16 Febbraio 2002
 
 
In fiamme Yarl's Wood
Londra, brucia il più grande centro di detenzione per immigrati d'Europa: 4 feriti, 20 evasi
ORSOLA CASAGRANDE - LONDRA

S @cioperi della fame, tentativi di suicidio, proteste, tentativi di fuga, repressione, decine di persone costrette in celle di isolamento. La tensione era già altissima e giovedì sera nel centro di detenzione per stranieri Yarl's Wood, a Bedford, è salita alle stelle. La disperazione ha fatto il resto e il centro di custodia, fiore all'occhiello del governo Blair, il più grande d'Europa con una capacità di 900 posti, è stato rapidamente fagocitato dalle fiamme. Un incendio, pare appiccato da alcuni detenuti, in maggioranza asylum seekers che si sono visti rifiutare la domanda di asilo e sono stati incarcerati in attesa di essere rimpatriati. Un gesto estremo e disperato che probabilmente voleva essere, almeno nelle intenzioni degli autori (lo confermano le testimonianze di altri detenuti), soltanto dimostrativo ma che ha rischiato di trasformarsi in tragedia per la mancanza (più volte denunciata) del sistema automatico antincendio. I vigili del fuoco sono riusciti a domare le fiamme soltanto nella tarda mattinata di ieri: l'edificio è stato quasi totalmente distrutto. Nella notte di giovedì, i quattrocento cittadini stranieri detenuti erano stati evacuati e costretti a rimanere al gelo, nonostante indossassero soltanto abiti da casa, visto che non sono previsti abiti pesanti poiché non è prevista l'uscita dal centro che, protetto da filo spinato e da telecamere, è a tutti gli effetti un carcere. A conclusione della drammatica nottata, quattro persone (tra cui un secondino) sono dovute ricorrere alle cure dei medici dell'ospedale di Bedford, otto persone sono state arrestate in relazione all'incendio, almeno una ventina di stranieri risultavano "evasi" dal centro di custodia.@Gli incidenti di giovedì sono stati provocati, come hanno confermato i gruppi che si battono per la chiusura dei centri di detenzione per stranieri, dall'ennesimo atto di violenza nei confronti di una detenuta. Dopo giorni che chiedeva di poter ricevere assistenza medica, una detenuta di cinquantacinque anni è stata ammanettata nella sua cella dai secondini per il trasporto in ospedale. La donna si è opposta alle manette e subito, in segno di solidarietà, decine di altri detenuti si sono avvicinati per protestare al trattamento delle guardie. A questo punto i racconti e le testimonianze si fanno confusi, ma detenuti e attivisti esterni concordano sul fatto che l'episodio sia stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Gli uomini di Group 4, la compagnia privata alla quale il governo ha affidato la gestione di Yarl's Wood, sono tristemente famosi per i modi violenti e offensivi con cui trattano gli asylum seekers che il governo Blair rinchiude nelle carceri in attesa (ed è un'attesa di anni) di vagliare le domande di asilo. Nel `98 ci fu un processo farsa intentato da Group 4, con l'appoggio del governo laburista, contro nove cittadini africani richiedenti asilo, detenuti nel campo di custodia di Campsfield (destinato alla chiusura entro fine anno). I nove erano accusati di comportamento violento durante una protesta, nell'estate del '97. Il processo durò una settimana prima di essere annullato dal magistrato, che accusò Group 4 di avere inventato e fabbricato accuse e prove false contro i nove. Nonostante questo il governo ha continuato ad assegnare alla compagnia di vigilantes privati la gestione di carceri e centri di detenzione. Ultimo contratto, appunto, quello di Yarl's Wood, il centro di custodia per stranieri più grande d'Europa, inaugurato dal ministro degli interni David Blunkett nel novembre dello scorso anno. Disegnato per "ospitare" novecento persone, attualmente ha quattrocento detenuti. Subito dopo l'apertura del centro gli asylum seekers hanno organizzato una serie di proteste per denunciare le condizioni repressive e la violenza a cui vengono sottoposti. Uno sciopero della fame durato settimane e seguito a numerose altre iniziative. Ma le condizioni non sono migliorate, come sottolineano anche le associazioni che lavorano con i detenuti e per la chiusura dei centri.@Mark Littlewood dell'associazione Liberty sottolinea che "purtroppo un incidente del genere era prevedibile. Anzi era certamente nell'aria. Le condizioni del centro, denunciate più volte sia da noi che dai detenuti, pessime". Ma la polemica vera, nonostante la destra soffi sul fuoco e cerchi di dimostrare che è indispensabile rinchiudere gli stranieri, oltre alle condizioni in cui sono costretti a (soprav)vivere i richiedenti asilo, riguarda la mancanza di un adeguato sistema antincendio. Soprattutto in un centro che, costato cento milioni di sterline, il governo tende a presentare come un modello anche per i futuri centri (perché il new Labour ha in programma la costruzione di altre carceri per stranieri).