Urlo clandestino
Australia, rivolta dei profughi rinchiusi in un centro di detenzione
GIORGIO SALVETTI
da "Il Manifesto" del 29 Agosto 2000

" Non accetteremo pressioni da chi non ha diritto di far parte della comunità australiana". Questo è quanto ha dichiarato Philip Ruddock, ministro dell'immigrazione australiano, dopo che la polizia ha sedato con la forza la violenta protesta scoppiata a Woomera, il più grande centro di detenzione per immigrati "clandestini" d'Australia. Già la scorsa settimana il centro era stato teatro di una serie di proteste più o meno pacifiche. Sabato la polizia aveva fatto uso dei lacrimogeni e intorno al centro era stato costruito un secondo recinto di filo spinato per prevenire eventuali fughe. Tutto sembrava essere tornato alla calma, ma nella notte tra domenica e lunedì un centinaio di giovani profughi, prevalentemente iracheni e afghani a cui era stata rifiutata la richiesta di asilo politico, è nuovamente insorto al grido di "freedom, freedom". Le recinzioni sono state sradicate e i paletti sono stati usati come armi. Quattro edifici, tra cui il locale docce e la mensa, sono stati incendiati, ed è cominciata una violenta sassaiola contro gli uffici dell'amministrazione. In appoggio alle centinaia di uomini della sicurezza normalmente in servizio al campo, la polizia ha inviato nell'area rinforzi provenienti dalla vicina città di Adelaide, di cui facevano parte anche i corpi speciali. Nella mattinata la protesta è stata sedata con l'uso dei lacrimogeni e degli idranti. Durante gli scontri sarebbero rimasti leggermente feriti 13 agenti di polizia. A Woomera, dove la temperatura sfiora spesso i 40 gradi, sono stipati in locali angusti 1.400 stranieri, tra cui 800 iracheni e afghani che hanno presentato richiesta di asilo politico e che sono obbligati a restare nel centro in attesa che la legge australiana decida del loro futuro. Già in giugno 650 persone, tra cui donne e bambini, erano riuscite a evadere dal campo inscenando una protesta pacifica nel parcheggio della città. Tra il 1998 e il 1999 sono arrivati in Australia 7.900 "clandestini", in gran parte provenienti dalla Cina e dai paesi del Medio oriente. I posti a disposizione nei sei centri di detenzione australiani non superano, però, le 3.600 unità. Inoltre la legge stabilisce che chiunque sia entrato nel paese illegalmente, anche se ha presentato domanda di asilo, venga detenuto finchè ogni caso non sia stato riesaminato. Ciò comporta mesi di attesa, durante i quali gli stranieri sono confinati all'interno dei centri, che nel frattempo continuano ad affollarsi. Il governo ha assunto una posizione sempre più dura nei confronti di coloro che chiedono asilo politico, accusandoli di pagare chi li porta clandestinamente in territorio australiano per evitare le lunghe code d'attesa. Inoltre, secondo molti osservatori, il governo renderebbe di proposito la condizione degli immigrati il più sconfortevole possibile per cercare di scoraggiare nuovi arrivi. "Se il governo esagera - afferma Andrew Bartlett, portavoce del piccolo partito democratico australiano - problemi come quelli di Woomera sono pressoché certi, specialmente conoscendo alcune delle sofferenze che queste persone sono costrette a sopportare".