da "Il Manifesto"

10 Febbraio 2001

Dall'Ucraina a Bracciano, prigioniere del lavoro

Scoperte nove donne tenute in schiavitù tra i rifiuti e costrette a lavorare come colf e cameriere

EMANUELE PERUGINI - CIVITAVECCHIA

Dietro la porta il solito orrore: materassi ammassati tra mucchi di rifiuti e immondizie. In questo squallido scenario i carabinieri di Bracciano hanno trovato, giovedì mattina, nove donne (tra i 40 e i 50 anni) di nazionalità ucraina. Erano ammassate in uno stanzone, con la paura dipinta negli occhi. La lunga tragedia della schiavitù si arricchisce così di un nuovo capitolo: la tratta delle collaboratrici familiari. Erano rinchiuse e segregate per essere avviate non sul marciapiede, ma al capezzale di qualche anziano signore o dietro i fornelli di qualche ristorante. Il loro aguzzino (agli arresti nel carcere di Civitavecchia, con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, minacce e forse anche di sequestro di persona) lavorava insieme ad una complice, anche lei ucraina, latitante. "Era la donna - ha spiegato il comandante dei carabinieri di Bracciano - che aveva contatti con il resto dell'organizzazione che in Ucraina si occupava di reclutare altre sventurate". Nella casa sono stati trovati altri 20 passaporti: la prova che solo in questo mese sono passate sotto il giogo dei due aguzzini non meno di cinquanta donne. Una vera e propria base operativa, che nella tranquilla solitudine dei Monti della Tolfa, funzionava da supporto per la distribuzione delle schiave. "Quando abbiamo visto i militari - ha detto una di loro - abbiamo capito che per noi l'incubo era finito. Ci costringevano ad andare a lavorare, ma ci sequestravano i soldi, minacciandoci con un coltello o facendo delle ritorsioni sui nostri familiari rimasti a Kiev". "Se non lavoravo - ha raccontato un'altra - mi rinchiudevano in casa. Eravamo sempre scortate e minacciate". Sono arrivate in Italia a dicembre con un visto turistico ottenuto per il Giubileo, hanno pagato un biglietto di mille dollari per attraversare l'Europa con un vecchio pulmann scassato, con la solita promessa di trovare un lavoro e una sistemazione. In Italia sono in tutto quasi un milione le donne che vengono impiegate nei lavori domestici, di queste solo un quarto sarebbe regolare. Il giro d'affari nel settore dei lavori domestici supera, secondo i dati forniti dalla Filcams Cgil, i 10.000 miliardi annui, quasi tutti al nero. "Fino ad ora - spiegano al sindacato - non erano emersi casi di sfruttamento di questo tipo di lavoratrici. Vi sono, invece, strutture regolari che ne organizzano l'arrivo, soprattutto dalla Polonia".