15 Marzo 2002
 
 
Molto rumore per una fontanella
Cosa fanno i comuni e la regione Campania per i braccianti immigrati
AN. SCI. - EBOLI

Cosa può fare e cosa sta facendo la politica per gli immigrati di San Nicola Varco e della Piana del Sele? Fino a oggi, tutto quello che si è riusciti a fare - davvero pochissimo - tra le proteste dei cittadini, è stato portare una fontanella nel campo-stalla che ospita 300 persone senza acqua, luce e servizi igienici. Una spesa di 18 milioni di lire di cui si è fatta carico l'amministrazione comunale di Eboli, guidata dal sindaco Gerardo Rosania (Rifondazione comunista). Molte persone per cui questi immigrati lavorano, e per cui producono fior di quattrini a fronte di una magra retribuzione, si sono ribellate contro la fontanella, protestando perché il Comune dava l'acqua agli immigrati, "fomentati -spiega il sindaco - dall'intransigenza razzista di Forza Italia e An".
I raccoglitori, a parte i campi "autorganizzati" di San Nicola Varco e dell'Apof, hanno occupato vari casolari di campagna - tutti ugualmente senza luce, acqua e servizi igienici - o affittano per circa 50 euro al mese un posto letto in strutture rimesse in sesto alla buona dai padroni locali: ex supermercati, residence sulla costa ormai abbandonati, addirittura un vecchio spogliatoio annesso a un campetto di calcio. E' chiaro che quanto più vivono in una condizione di precarietà, tanto più i raccoglitori sono ricattabili dagli imprenditori locali, per i quali oltretutto sono assolutamente necessari. "Il complesso si San Nicola Varco - spiega il sindaco - è di proprietà del ministero delle Politiche agricole. Doveva diventare un mercato ortofrutticolo, sono stati già spesi 35 miliardi per non farne nulla. Noi vorremmo che fosse assegnato alla Regione o al Comune, in modo da poterlo ristrutturare e riconsegnare alla città. Gli immigrati, non dovrebbero più essere costretti a vivere in questi grandi accampamenti: una soluzione potrebbe essere quella di riservare degli incentivi pubblici ai privati, magari agli stessi imprenditori, perché ristrutturino i propri casolari e li affittino agli stessi raccoglitori. Sarebbe pure un modo di indurli a fare contratti regolari e quindi, finalmente, di permettere a questi lavoratori di avere anche un permesso di soggiorno e tutti gli altri diritti".
In Campania è stato avviato a proposito il "Progetto Eboli", insieme ad altri analoghi progetti per gli immigrati nell'Agro Nocerino e a Castel Volturno. Fanno parte della programmazione avviata da Adriana Buffardi, asessore regionale alle Politiche sociali. "Sono finanziati dalla Regione - spiega il coordinatore tecnico operativo Andrea Mormiroli - ma vengono da una concertazione con gli enti locali e il terzo settore. In pratica, si evitano i finanziamenti a pioggia perché i comuni presentano dei progetti legati alle effettive esigenze del luogo: a Eboli, ad esempio, sarà aperto un centro diurno con uno sportello lavoro per gli immigrati, finanziato con 357 milioni, e saranno attivate tre nuove linee di autobus (90 milioni), per favorirli negli spostamenti, soprattutto verso il posto di lavoro. E' un modo, se vogliamo, anche simbolico per combattere la piaga del caporalato". E la casa? "Ancora non ci sono stati proposti progetti specifici per l'emergenza abitativa, ma la Regione sembra propensa all'idea degli incentivi: ad esempio si potrebbe chiedere agli imprenditori agricoli di fornire l'alloggio agli immigrati in cambio di corsi di formazione finanziati dalla Regione". Le programmazioni e i progetti, insomma, sono avviati, e ci sono già i primi stanziamenti. Ma agli immigrati non bastano le carte bollate.