In fiamme Yarl's
Wood Londra, brucia il più grande centro di detenzione per
immigrati d'Europa: 4 feriti, 20 evasi ORSOLA CASAGRANDE - LONDRA
S @cioperi della fame, tentativi di suicidio,
proteste, tentativi di fuga, repressione, decine di persone
costrette in celle di isolamento. La tensione era già
altissima e giovedì sera nel centro di detenzione per
stranieri Yarl's Wood, a Bedford, è salita alle stelle. La
disperazione ha fatto il resto e il centro di custodia, fiore
all'occhiello del governo Blair, il più grande d'Europa con
una capacità di 900 posti, è stato rapidamente fagocitato
dalle fiamme. Un incendio, pare appiccato da alcuni detenuti,
in maggioranza asylum seekers che si sono visti
rifiutare la domanda di asilo e sono stati incarcerati in
attesa di essere rimpatriati. Un gesto estremo e disperato che
probabilmente voleva essere, almeno nelle intenzioni degli
autori (lo confermano le testimonianze di altri detenuti),
soltanto dimostrativo ma che ha rischiato di trasformarsi in
tragedia per la mancanza (più volte denunciata) del sistema
automatico antincendio. I vigili del fuoco sono riusciti a
domare le fiamme soltanto nella tarda mattinata di ieri:
l'edificio è stato quasi totalmente distrutto. Nella notte di
giovedì, i quattrocento cittadini stranieri detenuti erano
stati evacuati e costretti a rimanere al gelo, nonostante
indossassero soltanto abiti da casa, visto che non sono
previsti abiti pesanti poiché non è prevista l'uscita dal
centro che, protetto da filo spinato e da telecamere, è a
tutti gli effetti un carcere. A conclusione della drammatica
nottata, quattro persone (tra cui un secondino) sono dovute
ricorrere alle cure dei medici dell'ospedale di Bedford, otto
persone sono state arrestate in relazione all'incendio, almeno
una ventina di stranieri risultavano "evasi" dal centro di
custodia.@Gli incidenti di giovedì sono stati provocati, come
hanno confermato i gruppi che si battono per la chiusura dei
centri di detenzione per stranieri, dall'ennesimo atto di
violenza nei confronti di una detenuta. Dopo giorni che
chiedeva di poter ricevere assistenza medica, una detenuta di
cinquantacinque anni è stata ammanettata nella sua cella dai
secondini per il trasporto in ospedale. La donna si è opposta
alle manette e subito, in segno di solidarietà, decine di
altri detenuti si sono avvicinati per protestare al
trattamento delle guardie. A questo punto i racconti e le
testimonianze si fanno confusi, ma detenuti e attivisti
esterni concordano sul fatto che l'episodio sia stato la
goccia che ha fatto traboccare il vaso. Gli uomini di Group 4,
la compagnia privata alla quale il governo ha affidato la
gestione di Yarl's Wood, sono tristemente famosi per i modi
violenti e offensivi con cui trattano gli asylum seekers che
il governo Blair rinchiude nelle carceri in attesa (ed è
un'attesa di anni) di vagliare le domande di asilo. Nel `98 ci
fu un processo farsa intentato da Group 4, con l'appoggio del
governo laburista, contro nove cittadini africani richiedenti
asilo, detenuti nel campo di custodia di Campsfield (destinato
alla chiusura entro fine anno). I nove erano accusati di
comportamento violento durante una protesta, nell'estate del
'97. Il processo durò una settimana prima di essere annullato
dal magistrato, che accusò Group 4 di avere inventato e
fabbricato accuse e prove false contro i nove. Nonostante
questo il governo ha continuato ad assegnare alla compagnia di
vigilantes privati la gestione di carceri e centri di
detenzione. Ultimo contratto, appunto, quello di Yarl's Wood,
il centro di custodia per stranieri più grande d'Europa,
inaugurato dal ministro degli interni David Blunkett nel
novembre dello scorso anno. Disegnato per "ospitare" novecento
persone, attualmente ha quattrocento detenuti. Subito dopo
l'apertura del centro gli asylum seekers hanno
organizzato una serie di proteste per denunciare le condizioni
repressive e la violenza a cui vengono sottoposti. Uno
sciopero della fame durato settimane e seguito a numerose
altre iniziative. Ma le condizioni non sono migliorate, come
sottolineano anche le associazioni che lavorano con i detenuti
e per la chiusura dei centri.@Mark Littlewood
dell'associazione Liberty sottolinea che "purtroppo un
incidente del genere era prevedibile. Anzi era certamente
nell'aria. Le condizioni del centro, denunciate più volte sia
da noi che dai detenuti, pessime". Ma la polemica vera,
nonostante la destra soffi sul fuoco e cerchi di dimostrare
che è indispensabile rinchiudere gli stranieri, oltre alle
condizioni in cui sono costretti a (soprav)vivere i
richiedenti asilo, riguarda la mancanza di un adeguato sistema
antincendio. Soprattutto in un centro che, costato cento
milioni di sterline, il governo tende a presentare come un
modello anche per i futuri centri (perché il new Labour ha in
programma la costruzione di altre carceri per stranieri).
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