11 Gennaio 2002
 
 
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Due mesi in mezzo al mare
117 asiatici sbarcano a Crotone dopo un viaggio di cinquemila miglia
FILIPPO DIANO - REGGIO CALABRIA

Una crociera di oltre cinquemila miglia marine, incrociando un naviglio militare, pirati e facendo i conti con l'Oceano Indiano. Un gruppo di 117 cingalesi, tra cui tre donne, a sentire il loro racconto appena sbarcati a Crotone, hanno solcato una distanza che farebbe impressione perfino al più accorto dei marinai a bordo di un legno di appena diciotto metri, rimanendo in balìa di mari e condizioni meteo veramente pericolosi e imprevedibili. Ce l'hanno fatta, però, riuscendo così a guadagnare l'Italia, quel centro di pronta accoglienza di S. Anna di Isola Capo Rizzuto, una struttura attrezzata e accogliente per quanto è possibile, la cui notorietà deve avere ormai fatto il giro del mondo.
Gli immigrati clandestini avrebbero iniziato la loro avventura lo scorso mese di novembre, in mezzo ai preparativi della guerra in Afghanistan. Poco meno di mille miglia più a sud di Ceylon, è operativa infatti la base Usaf di Diego Garcia, già isole Chagos, ovvero, territorio britannico dell'Oceano Indiano, da dove si alzano in volo le "fortezze volanti" per andare a bombardare le caverne di Tora-Bora, dove sarebbe ancora nascosto Osama bin Laden. In un pullulare di navi superattrezzate alla guerra tecnologica e dotate di radar capaci di distinguere e segnalare persino una coccinella a volo radente, 117 cingalesi riescono a "bucare" la maglia strettissima delle armate di mare e di aria americane, guadagnando lo Stretto di Gibuti, e via via, risalire il Mar Rosso, Suez, sino a mettere la prora nel "mare nostrum". Straordinario, non c'è che dire. Se non fosse per la sofferenza che scava i loro visi, verrebbe sì la voglia di premiarli per quel che avrebbero fatto.
La verità, probabilmente, la terranno nei loro cuori, felici, finalmente, di potersi ricongiungere con i loro fratelli o amici connazionali, in tutto poco più di trecento, che sono già sbarcati alla spicciolata a Crotone nelle scorse settimane. Piccoli drappelli: 21 spiaggiati a Catania in dicembre e anche loro trasferiti a S. Anna, a cui sono state aggregate altre 85 persone giunte meno di una settimana fa sulle coste calabre, e adesso i 117. Sono oltre trecento a S. Anna di Isola Capo Rizzuto gli asiatici ospitati, e tutti dello Sri Lanka.
Durante il lunghissimo tragitto, i 117 si sarebbero nutriti persino di pasta cruda, dopo che la bombola del gas si era esaurita. Le loro condizioni di salute non destano però preoccupazione e questo fa pensare che manchino molti tasselli alle spiegazioni che hanno fornito alla polizia e alla Guardia di Finanza. Tra i clandestini, anche i presunti membri dell'equipaggio, anche loro cingalesi (cinque sono in stato di fermo). Due marinai appena: hanno timonato da soli il "Ramona", o chissà come si chiama, per oltre cinquemila miglia, fino a Crotone. Gli interrogatori e le operazioni di identificazione dei 117 sono state già avviate, e l'attenzione degli inquirenti sembra essersi puntata su una nuova organizzazione che estenderebbe i propri tentacoli in tutti quei Paesi caratterizzati da forti tensioni sociali e pericoli di crisi di guerra. Nessuno degli investigatori è disposto a fare ipotesi, ma l'idea che nel basso Mediterraneo incroci una così detta "nave madre" che funge da "tutor" al naviglio clandestino sembra guadagnare sempre più consistenza.
Con molta probabilità, anche questo gruppo di cingalesi risalirà la penisola per varcare le frontiere di altri Stati europei. L'Inghilterra, per i trascorsi coloniali, sarebbe proprio la meta di questi nuovi profughi, sempre che riescano ad ottenere l'agognato visto.

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