17 Agosto 2001
 
 
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Dopo le botte, la condanna
E' la beffa subìta da Leontine Koadjo, della Costa d'Avorio, picchiata in un commissariato di polizia a Palermo
TERESA CAMPAGNA - PALERMO


Picchiata da un poliziotto, riceve scuse e fiori da sindaco e questore in ospedale. Dopo un anno viene condannata per lesioni.
E' quanto accaduto a Leontine Koadjo, 36 anni, nata in Costa d'Avorio e immigrata in Italia. Da sei anni vive con il marito a Palermo, in un piccolo appartamento allo Zen, e non ha mai avuti problemi con la giustizia. Racconta la sua vicenda come fosse capitata a qualcun altro, con distacco. Sono molte le cose che non riesce a comprendere e non perché non capisca la lingua.
Tutto comincia una mattina di aprile dell'anno scorso, quando la donna viene appunto aggredita da un poliziotto, Mauro Busalacchi, all'interno dei locali del commissariato San Lorenzo, dove ha sede l'Ufficio rtranieri della questura di Palermo. Il motivo? La donna, invece di aspettare il proprio turno fuori (il Commissariato ha sede in una villa a due piani) si è permessa di accomodarsi all'interno (lo fa tememendo di non sentire chiamare il proprio numero di prenotazione). Il poliziotto una prima volta, non proprio gentilmente, la invita ai accomodarsi fuori; lei "per evitare problemi" obbedisce. Ma dopo un po', quando gli impiegati iniziano iniziato a ricevere gli stranieri, Leontine rientra all'interno e viene immediatamente avvicinata dall'agente Busalacchi il quale, senza alcun motivo, l'ha sbatte ripetutamente e con violenza contro una porta sferrandole un pugno alla tempia. La donna non ha neanche il tempo di difendersi. Sanguinante viene soccorsa da altri agenti che l'accompagnano prima al pronto soccorso dell'ospedale Cervello e successivamente a quello di Villa Sofia. Dopo una visita molto sommaria, i medici stilano il referto: lesioni guaribili in due giorni.
Leontine, uscita dall'ospedale, querela Busalacchi. Nei giorni successivi continua ad avvertire forti dolori alla tempia e non riesce più a vedere dall'occhio sinistro. Insieme alla sorella, decide così di farsi visitare nuovamente, questa volta dai medici del Policlinico. Il risultato della visita questa volta è ben diverso. Il referto medico parla infatti di "frattura del pavimento dell'orbita di sinistra con frammento osseo nel seno mascellare omolaterale". Leontine viene ricoverata sl reparto di chirurgia maxillofacciale dell'ospedale Civico e Benfratelli e qui operata. La prognosi è di novanta giorni. E' in questo periodo che la donna riceve la solidarietà dell'allora sindaco Leoluca Orlando e del questore. La sua vicenda ha risonanza sui giornali e viene anche inserita nel rapporto 2000 di Amnesty International.
A distanza di un anno per Leontine arriva però la beffa: è infatti condannata a pagare una multa di quattro milioni e mezzo di lire per avere causato lesioni personali a Mauro Busalacchi, il poliziotto che l'ha aggredita, condannato a sua volta, per il medesimo reato, a pagare la stessa cifra.
Cosa è successo? Come mai si è ritrovata, da vittima, ad essere indagata, imputata e poi condannata? Lo spiega l'avvocato di Leontine, Giovanni Bellia, che ha citato in giudizio per danni morali e patrimoniali, oltre al poliziotto (al momento irreperibile) anche il ministero dell'interno, "responsabile in quanto i fatti sono stati commessi da un suo dipendente e per avere omesso le giuste misure di protezione delle persone in attesa, nei suoi locali, del rilascio di certificazioni amministrative". Il legale ha scoperto che il poliziotto, il giorno dell'aggressione, si era fatto medicare anche lui in un pronto soccorso ottenendo una prognosi di due giorni per la slogatura di un polso e lesioni. Non ha presentato nessuna querela nei confronti di Leontine, quindi, appare ancora più incredibile il fatto che la donna sia stata condannata.
"Nel complesso - accusa Bellia - la vicenda è stata trattata con molta superficialità dalla procura di Palermo. Ignoro le ragioni, e non credo neanche alla cattiva fede, ma nessuno si è preoccupato di approfondire la vicenda. La sentenza che ha condannato sia l'aggressore che l'aggredita si è, infatti, basata soltanto sui primi referti medici, non tenendo assolutamente conto di quello relativo al ricovero e all'operazione di Leontine. Si è usato per entrambi lo stesso metro di valutazione, e questa è un'ingiustizia". Il legale ha presentato ricorso alla sentenza per cui, oltre al processo in sede civile, spera di poter presto discutere il caso in un'aula di tribunale.
L'intera storia con relativi incartamenti si trova sul sito internet www.onnivora.net.

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