01 Marzo 2002
 
 
Lavoro nero, cresce a sud
Istat: la metà degli irregolari nel Mezzogiorno. La più "virtuosa" è l'Emilia
AN. SCI. - ROMA

Il mondo "sommerso" del lavoro è sempre più affollato in Italia: secondo i dati dell'Istat - riferiti al 1999 - i lavoratori irregolari ammontano a 3 milioni e mezzo (per la precisione 3.486.000). Lo studio dell'Istat, che annualmente fornisce il suo rapporto sul lavoro irregolare, quest'anno si arricchisce per la prima volta delle stime regionali. E il termine "irregolari" - bisogna anche precisare - comprende non solo quelli che prestano - in tutto o in parte - la propria opera in nero, ma anche tutti i lavoratori stranieri non residenti e non registrati. E i grandi numeri - come è facile aspettarsi - riguardano il Sud.
Innanzitutto, per focalizzare ancora meglio le dimensioni del fenomeno, un dato per tutti: se gli occupati nel 1999 ammontano a 23 milioni e 112 mila unità. quei tre milioni e mezzo rappresentano il 15,1% del totale. Insomma, oltre un lavoratore su dieci è in nero. Cifre che raggiungono dimensioni preoccupanti nel Sud, dove vivono in pratica quasi la metà degli irregolari, ovvero un esercito di 1 milione e 451 mila lavoratori sommersi - e la percentuale sul totale, analogamente, lievita al 22,6%, ovvero oltre due lavoratori su 10. A portare la "bandiera" del lavoro nero è, come già negli anni passati, la Calabria, con il 27,8% degli irregolari. Seguono la Campania (25,9%) e la Sicilia (24,1%). Il record "buono", quello della regione con meno lavoro irregolare, tocca invece all'Emilia Romagna (10,4%).
Il settore con il più alto tasso di irregolarità è quello agricolo; seguono le costruzioni e i servizi. E proprio guardando all'agricoltura, vengono fuori le cifre "da brivido" del Mezzogiorno: in Calabria il 46,6%, in pratica la metà degli addetti, lavora in nero. Sempre nel settore agricolo, si distinguono la Sicilia (40,6%) e la Campania (39,9%). Fatta la media su tutto il Sud, risulta un poco confortante 38,4%. L'industria in senso stretto (il solo manifatturiero senza le costruzioni), registra uno dei dati più bassi: "solo" il 5,7% di media nazionale. Contando le costruzioni, però, il dato risale: al Sud, è irregolare il 28,8% degli edili, al Nord il 10,7%. L'Emilia Romagna, anche in questo caso, ha il dato più basso (2,1%).
Interessanti sono anche le cifre che riguardano i servizi, dove le differenze tra Nord e Sud, seppur notevoli, sono meno forti di quelle registrate in agricoltura ed edilizia, basandosi il settore su un'organizzazione del lavoro ancora molto frammentata e che rende il fenomeno mediamente diffuso su tutto il territorio nazionale (in particolare nei comparti degli alberghi e dei pubblici esercizi, del trasporto in conto terzi e dei servizi domestici). Il Mezzogiorno si attesta su un 21,2% di irregolari, mentre il Nord si aggira intorno al 14% e il centro al 17%. La regione con il tasso di irregolarità più elevato nel settore dei servizi è la Campania (25,9%), mentre quella con il tasso più basso (ma comunque in sé abbastanza alto) è ancora una volta l'Emilia Romagna (13,3%). Per quanto riguarda la crescita del lavoro nero dal 1995 al 1999, infine, il maggior aumento si è registrato nel Sud, e in particolare in Sardegna, Sicilia, Basilicata e Campania.