da "Il Manifesto"

28 Gennaio 2001

Sin papeles, si tratta all'italiana

I socialisti: documenti a chi torna a casa per essere richiamato

LIVIO QUAGLIATA - INVIATO A BARCELLONA

Comincia a sparire dalle prime pagine dei quotidiani spagnoli la protesta degli immigrati di Barcellona, ormai da 8 giorni in sciopero della fame. Eppure proprio questo sembra essere il momento più critico per la battaglia nata contro la nuova legge sull'immigrazione. Le condizioni di salute di molti dei quasi 400 scioperanti barricati nella chiesa di Santa Maria del Pi sono ovviamente peggiorate: molti sono stati trasportati in ospedale, mentre quella decina di persone che per 6 giorni si erano rifiutate anche di bere acqua e zucchero venerdì sono state convinte dai loro stessi compagni a desistere. Inoltre ogni giorno che passa diventa più difficile gestire l'occupazione. Giovedì un ragazzo indiano in sciopero della fame, davanti agli occhi attoniti dei suoi compagni e dei giovani volontari, ha cominciato a tagliarsi la faccia e le gambe con un pezzo di vetro. Ai giornalisti è stato definitivamente vietato l'ingresso nella chiesa, per non creare maggiore tensione, mentre la protesta si è allargata - anche per motivi di spazio - in altre sei chiese della città. Il sottosegretario all'immigrazione, David Bonet, ha fatto appello al "senso di responsabilità" delle persone coinvolte nello sciopero affinché pongano fine alla protesta. E però, allo stesso tempo, venerdì si è rifiutato di incontrare una rappresentanza degli scioperanti che - con un corteo di circa 3000 persone - aveva raggiunto la sede della prefettura. La proposta del governo - per quanto informale - resta quella espressa alcuni giorni fa dal ministro per l'immigrazione: concedere a 60 mila delle persone escluse dall'ultima sanatoria il permesso di lavoro e residenza. Il partito socialista, all'opposizione, ne aveva avanzata un'altra: concedere il "papele" a tutti quegli immigrati ora "illegali" che facciano ritorno nel loro paese prima di essere "richiamati" in Spagna. Una proposta presa al volo dal partito del premier Aznar, che - non per tutti: solo per gli ecuadoregni - si dice disposto a pagare una parte del biglietto aereo purché ritornino a casa loro con la promessa di poter tornare quanto prima legalmente. Insomma, sembra di stare in Italia. Ieri nella chiesa di Santa Maria del Pi si è tenuta una foltissima assemblea, interrotta nel tardo pomeriggio: troppa gente in troppo poco spazio. Nel momento in cui scriviamo non ci è possibile sapere quale sarà la controproposta avanzata dalle associazioni degli immigrati, il cui obiettivo finale resta l'ottenimento dei "papeles para todos". La nuova legge, infatti, teoricamente prevede l'espulsione di tutti quelli che sono rimasti fuori dalla sanatoria, più praticamente la loro marginalizzazione nella società e sul mercato del lavoro spagnoli.