Molto rumore per una
fontanella Cosa fanno i comuni e la regione Campania per i
braccianti immigrati AN. SCI. - EBOLI
Cosa può fare e cosa sta facendo la politica
per gli immigrati di San Nicola Varco e della Piana del Sele?
Fino a oggi, tutto quello che si è riusciti a fare - davvero
pochissimo - tra le proteste dei cittadini, è stato portare
una fontanella nel campo-stalla che ospita 300 persone senza
acqua, luce e servizi igienici. Una spesa di 18 milioni di
lire di cui si è fatta carico l'amministrazione comunale di
Eboli, guidata dal sindaco Gerardo Rosania (Rifondazione
comunista). Molte persone per cui questi immigrati lavorano, e
per cui producono fior di quattrini a fronte di una magra
retribuzione, si sono ribellate contro la fontanella,
protestando perché il Comune dava l'acqua agli immigrati,
"fomentati -spiega il sindaco - dall'intransigenza razzista di
Forza Italia e An". I raccoglitori, a parte i campi
"autorganizzati" di San Nicola Varco e dell'Apof, hanno
occupato vari casolari di campagna - tutti ugualmente senza
luce, acqua e servizi igienici - o affittano per circa 50 euro
al mese un posto letto in strutture rimesse in sesto alla
buona dai padroni locali: ex supermercati, residence sulla
costa ormai abbandonati, addirittura un vecchio spogliatoio
annesso a un campetto di calcio. E' chiaro che quanto più
vivono in una condizione di precarietà, tanto più i
raccoglitori sono ricattabili dagli imprenditori locali, per i
quali oltretutto sono assolutamente necessari. "Il complesso
si San Nicola Varco - spiega il sindaco - è di proprietà del
ministero delle Politiche agricole. Doveva diventare un
mercato ortofrutticolo, sono stati già spesi 35 miliardi per
non farne nulla. Noi vorremmo che fosse assegnato alla Regione
o al Comune, in modo da poterlo ristrutturare e riconsegnare
alla città. Gli immigrati, non dovrebbero più essere costretti
a vivere in questi grandi accampamenti: una soluzione potrebbe
essere quella di riservare degli incentivi pubblici ai
privati, magari agli stessi imprenditori, perché ristrutturino
i propri casolari e li affittino agli stessi raccoglitori.
Sarebbe pure un modo di indurli a fare contratti regolari e
quindi, finalmente, di permettere a questi lavoratori di avere
anche un permesso di soggiorno e tutti gli altri
diritti". In Campania è stato avviato a proposito il
"Progetto Eboli", insieme ad altri analoghi progetti per gli
immigrati nell'Agro Nocerino e a Castel Volturno. Fanno parte
della programmazione avviata da Adriana Buffardi, asessore
regionale alle Politiche sociali. "Sono finanziati dalla
Regione - spiega il coordinatore tecnico operativo Andrea
Mormiroli - ma vengono da una concertazione con gli enti
locali e il terzo settore. In pratica, si evitano i
finanziamenti a pioggia perché i comuni presentano dei
progetti legati alle effettive esigenze del luogo: a Eboli, ad
esempio, sarà aperto un centro diurno con uno sportello lavoro
per gli immigrati, finanziato con 357 milioni, e saranno
attivate tre nuove linee di autobus (90 milioni), per
favorirli negli spostamenti, soprattutto verso il posto di
lavoro. E' un modo, se vogliamo, anche simbolico per
combattere la piaga del caporalato". E la casa? "Ancora non ci
sono stati proposti progetti specifici per l'emergenza
abitativa, ma la Regione sembra propensa all'idea degli
incentivi: ad esempio si potrebbe chiedere agli imprenditori
agricoli di fornire l'alloggio agli immigrati in cambio di
corsi di formazione finanziati dalla Regione". Le
programmazioni e i progetti, insomma, sono avviati, e ci sono
già i primi stanziamenti. Ma agli immigrati non bastano le
carte bollate.
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