La prima vittima dello "sfruttamento"
IAIA VANTAGGIATO
da "Il Manifesto" 09 Settembre 2000

Aveva solo venticinque anni, viveva in un piccolo paese in provincia di Treviso e faceva il geometra. L'altra sera aveva riaccompagnato sul luogo di lavoro una prostituta con cui si era appartato nelle vicinanze di Mestre. Carabinieri sin troppo solleciti nell'applicare la legge Merlin - utilizzata da molte procure, ma non da quelle di Venezia e di Treviso, per perseguire i clienti - gli avevano requisito l'auto e denunciato per favoreggiamento della prostituzione. Preso un taxi non aveva, però, avuto il coraggio di rientrare a casa. Quindi la decisione di suicidarsi impiccandosi ad un albero di ciliegio. Una morte a dir poco annunciata, si potrebbe dire. E lo dice, Pia Covre, del Comitato per i diritti civili delle prostitute: "Eravamo consapevoli che prima o poi si sarebbe finiti in tragedia. Il senso di colpa proprio di una concezione moralistica cattolica produce azioni di ingiustificata violenza psicologica sulle persone. E, purtroppo, a farsene protagonisti non sono solo i preti. Ci sono gravissime responsabilità da parte dello stato e dei suoi apparati perché, applicando in modo illegittimo la legge, stanno creando dei mostri". Qualche esempio? 4 aprile: Giuliano Amato, all'epoca ministro del tesoro, propone di punire i clienti delle prostitute "complici del reato di schiavitù"; 5 luglio: sulla proposta della ministra della solidarietà sociale Livia Turco di riformare la legge Merlin si esprime la forzista Cristiana Matranga: è una "idea folle: ci manca solo di riconoscere il ruolo professionale dei protettori" (che sono, com'è noto categoria assai diversa da quella dei clienti); 13 luglio: Luciano Violante afferma: "Non c'è differenza tra chi schiavizza le donne immigrate e chi le usa sessualmente"; ora, a parte il fatto che il problema delle donne immigrate - e spesso clandestine - è un altro e nessuno pare curarsene molto, perché non concentrarsi, allora, sulla lotta contro gli schiavisti (leggasi racket)?. E su questo va giù duro Raffaele Zanon, assessore regionale alle politiche della sicurezza: "Si tratta di una vicenda tragica e assurda che mi persuade dell'aleatorietà di forme repressive dell prostituzione con cui si vogliono punire e reprimere non gli sfruttatori ma le prostitute e i loro clienti". Anche per questo il Comitato dei diritti civili delle prostitute ha appena redatto un appello (che pubblichiamo qui al lato; tel. e fax 0434-646678 oppure e-mail lucciole iol.it, ndr) e che presto verrà affisso in numerose città italiane. "Chiediamo a chi lo condivide - dice Covre - di sottoscriverlo". Intanto a Venezia mentre il comando dell'Arma difende l'operato dei suoi militari, il Pm Carlo Nordio ritiene l'azione assolutamente in contrasto con le leggi in vigore e esclude che alle forze dell'ordine siano mai state date indicazioni in tal senso: "Nessun cliente - afferma - se rimane tale, può essere perseguito in base alla legge Merlin". Quanto alle forze dell'ordine, una pesante denuncia viene da Carla Corso, responsabile del comitato: "Le donne vengono regolarmente picchiate dalle forze dell'ordine, derubate di tutti i loro oggetti, dei soldi e dei documenti, vengono richieste loro prestazioni gratis e vengono addirittura sequestrati i preservativi". Mentre Nordio ipotizza: "E' possibile che di fronte all'emergenza prostituzione siano state date direttive politiche per 'stringere'". E a proposito di politica lascia di sasso la dichiarazione dell'onorevole Elisa Pozza Tasca (democratici), consigliera del ministro Enzo Bianco per le Politiche sociali e coordinatrice del tavolo di lavoro tra forze di polizia e associazione di volontariato sul problema della prostituzione: "Così come nell'inchiesta Mani Pulite si andò avanti con le indagini nonostante alcuni suicidi, allo stesso modo ora non dobbiamo rinunciare alla battaglia, perché perseguire i clienti, che si rendono complici della criminalità organizzata, vuol dire salvare molte ragazze da schiavitù e da morte sicura". Per inciso, ricordiamo all'onorevole che la prostituzione, in Italia, non è reato: rubare, truffare, intascare tangenti sì. Una letta ai codici, chi siede in parlamento, di tanto in tanto dovrebbe darla.