da "Il Manifesto"

17 Aprile 2001

POSTA ZINGARA

Il male che avanza

La lettera di Maria Teresa Cenni sugli zingari è penosa e banale, proprio quanto può esserlo il male più insidioso. Altri, mi auguro, risponderanno in modo puntuale, e con adeguato spazio, alle sue espressioni. Io vorrei fare qualche considerazione sul senso generale di questo scritto. In italiano corretto, e con inserti in latino, la signora di Bologna esprime un sordo risentimento sociale, coagulatosi in opinione corrente e piuttosto radicato anche nel ceto dirigenziale-impiegatizio delle organizzazioni politiche e sociali della sinistra italiana, per non dire del volontariato. In questo tipo di discorso, rispetto ad alcuni anni fa, si nota l'assenza della benché minima cautela critica, una rozzezza che vorrebbe spacciarsi per franchezza, priva persino di quelle attenuazioni che un salutare senso di vergogna talvolta è in grado di partorire. La signora Cenni scrive di non temere se la chiameranno razzista. A maggior ragione, sarebbe un grave errore non prenderla sul serio, e non trattare i suoi sentimenti e la sua sottocultura per quello che sono: l'espressione di quel razzismo economico e paternalistico, "apolitico" e "volontaristico", nemico di ogni riflessione e pragmatico, che costituisce il tradizionale brodo di cultura di tante esclusioni, intolleranze e persecuzioni. La lettera della signora Cenni, illuminante sul processo di sedimentazione di una destra sociale maggioritaria, popolare, trasversale alle tradizionali parti politiche, è accomunata da un'ideologia censuaria, particolaristica, puritana. La rincorsa al centro, politico e sociale, non servirà (non è servita) ad arginare la grigio-nera onda montante, autoritaria e regressiva. Occorre dedicarsi nella società, nella vita di tutti i giorni, al rilancio di una prospettiva, e quindi di una militanza, dai forti contenuti etici e culturali. Lungo linee non politicistiche, ma autenticamente politiche, con la necessaria disposizione a collocarsi spesso, ancora a lungo, dalla scomoda "parte del torto".

Roberto Porta, roberto_porta@libero.it