03 Marzo 2002
 
 
Trapani, lager vietati agli operatori sociali

Le ragazze nigeriane sono state rispedite a Lagos venerdě: secondo i dati del Vimanle, 126 da Malpensa e 35 da Fiumicino. Ma le proteste continuano. L'associazione Senzaconfine e Rifondazione comunista hanno denunciato i pericoli che corrono, in quel paese, le donne musulmane rimpatriate con il marchio d'infamia della prostituzione: rischiano il carcere e perfino la lapidazione. E la polizia ha risposto che le nigeriane che hanno chiesto asilo politico - 27 a Milano e 15 al centro di permanenza Vulpitta di Trapani - sono rimaste in Italia. Ma il problema č un altro: Senzaconfine afferma che a molte delle donne trattenute nei centri di permanenza viene impedito, di fatto, di richiedere l'asilo politico. E una testimonianza da Trapani conferma che alle immigrate rinchiuse nel centro Vulpitta, nei giorni scorsi, č stato impedito ogni contatto con le associazioni indipendenti, ovvero con gli operatori capaci di suggerire soluzioni a persone che spesso non parlano italiano, quasi sempre sono terrorizzate e a volte non sanno neppure cosa sia l'asilo politico. "Le donne che hanno fatto richiesta erano, per loro fortuna, minimamente organizzate. Ma noi non abbiamo potuto incontrarle - racconta Valeria Bertolino del coordinamento delle associazioni per la pace, un'operatrice ammessa al centro trapanese in virtů di un'ordinanza del prefetto - Stavolta non mi hanno fatto entrare, queste donne hanno parlato solo con la polizia". Le regole, insomma, cambiano ancor prima dell'entrata in vigore della legge Bossi-Fini.

(a. man.)