PROSTITUTE
"Basta retate" ***
da "Il Manifesto" del 24 Agosto 2000

Lettera aperta ai rappresentanti del governo. Sulla questione della prostituzione nel nostro Paese tutti pretendono di dare fiato ai propri pensieri anche se spesso non si sono fermati a riflettere neanche per due minuti. Crediamo che le recenti dichiarazioni di alcuni politici di spicco facenti parte del governo abbiano dato il via ad una nuova ondata di repressione, non contro gli sfruttatori e i trafficanti ma bensì contro la prostituzione tout court. Poiché nel nostro Paese la prostituzione non è reato non si può accusare le prostitute e i loro clienti di commettere un'azione illegale. Tentare una simile applicazione della legge Merlin è a dir poco ambiguo, l'Italia è ancora una democrazia e ciò che il parlamento ha legiferato va applicato nel giusto senso. L'emergenza rappresentata dal fenomeno della tratta e della immigrazione clandestina non giustifica una applicazione illegittima delle leggi di questo Stato. Anche i lettori più sprovveduti di qualsiasi quotidiano sanno ormai la differenza che passa fra i papponi schiavisti e sfruttatori e i clienti che spesso sono una risorsa e il solo mezzo per le vittime attraverso cui arrivare a liberarsi.La nuova esperienza del numero verde messo a disposizione per la lotta alla tratta dal dipartimento delle Pari Opportunità ha già evidenziato a l'aiuto che i clienti possono dare alle giovani trafficate che incontrano sulla strada. Sempre più spesso sono proprio i clienti a indirizzare o accompagnare le prostitute alle associazioni e ai servizi sociali che se ne occupano. Sappiamo invece che raramente le vittime chiedono aiuto alla polizia. Conosciamo bene le relazioni che intercorrono fra le prostitute e le polizie, diffidenza e ostilità alimentata dalla paura delle retate, delle espulsioni, degli abusi che sono meno rari di quanto si pensi.Anche tutte quelle prostitute che sono autonome e non si trovano sotto il controllo di sfruttatori sono costrette a scomparire dalle strade. Cercano di lavorare in appartamento, ma anche gli appartamenti e i locali di intrattenimento sono presi di mira e razziati dalle polizie. Non si può certo dire che questo avviene nella filosofia della lotta allo sfruttamento perché fra il '99 e il 2000 sono state molte le prostitute denunciate solo perché lavoravano in casa propria, anche se erano italiane, mature, straniere residenti da anni in Italia, non certo sfruttate. C'è una spiccata volontà persecutoria verso le persone che esercitano la prostituzione, qualsiasi sia la loro condizione, e verso i loro clienti. (...). La repressione voluta dal Viminale è in contrasto con le politiche di aiuto alle donne trafficate. Gli sfruttatori si cautelano esponendo di meno le loro vittime per evitare di essere colpiti dalla polizia, e per gli operatori delle associazioni che lavorano in strada tentando di fare prevenzione diventa sempre più difficile contattare le donne e aiutarle, diventa inutile tutto l'apparato istituito dalle Pari Opportunità per la protezione delle vittime. Vittime che spesso vengono rispedite al loro paese senza alcuna protezione sociale col risultato di ritornare immediatamente nelle mani del racket e alimentare nuovamente il traffico degli scafisti.

* Comitato per i diritti civili delle prostitute