da "Il Manifesto"

30 Marzo 2001

Tam tam del cooperante

Incontro con Arthur Si Bita, celebre regista del Camerun, che ha presentato alla rassegna francofona di Roma "Les Coopérants". I premi del festival africano di Milano

SILVANA SILVESTRI - ROMA

Incontrare un classico del cinema è sempre una grande opportunità. Arthur Si Bita, cineasta del Camerun, con Les Coopérants fece nell'83 un'operazione all'epoca appena accennata in altri film africani, mai affermata con tanto clamore: la denuncia della corruzione con tanto di accompagnamento musicale. L'occasione per rivederlo è stato il "Festival du cinéma francophone" che si è tenuto al Pasquino di Roma dal 19 al 25 marzo. Les Coopérants non è tra i film più recenti come sono stati il libanese Beyrouth Ouest di Ziad Doueiri del '98 o Ali Zaoua di Nabil Ayouch (Marocco 2000). Il film di Si Bita è ormai diventato un punto di riferimento per il cinema africano, per la messa in scena di personaggi ben individuabili. Sette giovani provenienti da diverse zone del Camerun vanno a lavorare tra i contadini, commando del progresso, come li definiscono le autorità. Tutti si impegnano a fraternizzare, meglio se con l'unica studentessa del gruppo, marcata stretta da un fidanzato geloso. "Cos'è il progresso e lo sviluppo che questi compagni sono venuti a portarci?" si chiedono i saggi del villaggio "Cooperazione, per usare una parola dei bianchi". Il ricco proprietario nel frattempo continua a tiranneggiare gli uomini trattandoli come schiavi e proprio su di lui, funzionario a riposo che ha dirottato i fondi pubblici per lo sviluppo nelle sue casse private, le autorità stanno conducendo un'indagine. La milizia lo arresta mentre si sta festeggiando con una partita di football, esibizioni di cantanti e attori comici, gospel e danze. Musical politico con l'humour a fare da tessuto commettivo, un preciso progetto di cinema. Ne parliamo con Si Bita. "Il film, interpretato da Gérard Essomba (nella parte del boss) che è il nostro Alain Delon, ottenne il primo premio a Ouagadougou per la musica di Pierre Akedengue, uno dei grandi musicisti africani che ha lavorato sulla sonorità della foresta. Ci sono altri musicisti che lavorano sulle sonorità del Sahel o sui suoni più vicini alla musica occidentale come Francis Bebey che suona il sax e fa una musica afro-jazz. Akedengue con tam tam, la chitarra non elettrica e le voci fa un tipo di musica diversa. Un altro elemento del film erano i gospel che da allora sono diventati una moda nel nostro paese". All'epoca hai avuto problemi con la censura, vista la tematica così apertamente di denuncia? Ho avuto problemi sulla sceneggiatura. Mi hanno chiesto di cambiare il personaggio, un funzionario in pensione. Io ho risposto: bene, metterò al suo posto un ex combattente. A quel punto hanno preferito lasciare le cose come stavano. Nel mio film c'è la partecipazione di tutte le grandi star del paese e questa presenza ha reso l'operazione inattaccabile. Nel cast c'è Anne Marie Nziè, una cantante famosa, grande vedette decorata dal Camerun e dai francesi, c'è anche il campione di calcio Manga Onguene che ora è un allenatore dei Lions Indomptables. Rispetto al film che è ormai di quasi vent'anni fa, quali sono oggi i grandi problemi del Camerun? I problemi legati alla corruzione sono ancora quelli più d'attualità. Questo accade quando una società accetta di farsi gestire dai grandi amministratori che fanno anche i politici, o gli alti funzionari. Chi li controlla? Tutti appartengono allostesso club, non c'è nessuno che può accusarli di fare interessi personali. All'epoca del film c'era un solo giornale, una sola radio e i responsabili ricevevano precise indicazioni per non attaccare il governo. Nel suo film si svela precisamente uno stato di cose piuttosto grave... E' anomalo che i funzionari accedano ai finanziamenti. Si trattava della banca dei contadini. E' interessante che ora i contadini sono finanziati dalla comunità europea tramite la banca mondiale della francofonia. Esistevano veramente progetti grazie ai quali gli studenti andavano a fare lavoro agricolo? No, è una mia invenzione. L'idea era di tratteggiare diversi aspetti della gioventù: si vede uno che legge Césaire, la studentessa meticcia, il rasta, tutti uniti in un gruppo, simbolo dell'avvenire di un popolo che può aiutare alla trasformazione anche senza fare la rivoluzione. Quel viaggio nella foresta sembra quasi una iniziazione verso la vita adulta. In Africa c'è piuttosto il passaggio inverso dal villaggio verso la città. Io mi sono ispirato al lavoro dei missionari e della gente della cooperazione. Ne ho conosciuti quando ero al collegio e anche dopo. Loro aiutavano gli africani come gli studenti nel film. Invece i nostri, appena raggiungono un po' di ricchezza utilizzano il loro potere per far sentire gli altri inferiori. E' interessante sapere che suo padre era un esercente... Lui era un alto funzionario dell'epoca coloniale, un ingegnere. Smise di fare quel lavoro e si mise ad andare in giro con il proiettore e i film da proiettare nei villaggi. Il primo film che io ho visto è stato una comica di Chaplin, è stato un bell'inizio". Arthur Si Bita ha realizzato almeno altri venti film. Bloccato per un certo tempo dalla crisi nel suo paese, ora sta progettando il successivo. Ha cercato di fare un documenmtario sulla provincia del sud dove sono passati tedeschi, americani, missionari, grandi uomini politici. "Se volete fare un film politico fatelo con i vostri soldi", hanno risposto i francesi, che sono molto attenti al loro punto di vista. La storia che sta scrivendo ora inizia in un antico castello appartenente a un ricco francese sposato a una canadese, dove si trovano africani e arabi di vari paesi. E' abbastanza chiaro di cosa si sta parlando.