di razzismo presente in diversi esponenti della maggioranza, compresi quelli mascherati da "colomba". Per il ministro degli interni si tratterebbe di far fronte a una duplice esigenza, "quella di garantire sia la prima accoglienza, sia l'espulsione quando è necessario". Secondo le prime vaghe precisazioni del Viminale, lo stato di emergenza - provvedimento che già nel `93 fu adottato dal centrosinistra e si risolse con lo snellimento delle procedure per adattare strutture provvisorie - darà ai prefetti "poteri eccezionali" per organizzare centri di accoglienza e "per fronteggiare eventuali nuovi sbarchi".
Un provvedimento necessario, secondo il sottosegretario agli interni Antonio D'Alì, "perché servono mezzi straordinari per riuscire a fronteggiare un fenomeno che già nei primi tre mesi di quest'anno ha segnato un esponenziale incremento: in Sicilia, infatti, siamo già oltre i 3000 sbarchi contro un totale di 5000 arrivi che si sono verificati nel 2001". La cosa più probabile è che presto in Sicilia sorgeranno non meglio precisate e più capienti strutture di "accoglienza" in cui rinchiudere gli stranieri: più o meno quello che sta già succedendo, ma su larga scala.
Piero Fassino (Ds), con l'aria di chi certe gatte le ha dovute pelare quando era al governo, è perplesso ma non si scandalizza per lo stato di emergenza: "E' libero di farlo, l'importante è che questo tema venga affrontato con ragione e equilibrio e non con i proclami". Pietro Folena (Ds) è meno conciliante e parla di "spettacolo penoso". Giusto Catania, segretario regionale del Prc siciliano, non vede altra scelta se non quella di avviare una vera politica di accoglienza e accusa di sciaguratezza la legge Bossi-Fini. "E' disumano che i disperati approdati a Catania, fuggiti dalla fame e dalla guerra - aggiunge - siano rinchiusi nei cosiddetti centri di permamenza temporanea, veri e propri lager di stato, in attesa di essere rispediti a casa". Il presidente dei Verdi, Alfondo Pecoraro Scanio, commenta lo stato di emergenza dicendo che si tratta "dell'ammissione del fallimento di questo governo". Un invito a non drammatizzare gli sbarchi è venuto da Alfredo Maria Garsia, vescovo di Caltanisetta e presidente della fondazione Migrantes: "Da una parte non mi sembra il caso di drammatizzare perché non si tratta di una catastrofe naturale ma di un massiccio gruppo di persone da curare, dall'altra è comprensibile che si sia decretato lo stato di emergenza perché è lo sbarco più massiccio conosciuto sulle nostre coste".