da "Il Manifesto"

23 Gennaio 2001

Sin papeles per legge

SABINA CHIARA STERI - MADRID

" Tutti gli irregolari che non intendono mettere fine alla loro protesta a norma della nuova legge saranno immediatamente espulsi". Il governo spagnolo ha così minacciosamente avvertito le centinaia di immigrati che in questi giorni hanno manifestato rabbia e disperazione in molte città della penisola, compresi quei 328 che da sabato sera sono asserragliati in una chiesa nel centro di Barcellona. Una minaccia, quella del premier Aznar, che fa da perfetta appendice alla nuova legge sull'immigrazione, in vigore da oggi. Una legge che segna un "prima" e un "dopo" nella vita degli stranieri in Spagna: chi è in possesso di un permesso di soggiorno godrà degli stessi diritti degli spagnoli, ma per le decine di migliaia di irregolari e clandestini (tra le 200.000 e le 400.000 persone) è prevista l'"espulsione progressiva" dal paese e la perdita di ogni diritto. A tal fine l'esecutivo firmerà nei prossimi mesi accordi di riammissione con Polonia, Ecuador, Nigeria e Marocco. Mentre il ministro per l'immigrazione, Enrique Fernandez-Miranda, ha già allacciato i primi contatti con Romania, Repubblica Domenicana e Colombia. La Ley extranjeria era stata approvata nel mese di agosto dal consiglio dei ministri. In quella sede erano stati modificati ben 13 dei 69 articoli contenuti nel progetto di legge approvato il 7 luglio del 2000. Il testo entrato in vigore oggi è una vera e propria dichiarazione di guerra, "la morte civile dei sin papeles", come dicono molti rappresentanti di associazioni antirazziste. Prevede sanzioni nei confronti delle compagnie di trasporto su cui viaggiano i clandestini; la permanenza "illegale" sul territorio spagnolo verrà sanzionata con l'espulsione; saranno punite con 5 anni di chiusura le aziende che facciano lavorare gli "illegali"; nessun diritto concesso, né quello alla sanità né alla libertà di sciopero o associazione. Allo stesso tempo aumenta il periodo di residenza (5 anni continuativi) richiesto per poter accedere alla "regolarizzazione permanente". Pochissime le garanzie: le donne incinte non potranno essere espulse quando tale misura supponga un rischio per la gestazione e la salute della madre; espulsione sospesa anche per il richiedente asilo. La legge, infine, prevede la creazione di un Consiglio superiore della politica dell'immigrazione e la partecipazione delle Regioni alla quantificazione del numero di lavoratori stranieri stagionali di cui la Spagna ha bisogno per la raccolta di frutta e verdura. Quella che entra in vigore oggi è la prima iniziativa del governo Aznar approvata con i soli voti della destra, maggioranza assoluta nel parlamento spagnolo. La ministra per gli affari sociali, del Partido Popular (il partito di Aznar, ndr) ha soavamente lanciato un appello a tutti coloro che vorrebbero emigrare in Spagna: fatelo quando avete "contratti reali" già pattuiti dal paese di origine, non mettetevi nelle mani delle mafie o delle organizzazioni clandestine. Secondo la ministra Muñoz la nuova legge garantirà i diritti degli immigrati, lotterà contro la mafia, combatterà le frodi e le irregolarità commesse da impresari e compagnie di trasporto. Giustamente non tutti le credono. La Spagna ha infatti risposto con un'ondata di proteste. Nella Murgia, quel sud della Spagna che lo scorso anno fu teatro della caccia "a los moros", sono scese in piazza 20 associazioni solidali con gli immigrati. Le proteste hanno coinvolto anche Madrid, Valencia, Malaga e Saragozza. Ma il cuore della protesta resta Barcellona. Nella chiesa di Santa Maria del Pi, nel cuore del quartiere gotico della città, 328 immigrati irregolari hanno cominciato lo sciopero della fame e da domani non berranno. Mentre già da ieri rifiutano l'assistenza sanitaria.