da "Il Manifesto"

10 Febbraio 2001

Morti asfissiati nella stiva della nave

GIUSEPPE ROLLI - BRINDISI

Altri due "extracomunitari" morti. Morti asfissiati e dimenticati. Si erano imbarcati probabilmente a Sfax, in Tunisia, e sono giunti cadavere nel porto di Brindisi, dopo aver fatto il giro di mezzo mondo. Ma di loro non conosceremo mai il nome, né tantomeno l'esatta provenienza. Così almeno non assisteremo agli inutili e generici commenti del tipo: "erano due albanesi" o "due "marocchini". Di certo è che i due uomini sono morti asfissiati a bordo della "Sena", la nave sulla quale erano saliti per approdare sulla costa salentina alla ricerca di un lavoro e di una vita migliore. Alla ricerca della loro "Ellis Island" d'Occidente. Il mare, invece, è diventato la loro tomba. La nave era giunta a Brindisi già da tre giorni ed era stata ancorata in rada, in attesa di un ormeggio libero sulle banchine del molo commerciale; solo mercoledì mattina sono state avviate le prime operazioni di sbarco. La "Sena" trasportava sansa, il residuo delle olive spremute e dalle quali viene ricavato altro olio, o materiale di combustione e mangimi per bestiame. Mentre gli uomini dell'equipaggio erano intenti a svuotare il carico di sansa, hanno notato affiorare alcuni vestiti, sospendendo immediatamente le operazioni. Il capitano della nave ha quindi allertato le autorità competenti e la polizia di frontiera, guidata dal vice questore Salvatore De Paolis, che insieme ai vigili del fuoco sono giunti, ma non troppo celermente, sul molo. Dopo quattro ore di lavoro sono stati rinvenuti i corpi di due uomini dall'apparente età di trent'anni. Si aspettava già ieri l'esito dell'esame autoptico per capire le cause ufficiali della morte. Forse, ammesso che serva a qualcuno e a qualcosa, i risultati arriveranno oggi, anche se sembra evidente che il decesso sia stato causato dalle esalazioni della sansa e, dunque, per asfissia. Secondo la ricostruzione fatta dalle forze dell'ordine, i due "ignoti clandestini" si sarebbero introdotti nella nave da un boccaporto durante le operazioni di carico del materiale oleoso trasportato. Probabilmente non avevano considerato che, dopo aver mollato gli ormeggi, il boccaporto viene chiuso ermeticamente e riaperto solo all'attracco nel porto di destinazione. Una trappola senza vie di uscita. Sono morti in maniera atroce e lenta, senza avere la possibilità di essere sentiti dall'equipaggio e di mettersi in salvo attirando la loro attenzione. L'ultimo incidente mortale sulle coste brindisine, costato la vita a tre immigrati di nazionalità cinese, era avvenuto il 31 dicembre del 1999. Il gommone a bordo del quale viaggiavano il gruppo di disperati era affondato a causa di un guasto ai due potenti motori di cui era dotato. Soltanto due mesi prima, il primo novembre, in località Punta Cavallo, un altro gommone con molte persone a bordo si era schiantato sugli scogli, a duecento metri dalla riva. Il bilancio finale di quella tragedia fu di quattro morti e di un numero imprecisato di dispersi. Intanto il flusso migratorio non accenna a fermarsi. Mercoledì scorso all'alba una pattuglia della polizia di frontiera aveva intercettato un furgone con a bordo ventuno cittadini cinesi. Il mezzo viaggiava verso la superstrada Brindisi-Bari. Alla guida c'era un loro connazionale, che aveva preteso da ognuno trecento dollari per trasportarli a Milano. Il tassista è stato arrestato e i passeggeri trasferiti presso un centro di prima accoglienza pugliese.