Lavoro nero, cresce a
sud Istat:
la metà degli irregolari nel Mezzogiorno. La più "virtuosa" è
l'Emilia AN. SCI. - ROMA
Il mondo "sommerso" del lavoro è sempre più
affollato in Italia: secondo i dati dell'Istat - riferiti al
1999 - i lavoratori irregolari ammontano a 3 milioni e mezzo
(per la precisione 3.486.000). Lo studio dell'Istat, che
annualmente fornisce il suo rapporto sul lavoro irregolare,
quest'anno si arricchisce per la prima volta delle stime
regionali. E il termine "irregolari" - bisogna anche precisare
- comprende non solo quelli che prestano - in tutto o in parte
- la propria opera in nero, ma anche tutti i lavoratori
stranieri non residenti e non registrati. E i grandi numeri -
come è facile aspettarsi - riguardano il Sud. Innanzitutto,
per focalizzare ancora meglio le dimensioni del fenomeno, un
dato per tutti: se gli occupati nel 1999 ammontano a 23
milioni e 112 mila unità. quei tre milioni e mezzo
rappresentano il 15,1% del totale. Insomma, oltre un
lavoratore su dieci è in nero. Cifre che raggiungono
dimensioni preoccupanti nel Sud, dove vivono in pratica quasi
la metà degli irregolari, ovvero un esercito di 1 milione e
451 mila lavoratori sommersi - e la percentuale sul totale,
analogamente, lievita al 22,6%, ovvero oltre due lavoratori su
10. A portare la "bandiera" del lavoro nero è, come già negli
anni passati, la Calabria, con il 27,8% degli irregolari.
Seguono la Campania (25,9%) e la Sicilia (24,1%). Il record
"buono", quello della regione con meno lavoro irregolare,
tocca invece all'Emilia Romagna (10,4%). Il settore con il
più alto tasso di irregolarità è quello agricolo; seguono le
costruzioni e i servizi. E proprio guardando all'agricoltura,
vengono fuori le cifre "da brivido" del Mezzogiorno: in
Calabria il 46,6%, in pratica la metà degli addetti, lavora in
nero. Sempre nel settore agricolo, si distinguono la Sicilia
(40,6%) e la Campania (39,9%). Fatta la media su tutto il Sud,
risulta un poco confortante 38,4%. L'industria in senso
stretto (il solo manifatturiero senza le costruzioni),
registra uno dei dati più bassi: "solo" il 5,7% di media
nazionale. Contando le costruzioni, però, il dato risale: al
Sud, è irregolare il 28,8% degli edili, al Nord il 10,7%.
L'Emilia Romagna, anche in questo caso, ha il dato più basso
(2,1%). Interessanti sono anche le cifre che riguardano i
servizi, dove le differenze tra Nord e Sud, seppur notevoli,
sono meno forti di quelle registrate in agricoltura ed
edilizia, basandosi il settore su un'organizzazione del lavoro
ancora molto frammentata e che rende il fenomeno mediamente
diffuso su tutto il territorio nazionale (in particolare nei
comparti degli alberghi e dei pubblici esercizi, del trasporto
in conto terzi e dei servizi domestici). Il Mezzogiorno si
attesta su un 21,2% di irregolari, mentre il Nord si aggira
intorno al 14% e il centro al 17%. La regione con il tasso di
irregolarità più elevato nel settore dei servizi è la Campania
(25,9%), mentre quella con il tasso più basso (ma comunque in
sé abbastanza alto) è ancora una volta l'Emilia Romagna
(13,3%). Per quanto riguarda la crescita del lavoro nero dal
1995 al 1999, infine, il maggior aumento si è registrato nel
Sud, e in particolare in Sardegna, Sicilia, Basilicata e
Campania.
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