DA NORDEST
Chi ha suicidato il cliente
GIANFRANCO BETTIN
da "Il Manifesto" 12 Settembre 2000

Concorso morale in suicidio: se esistesse, andrebbe notificato a un buon numero di autorità e di opinionisti, professionali o da bar, esercitatisi in questi mesi sulla prostituzione (e in genere sulle più scomode questioni sociali). Il suicidio è quello del giovane trevigiano impiccatosi dopo essere stato sorpreso dai carabinieri con una prostituta a Mestre e dopo essersi visto notificare una denuncia e il sequestro dell'automobile. Quegli atti ufficiali, deve aver pensato, avrebbero resa pubblica la vicenda e lui, ragazzo di buona famiglia, fidanzato con una ragazza conosciuta a un campo scuola parrocchiale, deve averlo reputato insopportabile. Rientrato in taxi al paese si è impiccato a un albero, a Susegana, dolce luogo tra campagne e colline, cuore ameno di una provincia ricchissima e ipocrita come forse nessun'altra in Italia, capace di grandi elemosine verso i poveri e gli sventurati - purché siano lontani, nei loro inferni terrestri - e capace nel contempo di eleggere sindaco uno come Gentilini senza vergognarsene di fronte al mondo intero. Per molto meno, quel ragazzo dalla vergogna si è sentito schiacciato. Forse ha sopravvalutato i principi morali di tanti concittadini, e ha creduto davvero di finire marchiato d'infamia nella terra bigotta del "si fa ma non si dice", del fresco boom di locali lap-dance sotto i campanili. Nel regno, anche, della compravendita dei corpi, dove chi ha denaro - quasi tutti - trova braccia da sfruttare nei campi e nei capannoni e sesso a volontà, cioè corpi di donne da usare. Ora, dopo questo suicidio, la cosiddetta "linea dura" sembra non avere più padrini in Italia, salvo alcuni irriducibili. In realtà, le tragedie della "tolleranza zero", compreso questo suicidio, hanno un nugolo, trasversale, di padri e madri. La pratica di aizzare la canea è infatti ricorrente, quotidiana, e passata l'emozione tornerà anche dopo questo suicidio. Eppure, questa linea è anche del tutto fallimentare. Proprio a Mestre, nella città dove si è prodotta la forzatura del sequestro dell'auto, si è misurata da tempo l'efficacia di una strategia alternativa. Tutte le notti un'équipe di operatori specializzati e di mediatrici culturali gira la città e i dintorni e incontra le donne che si prostituiscono. Fornisce loro materiali utili, dai profilattici ai medicinali a bevande calde, apre canali riservati per entrare in contatto con i servizi socio-sanitari o con altri uffici o riferimenti utili, entra in confidenza e, spesso, conquista la loro fiducia. Dal 1995 ad oggi almeno una cinquantina di donne all'anno hanno scelto così di cambiare vita. In molti casi, hanno denunciato chi le sfruttava, entrando allora in un circuito tutelato, d'intesa tra comune, magistratura e forze dell'ordine. Sempre, comunque, entrando in un circuito di sostegno attivo (casa, lavoro, diritti ecc.). E quelle che restano sulla strada, sanno di poter contare in ogni caso sugli operatori. Anche qualche cliente lo sa. Quel ragazzo di Treviso, invece, si è trovato da solo nell'occhio del ciclone forcaiolo, in una disgustosa e becera richiesta d'ordine che sui drammi sociali punta a lucrare politicamente. E intanto, oggi, sulla sua pelle scendono le lacrime degli innumerevoli coccodrilli che infestano queste lande.