da "Il Manifesto"

25 Febbraio 2001

Chi fa paura

ALESSANDRO DAL LAGO

Ma perché mai si dovrebbe ammutolire o vacillare per il delitto di Novi Ligure? E che c'è da comprendere in questa ordinaria e triste vicenda familiare, analoga a tante altre degli ultimi anni? C'è ancora qualcuno (oltre naturalmente all'on. Casini) che pensa alle famiglie come al giardino delle delizie private, all'oasi serena dei lavoratori, alla cellula fondamentale della società degli onesti? E, infine, che c'è di nuovo sotto il sole? Ne abbiamo lette in questi anni di cronache familiari in cui l'avidità, la gelosia, la stupidità o semplicemente il nulla hanno spinto padri, madri, figli e fratelli a tagliarsi la gola. Dove dovremmo aspettarci un minimo di pudore (sto pensando ovviamente alla stampa), siamo sommersi dal solito moralismo da prima pagina, dai titolacci a effetto. A me viene in mente piuttosto, come antidoto, l'arringa finale in Monsieur Verdoux di Charlie Chaplin. "Voi mi condannate a morte perché ho fatto fuori un po' di vedove", dice Verdoux alla società dei giusti, "ma a che dovrebbero condannare voi che avete fatto sterminare milioni di persone nelle vostre guerre"? Quante migliaia di mamme e figli serbi abbiamo ammazzato noi? Se c'è qualcosa che fa paura in questa storia sono piuttosto i cittadini strepitanti. Intervistata due sere fa da un telegiornale, una signora del posto dichiara: "Non siamo più sicuri. Persino dopo l'affare Bilancia, le prostitute sono aumentate e la criminalità dilaga". Come dire: nemmeno ad ammazzarle queste se ne vanno. Ma si rassicurino i cittadini. Da qualche tempo in Piemonte qualcuno sta uccidendo prostitute bianche e nere. E poiché è assai improbabile che siano i feroci albanesi a far fuori le loro donne, dobbiamo dedurne che per quelle strade sono proprio le donne straniere a dover temere i cittadini, e non viceversa. Ma non demonizziamo i cittadini, i quali hanno i loro guai in famiglia. Sembra che in questi giorni le prime pagine di alcuni quotidiani a grande tiratura siano state furiosamente reimpaginate, in piena notte, per far largo all'ipotesi albanese. Ipotesi su cui la destra, e in particolare la Lega, si è buttata a pesce, con la consueta eleganza. Ma perché, cara ex-costola della sinistra, rinunciare a un'occasione così ghiotta? E se poi risultasse, magari nel prossimo omicidio in famiglia, che ci sono di mezzo degli omosessuali? Qui si fa dell'ironia per non gridare. Se si esclude un fondo di La Licata sulla Stampa, i nostri quotidiani indipendenti, al di sopra delle parti, non hanno speso un secondo a riflettere sul loro ruolo in questa incessante, preventiva, automatica diffamazione degli stranieri -un'opera di disinformazione che ci martella da anni, che prima si è inchinata alle paranoie di quartiere e poi ha finito per alimentarle, che dedica pagine intere ai pirati albanesi, ma trova poco spazio per gli stranieri assassinati. Una disinformazione talmente velenosa da riprendere le stesse parole con cui agli immigrati del sud, quarant'anni fa, venivano attribuite le nefandezze che oggi sono associate sempre agli stranieri. Da un telegiornale di qualche giorno fa abbiamo appreso, per esempio, che un marito che ha ucciso la moglie era di origine palermitana. Un codice deontologico per la stampa quando parla (o non parla) di stranieri, di delitti e di sicurezza, questo sì sarebbe un po' rassicurante. Ma non demonizziamo nemmeno la stampa, in cui se non altro qualche voce ragionevole, seppure minoritaria, qualche volta si fa sentire. Che dire allora del nostro sistema politico? Gli on. Amato e Fassino ci invitano saggiamente a non fare degli stranieri i capri espiatori, certo. Ma perché lo dicono sempre post factum, quando l'evidenza è sinistramente comica, e non prima, nei momenti di quiete, quando le uniche voci che si fanno sentire sono quelle di Bossi e Borghezio? Sono anni che andiamo dicendo su queste pagine che la sinistra ha cominciato a perdere le elezioni quando si è messa a inseguire la destra sulla strada dell'allarme insicurezza, confermando i cittadini nelle loro paure irrazionali. Ormai è troppo tardi per dirigere la piena da qualche altra parte. E poi, ammettiamolo, per quanto sia facile dare addosso oggi alle strumentalizzazioni della destra, i conti non tornano, c'è qualcosa che ci imbarazza. In meno di una settimana, l'oblio calerà su Novi Ligure e sulle sue tragedie. Ma il faccione stirato e seducente di Berlusconi e quello stirato e seducente di Rutelli, lassù, dai manifesti gemelli e colossali, continueranno a esigere sicurezza per tutti.