24 Febbraio 2002
Clandestini come mucche
pazze Catania, sbarco di 371 cingalesi e immediata
deportazione a Crotone ANTONIO SCIOTTO
Sbarcati sulla costa siciliana dopo 40 giorni
di viaggio su una carretta del mare e deportati su un pullman,
per un viaggio di altre 12 ore verso Crotone. Trasportati come
mucche pazze, con un cartellino-etichetta spillato sui
vestiti, e senza un nome. E' questa l'accoglienza riservata
dalle autorità catanesi a 371 clandestini cingalesi, la
maggioranza di etnia tamil, approdati ieri notte a due miglia
dalla riva del fiume Simeto. I cingalesi (ma tra loro
c'erano anche una ventina di pakistani e afghani) viaggiavano
dall'8 gennaio scorso sulla "Nicolai I", una nave arrugginita
di 50 metri, probabilmente ucraina. Con loro c'erano quattro
scafisti, arrestati dalla polizia. Partito dalla Sri Lanka, il
Nicolai I ha attraversato l'Oceano indiano, il Mar Rosso, il
canale di Suez e si è poi immesso nel Mediterraneo. Si può
comprendere in quali condizioni si trovassero gli immigrati:
denutriti e malfermi, in condizioni igieniche più che
precarie. Sono stati trasportati al Palanitta, nel quartiere
periferico di Librino, dove sono stati lasciati a bivaccare
per qualche ora. Alle 17, tutti sul pullman e via a Crotone,
dove li aspetta una "moderna" roulottopoli dove di solito
vengono confinati gli immigrati in attesa di
espulsione. "La prefettura e la questura di Catania hanno
dimostrato di non rispettare i diritti degli immigrati -
protesta Alfonso Di Stefano, di Attac - Dovrebbero
essere identificati nel luogo dove sbarcano e subito informati
dei loro diritti. Invece non rappresentano altro che una
patata bollente di cui ci si vuole liberare subito, e c'è
stato detto che solo a Crotone potranno ricevere assistenza
legale e un interprete della loro lingua, quella tamil. Se ci
fosse, mettiamo, un incidente nel percorso da qui a Crotone,
chi se ne prenderebbe la responsabilità? Il cartellino con il
numero attaccato ai loro vestiti non è certo
un'identificazione". Insomma, fino a quando non arrivano a
Crotone, i cingalesi viaggiano come pezzi di carne, come
animali senza un nome, seppure siano sbarcati già da oltre 24
ore sul suolo italiano. Nessun rispetto per le condizioni
di salute, dunque, né per i diritti. Rosa Emanuela Lo Faro,
l'avvocato che ha avuto da alcuni parenti dei cingalesi la
delega ad assisterli, protesta di non aver neppure avuto la
possibilità di vederli. "E' sempre così - dice - se ne
vogliono liberare nel più breve tempo possibile, calpestando i
diritti umani. Nella fase dell'identificazione - e a Catania
hanno tutti i mezzi per effettuarla - c'è un vero e proprio
vuoto legislativo che permette alla polizia di eseguire tutte
le operazioni a porte chiuse. Viene anche chiesto se vogliono
o no l'asilo politico. Ma come possono saperlo se non hanno
neppure un avvocato, né un interprete adeguato? In questo
modo, allontanandoli da chi può assisterli, sarà più facile
espellerli al più presto". Anche a Roma gli immigrati se la
passano male. Il Roma migrants social forum denuncia che
"nelle ultime settimane si sono moltiplicate irruzioni,
perquisizioni senza mandato, rastrellamenti, arresti e
deportazioni che stanno spargendo il terrore tra i lavoratori
stranieri, specialmente nei quartieri Esquilino e Prenestino".
Contro gli abusi del governo sono già preannunciati ricorsi a
raffica presso la Corte europea per i diritti umani di
Strasburgo.
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