02 Marzo 2002
 
 
"Siamo delusi"
BOSSI-FINI L'Acnur e la Caritas criticano la legge
CI. GU. - ROMA

Un giudizio netto quello della Caritas sul disegno di legge Bossi-Fini approvato giovedì dal senato: "La legge non salvaguarda i diritti e i doveri della persona immigrata ma considera l'immigrato solo come un lavoratore temporaneo necessario e utile all'azienda-Italia". Parole di don Giancarlo Perego, responsabile dell'area nazionale della Caritas, che ieri ha commentato il testo di legge sul Servizio informazione religiosa promosso dalla Cei. Per questo chiede che alla camera, dove il ddl dovrebbe approdare ad aprile, di porre maggiore attenzione ai temi "dei minori, dei rifugiati, della regolarizzazione di tutto il mondo del lavoro nero, non solo delle colf". Una risposta esauriente a chi, come D'Onofrio del Cdu, sbandiera le aperture del quotidiano "Avvenire" lasciando intendere una complicità del mondo cattolico con l'indirizzo del governo in materia di immigrazione.
Qualche perplessità viene anche da Confindustria che chiede "maggiore flessibilità" soprattutto nel rapporto con le realtà locali nonostante consideri intoccabile la loro gestione centralizzata. Lo ha dichiarato Guidalberto Guidi, consigliere incaricato di Confindustria per le relazioni industriali. "Non intendo suggerire nulla ai sentaori", ha specificato Guidi, confermando la nuova linea di Confindustria, molto più "soft" che nella passata legislatura. Ma i toni pacati di Guidi vengono azzerati dai toni ben più decisi del governatore della Lombardia, Formigoni, e del presidente degli industriali del Veneto, Rossi-Luciani per i quali la legge va benissimo ma pretendono sia riconosciuto potere maggiore alle regioni nella gestione dei flussi migratori.
Inequivocabile il giudizio dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Acnur): "Siamo rimasti molto delusi - commenta Laura Boldrini dell'Acnur - abbiamo consigliato emendamenti affinché la parte della legge sull'asilo politico sia conforme agli standard minimi per la tutela dei rifugiati. Purtroppo sono stati ignorati". Intanto l'opposizione, compatta, promette battaglia alla camera dei deputati, ma è sempre più evidente che il governo non aspetta il nulla osta del parlamento per inasprire le politiche migratorie. Dopo le retate dei giorni scorsi ieri sono state rimpatriate altre 127 ragazze nigeriane. Delle 35 rinchiuse fino a qualche giorno fa nel cpt di Trapani, e per cui il Forum sociale sicilaino ha ingaggiato una dura battaglia, 15 si sono "salvate" chiedendo asilo politico, ha dichiarato il Viminale. Per tutte le altre, però, il rimpatrio è stato imposto nonostante esista un articolo della legge 40 che permette la regolarizzazione delle prostitute che dichiarino di voler uscire dal circuito di sfruttamento. L'Arci, intanto, lancia una campagna per illustrare agli immigrati "le conseguenze sulla loro esistenza del ddl Bossi-Fini e gli strumenti con cui difendersi".