Gli schiavi di Casa Bossi-Fini
Il senato approva il ddl
sull'immigrazione: il permesso di soggiorno diventa un
contratto. Meno diritti, più espulsioni, più carceri -----LUCA FAZIO
Con 153 voti favorevoli e 96 contrari, il
senato ha approvato la nuova legge sull'immigrazione. Una
legge che reggendosi sul contratto di lavoro come unico
requisito per poter ottenere il permesso di soggiorno non è
improprio definire di tipo schiavista. "Il governo ha creato
un mostro giuridico e non è capace di analizzare il fenomeno
migratorio - dice Stefano Boco (Verdi) - e infatti non c'è
traccia di umanità né di regole chiare e certe per il mondo
produttivo. La verità è che si è solo voluto rispondere a un
capriccio padano. Raccoglieremo le firme per abrogare norme
illegittime". Per Gavino Angius (Ds) si tratta di una "legge
cinica e feroce non degna di un paese civile". Ora la
discussione passerà alla camera dove Ulivo e Prc avranno tempo
fino ad aprile per rimettersi in gioco e modificare l'impianto
xenofobo della legge; facendo leva sulle mobilitazioni
antirazziste, sulla manifestazione nazionale della Cgil del 23
marzo che vedrà protagonisti molti lavoratori stranieri, ma
anche su quell'area scontenta del Polo che ha ceduto alle
derive razziste di Lega e An. "La maggioranza ha approvato una
pessima modifica della legge sull'immigrazione - spiega Livia
Turco (Ds) - per questo ci rivolgiamo al volontariato, alla
chiesa, agli imprenditori, ai giuristi, ai cittadini perché ci
aiutino e convincano quella parte più consapevole della
maggioranza ad avere il coraggio di sottrarsi al diktat di
Bossi". Per la quasi totalità dei senatori del Polo, forti
anche del fatto che la cosiddetta "società civile" mai ha
sentito l'urgenza di lottare per i diritti dei migranti,
l'approvazione della legge Bossi-Fini fin da subito è
diventata una questione di principio identitario. Tanto è vero
che anche il provvedimento più "umano", la tanto sbandierata
quanta falsa "sanatoria" per le colf, è stato stravolto in
extremis dall'ennesimo giro di vite. Ciascuna famiglia infatti
potrà assumere "solo" una collaboratrice domestica
accollandosi non più l'onere di tre mesi di contributi ma un
generico "contributo forfettario"; in più, il permesso di
soggiorno dovrà essere rinnovato ogni anno e la famiglia
"abbandonata" dalla colf dovrà segnalarne la "fuga" al posto
di polizia. Questi cinque mesi di discussione in senato sono
serviti anche per introdurre altri peggioramenti a una legge
che già si prefigurava pericolosamente razzista. L'uso di navi
militari per bloccare in mare aperto il trasporto di immigrati
"clandestini" (come ai "bei tempi" dello speronamento omicida
della Kater I Rades), o la limitazione al 5% della quota di
case popolari riservate agli stranieri. Anche il senatore del
Polo D'Onofrio (Udc), ammettendo che qualcosa di meglio è
ancora possibile fare, si è spinto ad azzardare la necessità
di "regolarizzare non solo le colf ma anche altri lavoratori
immigrati". Stranamente, è la medesima proposta fatta da
Massimo Todisco dell'Osservatorio di Milano: "Bisogna
estendere la sanatoria per le colf ai 150 mila stranieri privi
di permesso che lavorano in nero". E' restata invece
immutata la norma capestro che regolerà l'ingresso in Italia.
Gli stranieri potranno entrare solo se ci sarà un datore di
lavoro disposto ad assumerli senza averli mai visti in faccia,
e perderanno il diritto a restare qualora venissero
licenziati; ogni due anni (uno per chi lavora a tempo
determinato) dovranno sottoporsi alla trappola del rinnovo del
permesso di soggiorno. In altre parole, un contrasto con il
padrone potrebbe voler dire non solo perdere il lavoro ma
anche il diritto di cittadinanza (altro che articolo 18). Ma
non per questo la nuova legge raccoglie il consenso delle
categorie imprenditoriali che impiegano manodopera straniera.
Perplessa la Confederazione italiana agricoltori, irritata la
Confederaziona nazionale artigiani, scettica anche la
Coldiretti. Da brividi, poi, i capitoli relativi alle
espulsioni e all'asilo politico; se non altro perché, visti i
numeri, per poterli rispettare bisognerebbe pianificare una
sorta di carcerazione di massa. L'espulsione coatta sarà
sempre eseguita con accompagnamento alla frontiera e lo
straniero non potrà più ricorrere al Tar: l'espulsione sarà
sempre e immediatamente esecutiva. Il governo Berlusconi ha
già messo in cantiere la costruzione di dieci nuovi centri di
detenzione, da finanziare con i contributi versati degli
stranieri che intendono lasciare l'Italia (e la permanenza
massima nei centri è stata portata da uno a due
mesi). Sulla carta non è stato introdotto il reato di
immigrazione clandestina, ma di fatto per chi rientra
illegalmente in Italia è prevista la detenzione da 6 mesi fino
a 4 anni. Infine, per i richiedenti asilo, "per tutto il
tempo necessario alla loro identificazione", si apriranno le
porte di non meglio definite "strutture di accoglienza", con
le sbarre alle finestre. "L'atteggiamento vessatorio nei
confronti dei profughi - commenta il senatore Tommaso Sodano
(Prc) - è rivoltante. Chi avrebbe il diritto sacrosanto
all'asilo è sistematicamente già respinto alle
frontiere". I "familisti" ultracattolici del Polo hanno
concesso poco anche in materia di ricongiungimenti familiari.
La legge Bossi-Fini limita il ricongiungimento ai soli figli
minorenni e, in teoria, ai genitori: purchè non abbiano altri
figli che vivono nel paese d'origine. Intanto, come se non
bastasse, oltre che dal senato pessime notizie arrivano anche
dalla Cassazione: da ieri solo le coppie miste sposate possono
evitare il decreto di espulsione di uno dei due, i conviventi
(anche con figli) si devono salutare.
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