Spagna, qui si ferma il sogno di
migrare Ieri sono morti nove africani,
costretti dagli scafisti a gettarsi in mare al largo
dell'arcipelago delle Canarie. Altri quattro sono affogati
mercoledì nelle acque di Almeria. Centinaia di nordafricani e
asiatici sbarcano ogni giorno nella penisola iberica. Il
governo spagnolo accusa il Marocco di non "fare abbastanza"
per fermare i migranti SIMONA MANNA
La Spagna in questi ultimi giorni è stata
presa d'assalto. Ma non da orde di turisti. E' l'assalto
disperato di immigrati africani, che vedono la penisola
iberica come una porta d'accesso per la ricca Europa. Peccato
che tra la loro Africa e il mondo del benessere ci sia il
mare, che anziché aiutarli li inghiotte. Così è successo in
questi ultimi due giorni. Sono nove i corpi di migranti
sub-sahariani recuperati ieri nelle acque al largo dell'isola
di Lobos, nell'arcipelago delle Canarie. Le vittime
viaggiavano in una zattera e cercavano di raggiungere le coste
delle Canarie, per poi da lì arrivare in Spagna. Secondo le
prime testimonianze raccolte, probabilmente si trovavano
insieme ad altri nove africani clandestini, anche se la
guardia civile sta continuando a cercare in mare e nelle isole
vicine se ci siano altri sopravvissuti. Secondo quanto la
guardia civile e la polizia spagnola hanno potuto capire dalle
prime testimonianze degli immigrati, venivano tutti dalla
Sierra Leone e dal Camerun. Uno degli immigrati della zattera,
ora detenuto in carcere insieme agli altri sopravvissuti,
racconta che sono stati costretti a gettarsi in acqua
dall'equipaggio dell'imbarcazione alle prime ore dell'alba,
non appena giunti di fronte alle coste di Lobos. Alcuni sono
riusciti a raggiungere la spiaggia a nuoto, altri invece sono
affogati. L'isola di Lobos si trova a circa otto chilometri di
distanza da Fuerteventura, ed è la prima volta che una zattera
carica di clandestini sbarca a Lobos, mentre nel nord di
Fuerteventura il fenomeno è frequente. Anche ieri, infatti,
sono stati arrestati 36 immigrati nella zona di El Roque,
giunti con una piccola imbarcazione dalla costa marocchina di
El Aaiun. Ma le cifre degli immigrati africani che si spingono
verso la Spagna aumentano se ci si sposta nella costa sudest
della penisola iberica, nella zona di Almeria, dove mercoledì
notte sono morti annegati altri quattro clandestini. Ieri la
Guardia civile spagnola ha intercettato tra le cinquanta e le
sessanta persone nella costa di Cabo de Gata, e un gommone
nelle acque de La Rabita, in provincia di Granada, con a bordo
16 marocchini. I clandestini, tutti in salute a parte qualche
caso di ipotermia, saranno rimpatriati al loro paese d'origine
secondo quanto previsto dalla legge sull'immigrazione in
vigore in Spagna. Il fenomeno di ondate massicce di
clandestini africani sulle coste spagnole è un problema
annoso, particolarmente frequente in questa stagione per le
buone condizioni metereologiche, che ovviamente agevolano "gli
spostamenti". E chi ne fa le spese, oltre alla Spagna, è il
Marocco, paese di passaggio che ogni anno viene investito da
migliaia di africani in fuga verso l'Europa. Dal 1 gennaio
2000 al 30 giugno 2001, le autorità marocchine hanno fermato e
espulso oltre 15.000 africani e asiatici, e hanno intercettato
20.000 marocchini che tentavano di emigrare clandestinamente.
Nonostante il ferreo controllo, però, il governo marocchino è
stato additato dal governo spagnolo come il principale
responsabile del fenomeno, accusato di non fare abbastanza per
lottare contro le migrazioni clandestine. E il ministero
degli Esteri marocchino proprio ieri, in seguito all'ultimo
grave episodio, ha risposto agli attacchi del ministro degli
esteri spagnolo Josep Pique, definendo "semplicistica" la sua
posizione, "perché non riflette la complessità del problema".
Il ministero degli esteri di Rabat parla di "sforzi
sostanziali" realizzati con importanti misure di prevenzione
sia terrestri che marittime e aeree, "un impegno quotidiano -
come si legge nel comunicato divulgato - con cui il Marocco ha
fatto fronte alle sue responsabilità anche a beneficio della
Spagna e degli altri paesi dell'Unione europea". La vera
soluzione, dice Rabat, è di natura politica e economica. E
intanto, tra i due litiganti, i terzi non godono affatto.
|