da "Il Manifesto"

14 Marzo 2001

Il "clandestino" vince la causa

A Lucca il tribunale riconosce i diritti di un immigrato irregolare. L'azienda dovrà risarcirlo

DONATELLA FRANCESCONI - LUCCA

Ventitremilioni, a titolo di salario arretrato, straordinari non pagati e altro, a un immigrato senza permesso di soggiorno che da due anni lavorava in un'azienda edile della Versilia: è questo il risultato di sei mesi di lavoro del Centro stranieri della Cgil provinciale di Lucca che ha sostenuto il giovane operaio brasiliano deciso a rivendicare i propri diritti nonostante il marchio di "clandestino". Il ragazzo si era presentato allo sportello aperto dalla Cgil a Viareggio e finanziato dal Comune quando, nel corso di un normale controllo, era stato identificato e invitato a lasciare il territorio dello Stato italiano perché non in regola con il permesso di soggiorno. Il Centro stranieri aveva raccolto la sua storia e, nel preparare il ricorso contro l'espulsione, aveva allegato la denuncia circostanziata che il giovane operaio aveva presentato all'Ispettorato del lavoro. Sulla base di quella denuncia, il Centro stranieri aveva anche formulato alla questura di Lucca la richiesta di concessione di un permesso di soggiorno per "protezione sociale" (art. 18. Testo Unico 286/1998), in quanto l'operaio edile manifestava - con la denuncia all'Ispettorato del lavoro - la propria volontà di sottrarsi allo sfruttamento di chi approfittava della sua condizione di clandestino. Nel fascicolo allegato al ricorso c'era anche la relazione del ministro del lavoro, Cesare Salvi, sull'entità del lavoro nero in Italia e sugli strumenti che il governo intendeva darsi per combattere e favorire l'emersione del fenomeno. Il giudice del tribunale di Lucca non ritenne di prendere in considerazione nient'altro che il decreto di espulsione redatto dalla questura e confermò il provvedimento, nonostante che ormai fosse attivato il procedimento presso la Direzione provinciale del lavoro e che l'azienda fosse convocata presso la Commissione di conciliazione per dipanare la matassa. "Per tre volte - racconta Gabriele Ciucci, responsabile del Centro stranieri della Cgil provinciale - l'azienda non si è presentata sostenendo di non conoscere il giovane operaio. Poi, uno dei soci, ha deciso di uscire allo scoperto ed è stato possibile sedersi intorno a un tavolo con il nostro avvocato per cercare l'accordo. Che non è, però, la cosa più importante per noi: la questura di Lucca ha inviato un quesito al ministero dell'interno rispetto alla nostra richiesta di permesso di soggiorno e noi aspettiamo che venga riconosciuto a questo ragazzo e ai tanti altri nelle sue condizioni in tutti i settori produttivi, nessuno escluso, il diritto a sottrarsi allo sfruttamento". Da questo episodio la Cgil provinciale di Lucca prende l'occasione per avanzare una proposta: "Chi ha un lavoro, anche se in nero e senza permesso di soggiorno - sostiene Virginio Bertini, segretario della Cgil di Lucca - deve essere regolarizzato. La nostra richiesta riguarda centinaia di persone che, in provincia di Lucca, lavorano quotidianamente nel commercio, in edilizia, nel facchinaggio industriale, nel tessile-calzaturiero, nel metalmeccanico, cantieristica soprattutto".