da "Il Manifesto"

08 Giugno 2001

Iohan, aperta un'altra inchiesta

IMMIGRATI La procura di Siracusa indagherà sui mancati soccorsi ai "naufraghi fantasma"

MASSIMO GIANNETTI - INVIATO A SIRACUSA

 

Sembra un giorno come un altro nei corridoi della procura della repubblica di Siracusa. Ma non è così. Non è così per le molte "autorità" che la notte dopo il natale del 1996 si guardarono bene dal prestare soccorso ai circa 300 naufraghi della Iohan nel canale di Sicilia, tra Pachino e Portopalo di Capo Passero. Il pm Roberto Campisi, titolare dell'inchiesta che ha portato alla sbarra i membri dell'equipaggio della nave, annuncia infatti l'apertura di una seconda inchiesta: "Per noi il naufragio non è mai stato un mistero, è sempre esistito - spiega Campisi, sorpreso solo in parte delle rivelazioni di Repubblica - tant'è che stiamo processando tredici persone per omicidio colposo plurimo e naufragio colposo. Ma ora vogliamo vederci più chiaro. Vogliamo verificare se ci sono state omissioni di atti d'ufficio da parte delle autorità competenti". Ma chi sono queste "autorità" che avrebbero omesso i soccorsi, o quantomeno le ricerche dei naufraghi spacciati per anni come fantasmi? Al momento l'inchiesta annunciata è "contro ignoti", ma è evidente che i destinatari potrebbero essere in primo luogo i responsabili delle capitanerie e delle guardie costiere di Portopalo e di Siracusa, forse anche quelli di altre località marittime vicine. Ma nella testa del procuratore ci sarebbero anche altre intenzioni: una riguarda la probabile incriminazione dei pescatori che, pochi giorni dopo il naufragio (così come hanno raccontato a Repubblica), rigettarono in mare i resti dei corpi di chissà quanti immigrati dopo averi tirati su insieme ai pesci. Il reato in questo caso è di occultamento di cadavere, ma il magistrato è molto prudente nei loro confronti. Così come è prudentissimo su un'altra delle "tante voci" circolate in questi ultimi giorni, e cioè dell'esistenza di una relazione redatta un anno fa dalla polizia giudiziaria di Siracusa proprio sul ritrovamento dei resti di naufraghi denunciato dai pescatori. Relazione che non sarebbe stata trasmessa alla procura della repubblica. Insomma, gli armadi che, seppur a distanza di tanti anni, cominciano ad aprirsi in questo lembo della Sicilia più a sud del nord Africa, sembrano davvero pieni di scheletri. "Tutti sapevano del naufragio, ma nessuno, neanche i giornali, tranne il vostro, se ne è interessato fino ad oggi - dice ancora il procuratore Campisi - Forse neanche le autorità di Portopalo hanno creduto ai pescatori. Si è continuato a considerarlo una diceria paesana, una leggenda. Ma per noi, ripeto, non è stato così. A dire il contrario c'erano le testimonianze dei sopravvissuti, che abbiamo sentito quando siamo andati in Grecia, c'era la denuncia di molti familiari e c'erano quelle scritte che abbiamo letto sulla Iohan quando, nel '98, è stata individuata in Calabria riverniciata. Erano scritte di disperazione". Furono 283 gli immigrati clandestini che affogarono nel Canale di Sicilia in quella terribile notte del 25 dicembre di quattro anni e mezzo fa. La Iohan, stando a quanto confessato dal comandante della nave, El Hallal Youssef, sarebbe "partita vuota dal porto siriano di Tartus ai primi di dicembre". La prima tappa fu a Cipro, dove "la polizia locale face salire sei clandestini indiani" diretti in Grecia. "Giunti all'isola di Creta - è ancora la versione del trafficante raccontata ai magistrati di Siracusa all'inizio del processo, il 17 febbraio scorso - fui avvicinato da un'altra barca e mi venne chiesto di caricare sulla Iohan altri 400 clandestini indiani, pachistani e dello Sri Lanka (ma c'erano anche kurdi) per trasportarli a Malta. Qui siamo rimasti 14 giorni, fino a quando è giunta un'altra nave comandata da un maltese di nome Marcel Barbara. Trecento clandestini si riversarono sulla nave maltese, contro la volontà dell'equipaggio. Gli altri cento rimasero sulla Iohan. Ci dirigemmo così verso la Sicilia. La nave maltese, che viaggiava meno velocemente della mia, a un certo punto lanciò l'Sos. Mi avvicinai lanciando delle corde, soccorsi le persone che si erano buttate in mare". Il processo all'equipaggio della Iohan riprenderà il 22 ottobre. Gli imputati, 13, sono tutti latitanti. Il comandante è stato l'unico a finire in manette, ma poche settimane fa il tribunale della libertà di Siracusa lo ha scarcerato. La procura ha fatto ricorso, ma anche di lui ormai si sono perse le tracce.