23 Ottobre 2001
 
 
Affonda la carretta, 350 morti
E.M.

Più di 350 migranti sono stati letteralmente inghiottiti dal mare, lungo le coste dell'Indonesia: un'altra "nave-carretta" della disperazione è affondata ed i supersiti sono soltanto 44.
La notizia arriva da Ginevra, dove l'International Organization for Migration ha ufficialmente ricostruito l'ultimo episodio della lunga sequenza dei naufragi e delle tragedie dell'emigrazione clandestina. Il portavoce dell'Iom, Jean-Philippe Chauzy, ha raccontato che la nave è affondata venerdì mattina. Una volta scattato l'allarme, soltanto il giorno dopo sono stati recuperati in mare i 44 superstiti.
Lo staff dell'Iom ha poi provveduto ad ascoltare il racconto dei naufraghi, per lo più di nazionalità irachena. La nave aveva lasciato l'isola di Java con 421 persone a bordo, tutti clandestini alla ricerca di un futuro migliore del niente che si lasciavano alle spalle. Oltre ai migranti dell'Iraq, trasportava decine di iraniani, afghani, palestinesi ed algerini. Un viaggio come tanti altri, in condizioni disperate con una nave in disarmo nella speranza di riuscire ad approdare fino all'Australia.
Già il giorno dopo la partenza, in base alle testimonianze dei sopravvissuti, il capitano ha sbarcato 21 "passeggeri" (che lo avevano richiesto) in un'isola in mezzo al mare di Java. Quindi ha ripreso la rotta, ma in condizioni tutt'altro che facili.
Infatti, la mattina successiva il capitano ha dovuto fare i conti con le bizze del motore. L'avaria è coincisa con una situazione sempre più ingovernabile: la nave, infatti, ha iniziato ad imbarcare acqua. "Nell'arco di appena dieci minuti è affondata" ha spiegato Chauzy. Il portavoce dell'Iom ha aggiunto altri dettagli sul naufragio: i 44 sopravvissuti sono stati tratti in salvo 24 ore dopo la tragedia e trasportati nella città di Bogor a Java. In mezzo a loro, anche un bambino di appena otto anni. Ha raccontato di aver perso ventun parenti. Un'intera famiglia azzerata. E' rimasto solo, ha resistito fra le onde e si è salvato per miracolo.
Non ci sono invece sufficienti informazioni per stabilire con certezza la destinazione della nave affondata. Tuttavia i funzionari dell'Iom sono riusciti ad effettuare una sorta di "censimento" dei 421 passeggeri. La stragrande maggioranza era, appunto di iracheni. Ma il viaggio li aveva accomunati ad altri migranti dei Paesi dove non c'è futuro.
Ogni anno sono migliaia i migranti che attraversano il Sud-est dell'Asia alla ricerca di una vita migliore. Molti arrivano dall'Oriente, già stremati da viaggi disumani prima ancora di raggiungere il porto d'imbarco. Le navi che levano gli ormeggi dall'Indonesia cercano, quasi sempre, di raggiungere l'Australia che negli ultimi mesi ha deciso di "blindare" le sue coste.
Ad agosto, un cargo norvegese aveva recuperato oltre 400 migranti da una "carretta" indonesiana al largo di Christmas Island. L'Austrialia oppose un secco rifiuto alla richiesta di asilo: i migranti vennero "girati" alla Nuova Zelanda e all'isola di Nauru, sperduta in mezzo al Pacifico. Questa volta è andata peggio.

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