01 Marzo 2002
 
 
Gli schiavi di Casa Bossi-Fini
Il senato approva il ddl sull'immigrazione: il permesso di soggiorno diventa un contratto. Meno diritti, più espulsioni, più carceri -----LUCA FAZIO


Con 153 voti favorevoli e 96 contrari, il senato ha approvato la nuova legge sull'immigrazione. Una legge che reggendosi sul contratto di lavoro come unico requisito per poter ottenere il permesso di soggiorno non è improprio definire di tipo schiavista. "Il governo ha creato un mostro giuridico e non è capace di analizzare il fenomeno migratorio - dice Stefano Boco (Verdi) - e infatti non c'è traccia di umanità né di regole chiare e certe per il mondo produttivo. La verità è che si è solo voluto rispondere a un capriccio padano. Raccoglieremo le firme per abrogare norme illegittime". Per Gavino Angius (Ds) si tratta di una "legge cinica e feroce non degna di un paese civile".
Ora la discussione passerà alla camera dove Ulivo e Prc avranno tempo fino ad aprile per rimettersi in gioco e modificare l'impianto xenofobo della legge; facendo leva sulle mobilitazioni antirazziste, sulla manifestazione nazionale della Cgil del 23 marzo che vedrà protagonisti molti lavoratori stranieri, ma anche su quell'area scontenta del Polo che ha ceduto alle derive razziste di Lega e An. "La maggioranza ha approvato una pessima modifica della legge sull'immigrazione - spiega Livia Turco (Ds) - per questo ci rivolgiamo al volontariato, alla chiesa, agli imprenditori, ai giuristi, ai cittadini perché ci aiutino e convincano quella parte più consapevole della maggioranza ad avere il coraggio di sottrarsi al diktat di Bossi".
Per la quasi totalità dei senatori del Polo, forti anche del fatto che la cosiddetta "società civile" mai ha sentito l'urgenza di lottare per i diritti dei migranti, l'approvazione della legge Bossi-Fini fin da subito è diventata una questione di principio identitario. Tanto è vero che anche il provvedimento più "umano", la tanto sbandierata quanta falsa "sanatoria" per le colf, è stato stravolto in extremis dall'ennesimo giro di vite. Ciascuna famiglia infatti potrà assumere "solo" una collaboratrice domestica accollandosi non più l'onere di tre mesi di contributi ma un generico "contributo forfettario"; in più, il permesso di soggiorno dovrà essere rinnovato ogni anno e la famiglia "abbandonata" dalla colf dovrà segnalarne la "fuga" al posto di polizia. Questi cinque mesi di discussione in senato sono serviti anche per introdurre altri peggioramenti a una legge che già si prefigurava pericolosamente razzista. L'uso di navi militari per bloccare in mare aperto il trasporto di immigrati "clandestini" (come ai "bei tempi" dello speronamento omicida della Kater I Rades), o la limitazione al 5% della quota di case popolari riservate agli stranieri. Anche il senatore del Polo D'Onofrio (Udc), ammettendo che qualcosa di meglio è ancora possibile fare, si è spinto ad azzardare la necessità di "regolarizzare non solo le colf ma anche altri lavoratori immigrati". Stranamente, è la medesima proposta fatta da Massimo Todisco dell'Osservatorio di Milano: "Bisogna estendere la sanatoria per le colf ai 150 mila stranieri privi di permesso che lavorano in nero".
E' restata invece immutata la norma capestro che regolerà l'ingresso in Italia. Gli stranieri potranno entrare solo se ci sarà un datore di lavoro disposto ad assumerli senza averli mai visti in faccia, e perderanno il diritto a restare qualora venissero licenziati; ogni due anni (uno per chi lavora a tempo determinato) dovranno sottoporsi alla trappola del rinnovo del permesso di soggiorno. In altre parole, un contrasto con il padrone potrebbe voler dire non solo perdere il lavoro ma anche il diritto di cittadinanza (altro che articolo 18). Ma non per questo la nuova legge raccoglie il consenso delle categorie imprenditoriali che impiegano manodopera straniera. Perplessa la Confederazione italiana agricoltori, irritata la Confederaziona nazionale artigiani, scettica anche la Coldiretti.
Da brividi, poi, i capitoli relativi alle espulsioni e all'asilo politico; se non altro perché, visti i numeri, per poterli rispettare bisognerebbe pianificare una sorta di carcerazione di massa. L'espulsione coatta sarà sempre eseguita con accompagnamento alla frontiera e lo straniero non potrà più ricorrere al Tar: l'espulsione sarà sempre e immediatamente esecutiva. Il governo Berlusconi ha già messo in cantiere la costruzione di dieci nuovi centri di detenzione, da finanziare con i contributi versati degli stranieri che intendono lasciare l'Italia (e la permanenza massima nei centri è stata portata da uno a due mesi).
Sulla carta non è stato introdotto il reato di immigrazione clandestina, ma di fatto per chi rientra illegalmente in Italia è prevista la detenzione da 6 mesi fino a 4 anni.
Infine, per i richiedenti asilo, "per tutto il tempo necessario alla loro identificazione", si apriranno le porte di non meglio definite "strutture di accoglienza", con le sbarre alle finestre. "L'atteggiamento vessatorio nei confronti dei profughi - commenta il senatore Tommaso Sodano (Prc) - è rivoltante. Chi avrebbe il diritto sacrosanto all'asilo è sistematicamente già respinto alle frontiere".
I "familisti" ultracattolici del Polo hanno concesso poco anche in materia di ricongiungimenti familiari. La legge Bossi-Fini limita il ricongiungimento ai soli figli minorenni e, in teoria, ai genitori: purchè non abbiano altri figli che vivono nel paese d'origine. Intanto, come se non bastasse, oltre che dal senato pessime notizie arrivano anche dalla Cassazione: da ieri solo le coppie miste sposate possono evitare il decreto di espulsione di uno dei due, i conviventi (anche con figli) si devono salutare.