14 Marzo 2002
 
 
News usa e getta
Il Globo licenzia tutti i dipendenti in sciopero. I giornalisti insorgono
FRANCESCA PILLA

Il Globo - giornale in doppia versione, telematica e cartacea, in distribuzione gratuita nelle metropolitane romane - l'ha fatta grossa: ha licenziato in tronco tutti i giornalisti che hanno scioperato in solidarietà con alcuni dipendenti extracomunitari cui era stato rifiutato il compenso per il lavoro svolto. Un esempio di lotta di classe dagli esiti prevedibili: i padroni non dimenticano e colpiscono duro chi osa alzare la testa.
Tutto inizia martedì 5 marzo, quando 6 addetti alla distribuzione si presentano in redazione per chiedere il pagamento dovuto, in arretrato da 5 mesi. Una somma ritenuta però troppo "esosa" per la testata, attualmente in difficoltà economiche: 400.000 lire a testa. Ai dipendenti - tutti extracomunitari (tra cui iraniani e kurdi in Italia, con l'asilo politico) - viene negato ogni riconoscimento, e dopo un intero pomeriggio di anticamera, quando iniziano a protestare per il trattamento ricevuto, l'amministrazione chiama le forze dell'ordine e li fa portare via di forza, in questura. I giornalisti presenti, indignati per il comportamento dei "capi" e preoccupati anche per le proprie sorti, presentano al direttore una lettera di protesta e indicono uno sciopero di 24 ore. Al loro ritorno la "bella sorpresa": 11 lettere di licenziamento per tutti i dipendenti. Motivo? Abbandono del posto di lavoro. Ma i giornalisti non ci stanno e denunciano il comportamento illegale della testata. Sono mesi, infatti, che lavorano in redazione senza percepire lo stipendio; molti hanno lavorato anche senza contratto. L'amministrazione si difende: "Abbiamo firmato a tutti contratti di collaborazione, di praticantato e redattore ordinario", spiega Piero Spigarelli, direttore del quotidiano. Ma i dipendenti incalzano: "abbiamo lavorato per mesi come matti per riuscire a far decollare il giornale, senza avere nessun riconoscimento - tutti gli articoli erano rigorosamente non firmati (ndr) - e nemmenoil rimborso-spese. I contratti arrivano troppo tardi".
Un tira e molla che finirà presto in tribunale. Anche Bruno Tucci, presidente dell'ordine dei giornalisti di Lazio e Molise, ha riscontrato irregolarità nel comportamento dell'amministrazione e intende aprire una vertenza nei confronti de Il Globo. Per Carmine Castoro, uno dei pochi giornalisti con contratto da redattore ordinario, la situazione era insostenibile: "agli stagisti venivano imposti turni di notte e straordinari che non erano assolutamente nei loro compiti; per mesi, in molti, abbiamo lavorato senza vedere una lira e senza nessuna garanzia. E' gravissimo che abbiano firmato contratti di collaborazione postdatati al primo maggio".
Intanto, sul problema dei distributori non pagati, l'amministrazione non risponde, mentre nega su tutti i fronti di aver utilizzato lavoro in nero. E sul licenziamento improvviso di tutta la forza-lavoro? Il direttore de Il Globo rivendica la giusta causa e sottolinea che i giornalisti "hanno fatto una cavolata, sono dei ragazzi e devono imparare a crescere. Ci sono i diritti, ma ci sono soprattutto i doveri". Castoro controbatte: "Tutti noi, quel 5 marzo, ci siamo trovati di fronte una situazione che ha dell'incredibile. Scene violente, con l'irruzione in redazione delle forze dell'ordine. Quello non era più un luogo di lavoro. Ci siamo sentiti in dovere di solidarizzare con i dipendenti della distribuzione e a far valere i nostri diritti di lavoratori".
Eugenio è uno dei giornalisti che dopo aver lavorato per 6 mesi, prima come stagista poi in nero, ha ottenuto dal primo febbraio un contratto da praticante, ma dopo oltre un mese non ha ancora ricevuto lo stipendio, né sono stati versati i contributi almeno per "quei 30 giorni in legalità". "Ci siamo già rivolti al sindacato - spiega- e siamo pronti ad andare in tribunale". Con loro ci sarà anche Monica, una stagista che invece del milione mensile promesso come rimborso-spese, ha ricevuto un assegno di 900.000 per un trimestre. Sorpreesa: l'assegno è stato protestato e a distanza di 30 giorni l'amministrazione si guarda bene dal versare la somma che aveva ritenuto un "compenso adeguato". Normale amministrazione? Forse no.