Trapani, lager vietati agli
operatori sociali
Le ragazze nigeriane sono state rispedite a
Lagos venerdě: secondo i dati del Vimanle, 126 da Malpensa e
35 da Fiumicino. Ma le proteste continuano. L'associazione
Senzaconfine e Rifondazione comunista hanno denunciato i
pericoli che corrono, in quel paese, le donne musulmane
rimpatriate con il marchio d'infamia della prostituzione:
rischiano il carcere e perfino la lapidazione. E la polizia ha
risposto che le nigeriane che hanno chiesto asilo politico -
27 a Milano e 15 al centro di permanenza Vulpitta di Trapani -
sono rimaste in Italia. Ma il problema č un altro:
Senzaconfine afferma che a molte delle donne trattenute nei
centri di permanenza viene impedito, di fatto, di richiedere
l'asilo politico. E una testimonianza da Trapani conferma che
alle immigrate rinchiuse nel centro Vulpitta, nei giorni
scorsi, č stato impedito ogni contatto con le associazioni
indipendenti, ovvero con gli operatori capaci di suggerire
soluzioni a persone che spesso non parlano italiano, quasi
sempre sono terrorizzate e a volte non sanno neppure cosa sia
l'asilo politico. "Le donne che hanno fatto richiesta erano,
per loro fortuna, minimamente organizzate. Ma noi non abbiamo
potuto incontrarle - racconta Valeria Bertolino del
coordinamento delle associazioni per la pace, un'operatrice
ammessa al centro trapanese in virtů di un'ordinanza del
prefetto - Stavolta non mi hanno fatto entrare, queste donne
hanno parlato solo con la polizia". Le regole, insomma,
cambiano ancor prima dell'entrata in vigore della legge
Bossi-Fini.
(a. man.)
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